La polizia spara: ucciso un giovane di 14 anni

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Il ragazzo era insieme al fratello e a un amico su una passerella nella zona di Macul, nella parte est della capitale Santiago: uno dei punti caldi della protesta che, da tre mesi, mobilita studenti e lavoratori contro il governo di Sebastian Pinera. «La pattuglia è passata sparando – ha raccontato alla stampa l’amico della vittima – ci siamo buttati a terra, ma Manuel è stato colpito in pieno». Il viceministro dell’Interno Rodrigo Ubilla ha auspicato «che le circostanze della morte del giovane vengano chiarite rapidamente». Intanto, però, i carabineros (la polizia militare) continuano la caccia ai manifestanti. Dopo lo sciopero di 48 ore proclamato dalla Centrale unitaria del lavoratori (Cut), ci sono stati scontri in tutto il paese. Il bilancio ufficiale del ministero degli interni parla di 1.400 arresti e di 206 feriti (153 poliziotti e 53 civili). Un altro giovane, il diciottenne Mario Parraguez Pinto, ferito dai proiettili della polizia nella stessa notte di giovedì versa in gravissime condizioni. Negli ultimi due giorni, le proteste dei lavoratori hanno mobilitato oltre 600.000 persone, circa 175.000 secondo la polizia. Il governo cileno ha definito lo sciopero «un fallimento»: alle manifestazioni – ha affermato – c’erano soprattutto studenti delle superiori e delle medie e ben pochi lavoratori. Per la Cut, invece, le manifestazioni sono state imponenti e gli scioperi riusciti. Fin dal primo giorno, insieme agli studenti sono scesi in piazza operai di imprese private e dipendenti pubblici (oltre l’80%): insieme per chiedere un’Assemblea costituente che porti a una nuova costituzione in grado di tutelare i diritti del lavoro, dell’ambiente, l’uso del referendum popolare, la possibilità  di avere una casa e di curarsi, le pensioni.
La costituzione in vigore è quella truffaldina promulgata nell’80 ai tempi del dittatore Augusto Pinochet (che insanguinò il paese dal ’73, lasciò il potere solo nel ’90 e morì nel suo letto nel 2006). Un testo che consente di criminalizzare i movimenti sociali e condannarli come «terroristi». Quello stesso anno, la dittatura e i suoi Chicago boys privatizzò il sistema pensionistico e quello sanitario e nell’81 la riforma del sistema universitario ha eliminato l’educazione superiore gratuita. Una morsa insostenibile aumentata con gli anni, che ora ha portato in piazza prima gli studenti e poi i sindacati e ha fatto crollare al 20% la popolarità  del miliardario Pinera, al governo da 17 mesi. La nuova leader della Federacià³n de Estudiantes de Chile (Fech), la ventitreenne comunista Camila Vallejo declina il corso di una partita col governo sempre più frontale. Per il Guardian, è la dirigente latinoamericana più carismatica dai giorni d’oro del comandante Marcos. E, stando alle minacce che riceve sul web, rischia grosso. Martedì scorso, la Corte suprema le ha assegnato la scorta. Ma lei, interpretando il sentimento popolare, ha rilanciato: le proteste continuano. L’appuntamento forte è quello dell’11 settembre, anniversario del colpo di stato del ’73. Tutti gli anni gli studenti organizzano la protesta, sempre duramente repressi dalla polizia. Quest’anno non sono più soli.


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