La guerra contro l’adolescenza

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All’Inghilterrra, patria di Loach, vogliamo bene. Sapere che Mr. Cameron ne era lontano ci tranquillizzava un pò; che la sua presenza in Italia diminuisse il reddito dei camerieri toscani (non era largo di mance) era un inconveniente, ma gli studenti inglesi, cui ha triplicato le tasse, hanno ben altri motivi di cui lamentarsi. Tornato a Londra è riuscito a riportare l’ordine. Salvo accorgersi che i suoi avversari, che in effetti ha sgominato, fossero in gran parte degli adolescenti, alcuni dei quali di famiglie ricche. Potremmo definirli criminali? I veri criminali hanno un altro modo di fare (avendo letto Clausewitz conducono le battaglie in modo diverso). Sarà  pure vero che la loro vita sia un prolungamento dell’amore per l’ illegalità  tipico dell’adolescenza, ma la loro è un’adolescenzialità  smaliziata, avveduta e informata. Si potrebbe optare per definire le baby gang che hanno messo a fuoco la capitale inglese come bande di ragazzini senza ideali (come qualcuno autorevolmente ha fatto), ma il nostro imbarazzo aumenta. Gli ideali degli adolescenti (o dei pre-adolescenti che li imitano) sono transitori e strumentali, hanno un carattere prevalentemente difensivo, perché servono ad arginare il disagio della gestione difficile del loro corpo che inizia ad essere quello di un adulto. Privi dell’esperienza e del sapere necessari per padroneggiare questo corpo eccitato e pienamente erotico, si trovano immersi in due violenze opposte: quella del loro desiderio inappagato e quella dell’erotismo dei grandi che rischia di corromperli. Presi dall’eccitazione e dalla paura di essere abusati, ricorrono sia alla spiritualizzazione della loro concezione del mondo (una sublimazione forzata che inibisce il loro desiderio) sia all’imitazione della sessualità  adulta, che li devia verso una crescita artificiale, che aggira gli ostacoli. Non più bambini e non ancora adulti, guardano i genitori, con occhi disillusi, come sfruttatori da sfruttare. Non sono cinici né egoisti: i danni cui inevitabilmente vanno incontro tendono a indurirli, ma la loro affettività¡ trova rifugio nell’ambivalenza e nella preziosa incoerenza con cui mescolano crudeltà  e compassione, obbedienza e ribellione, amore e odio. Legittimamente incoerenti, per poter attraversare una transizione difficile, li fa infuriare l’incoerenza degli adulti, che sentono come tradimento, truffa intollerabile. Di fronte a questa incoerenza (sempre più evidente) la violenza degli adolescenti cerca un’opposizione, una controviolenza che si costituisca come coerenza surrettizia. Cameron a creare questa opposizione ci è riuscito. Non è poi così difficile: molti genitori sanno come mettere con le spalle al muro i figli quando il dialogo con loro fallisce in modo miserabile. Ma educare gli adolescenti a cercare forme di opposizione per sentirsi vivi, il che significa anche nascondere il fallimento a monte, è la strada più auspicabile?


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