La protesta esplode sul web “Ci avete mentito per tre anni ora tagliate i vostri stipendi”

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ROMA – La protesta in rete scatta all’istante. Non appena Giulio Tremonti prende la parola per illustrare alle commissioni parlamentari le misure anti-crisi previste dal governo, sul web migliaia di cittadini iniziano a manifestare, con commenti e critiche, la propria indignazione. “Prima di alzare le tasse, prima di stravolgere la Costituzione, prima di dare il via libera ai licenziamenti: perché non date il buon esempio e abbassate i vostri stipendi”. Il miscuglio è esplosivo. Da un lato la rabbia per i privilegi della casta. Dall’altro il riconoscimento della manifesta incapacità  del Governo di gestire e risolvere una situazione economica che rivela, ogni giorno di più, la propria drammaticità . “Siamo a bordo del Titanic, il Paese è commissariato e pensano ad abbassare gli stipendi degli statali, è incredibile”.
E le accuse si spostano ben presto dal ministro dell’Economia all’intera compagine governativa. E a Silvio Berlusconi, naturalmente. Colpevole “di aver mentito a noi cittadini per più di tre anni. E’ intollerabile: fino a poche settimane fa la crisi non esisteva neanche e guardate adesso come siamo messi”. A raccogliere in presa diretta la rabbia dei cittadini sono i social network. Facebook, innanzitutto. Poi Twitter, Google+ e la sconfinata galassia dei forum e dei blog. Su Repubblica.it i commenti sono incessanti. “Abbiamo come presidente del Consiglio un imprenditore. E Berlusconi si comporta di conseguenza: taglia gli straordinari e vuole tutti in cassa integrazione. Mi dite come si fa in questo modo a favorire la ripresa economica?”. In centinaia condividono l’appello allo sciopero generale lanciato dal segretario della Cgil: “Susanna Camusso ha ragione: tutti in piazza, sciopero generale, blocchiamo il Paese. Non c’è altro modo per far capire al premier che deve andarsene a casa”.
Le analisi sono spietate. La politica del governo Berlusconi viene spezzettata e messa sul banco degli imputati: “Dopo condoni, amnistie, scudi fiscali, depenalizzazioni, processi brevi, lunghi, medi e corti siamo arrivati al conto finale. E a pagarlo saranno come sempre i lavoratori dipendenti e i pensionati”. In centinaia riconoscono nelle proposte di Tremonti, solo “una perversione: vogliono in tutti i modi cambiare la Costituzione, smantellare il nostro stato sociale, avere le mani libere. Non possiamo tollerare oltre”. Poi la mancata abolizione delle provincie, l’idea di accorpare le festività  alle domeniche, la proposta di rendere ancora più flessibile il mercato del lavoro e di semplificare i licenziamenti. Gli interrogativi su quest’ultimo punto sono tanti: “Diritto di licenziare? E Tremonti pensa che questo possa risolvere la crisi?”.
E non manca chi si affida all’ironia. Su Twitter uno dei trend della giornata è “nuove tasse”. Un esercizio di satira collettivo. Obiettivo: inventare le imposte più improbabili da suggerire a Tremonti. Le proposte vanno da: “tassare chi al Monopoli esce di prigione senza passare dal Via”, fino a “nuove tasse per chi vende le camicie a Formigoni e per chi crede che Ruby sia la nipote di Mubarak”.


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