La giunta Pisapia al Ramadan

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MILANO — Il Comune di Milano alla festa dell’Islam. Per la prima volta Palazzo Marino sarà  al fianco dei «suoi» cittadini musulmani nelle celebrazioni per la chiusura del mese sacro. Una svolta storica. Che segue di una manciata giorni un’altra piccola rivoluzione: il corteo di islamici convocato al piano nobile del municipio (e ricevuto con tutti gli onori da metà  giunta Pisapia) per fare il punto sul tema moschee.
La data di fine Ramadan è ancora incerta. La Eid al-Fitr è una festa di tre giorni che dipende dall’avvio del mese di digiuno, a sua volta legato all’apparizione della prima falce di luna. L’appuntamento dovrebbe in ogni caso cadere a fine agosto. Il vicesindaco Maria Grazia Guida o un paio di assessori andranno a rendere omaggio alla festa della comunità  musulmana. Il sindaco «d’agosto» conferma: «Sì, è vero. Dopo il dialogo avviato in questi giorni ci sembra giusto testimoniare il nostro rispetto per una ricorrenza così importante».
Una rivoluzione. Un’altra. Lunedì scorso, la prima accelerazione, con l’invito ufficiale a tutte le comunità  musulmane della città . Ora la seconda «puntata» e l’omaggio al digiuno finito. Gli islamici milanesi festeggeranno la fine del mese sacro nelle diverse piccole «moschee» sparse per la città . «Il tema della convivenza tra religioni e culture non può essere declinato solo secondo un concetto di tolleranza subita — spiega la vice di Pisapia —. La dimensione del sacro e quindi del dialogo tra fedi diverse è un fattore di civilizzazione e di crescita». Maria Grazia Guida insiste soprattutto su un punto: «È la Curia che ci ha pregato di avviare questo dibattito. A novembre, per dire, apriremo di nuovo le porte del Comune alle delegazioni del forum delle religioni».
Prima però — a metà  settembre — è in calendario il nuovo incontro con le comunità  di fedeli musulmani per la mappatura «logistico-organizzativa» del culto milanese. Con l’obiettivo di dare risposte alla «territorialità  diffusa» della presenza islamica in città . Tradotto: nessuna «grande» moschea (almeno per ora) e via libera alla «regolarizzazione» dei tanti piccoli luoghi di culto già  presenti. Nessun «regalo» però: la soluzione di offrire ai fedeli aree e strutture in comodato d’uso, garantisce il vicesindaco, non è tra le ipotesi allo studio. «E nemmeno dalle comunità  sono mai arrivate richieste di spazi del Comune».
«Ecco, ci mancava solo la partecipazione al Ramadan — sospira ora il leghista Matteo Salvini —. Va bene tutto, ma qui tra rom, centri sociali e islamici sta saltando tutto per aria. Ma un milanese, dico io, ogni tanto potrebbero pure riceverlo».
La questione «islamica» ha acceso la prima estate della giunta Pisapia. E non solo per la prevedibile reazione del centrodestra finito all’opposizione. La «sfilata» di islamici in piazza della Scala non è piaciuta nemmeno a parte del Pd. Il capogruppo in Consiglio comunale Carmela Rozza ha manifestato un certo disagio: «Io sarei stata più prudente, più cauta. E sulla questione moschea sarei partita dal dialogo col territorio. Con i quartieri e i Consigli di zona». Con i «milanesi», insomma. Il dibattito, a sinistra, s’è fatto rovente. E al capogruppo «dissidente» ha replicato a muso duro anche più d’un assessore pd.
Sul tema è intervenuto ieri Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale e candidato alle primarie del centrosinistra. La risposta a Carmela Rozza è contenuta in una lunga lettera aperta: «La Lega è abituata a ragionare ignorando anche l’alfabeto costituzionale. Ma tu, che rappresenti un partito che si vanta di essere l’erede delle migliori tradizioni politiche che hanno costruito la Repubblica laica e democratica, non puoi ignorare quell’alfabeto».


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