La Fiat manda l’autobus nel burrone: in strada la rabbia degli operai Irisbus
NAPOLI.La Fiat non va in vacanza e si appresta domani a dare la stangata di Ferragosto agli operai di Termini Imerese e contemporaneamente a quelli dell’Irisbus Iveco di Valle Ufita. Due vertenze funeree che saranno discusse lo stesso giorno e con le stesse modalità : la linea della casa automobilistica è quella del nessun compromesso con i siciliani che vedranno lo stabilimento spegnersi il 31 dicembre, e la cessione degli avellinesi che si ritroveranno a produrre Suv per l’imprenditore Massimo De Risio. A meno che i sindacati non riescano a sbarrare la strada di Marchionne. Ieri gli operai campani da un mese in agitazione hanno occupato per alcune ore la statale 90 delle Puglie bloccando il traffico. Nessuno qui crede nella riconversione dello stabilimento, l’unico in Italia a produrre autobus di linea pubblici, ed è in crisi (dicono i vertici del Lingotto) per mancanza di commesse pubbliche.
«Ci sono due modi per chiudere uno stabilimento – spiega Andrea Amendola del direttivo Fiom campano – o di punto in bianco con tutte le proteste che ne seguono, o cederlo e lasciarlo agonizzare. La Fiat ha scelto la seconda soluzione. Ha regalato la fabbrica e ha promesso a De Risio anche 20milioni di euro per portare avanti la produzione». Mai come in questo caso è così palese il coinvolgimento diretto del governo da non lasciar spazio ad equivoci, visto che a finanziare il rinnovo del parco autobus nazionale dovrebbero essere gli enti locali su incentivo di Palazzo Chigi. Tanto più che secondo i dati del segretario provinciale della Fiom Sergio Scarpa, in Italia il 62% dei pullman italiani è obsoleto: «Siamo all’Euro1 quando nella Ue si è arrivati all’Euro5». I mezzi pubblici non sarebbero nemmeno a norma di legge visto che sono dotati ancora del sistema frenante in amianto pericoloso per la salute di lavoratori e passeggeri. La Fiat sembra aver già deciso, con il benestare della politica, di trasferire tutta la produzione nella Repubblica Ceca e in Francia, qui si costruiranno i 60 bus commissionati dal Piemonte tramite gara d’appalto. Domenica, proprio per questo immobilismo della politica, il democristianissimo Ciriaco De Mita, ha sfoderato lo spirito barricadero: «se non dovessero profilarsi soluzioni» è pronto a occupare lo stabilimento Irisbus. Per l’uomo di Nusco, ora europarlamentare è inaccettabile togliere lavoro alla sua gente, lui che durante gli anni della Dc ha costruito un impero «portando» fabbriche e imprenditori tra le sue montagne. Ora si rischia di vedere in mezzo a una strada 1400 persone solo ad Avellino tra operai diretti e indotto, 1700 se si contano anche i piccoli stabilimenti a Salerno, Benevento e in Puglia. «Sarà una catastrofe per il Sud – spiega Scarpa – e la colpa è di un governo debole e inefficiente che non è in grado di far sedere la Fiat a un tavolo (inesistente) per presentare il piano di Fabbrica Italia».
Domani la Fiom chiederà a Marchionne di congelare la procedura di cessione del ramo d’azienda, e un incontro dedicato con la presidenza del consiglio affinché stili un piano per il rinnovo del parco autobus nazionale. Il buon esempiopotrebbe iniziare a darlo il governatore Caldoro proponendo il finanziamento per l’ammodernamento dei 17mila bus regionali.
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MERCATO AUTO ITALIA
Luglio a picco, -10,69% Il gruppo Fiat perde l’8,4%
Luglio nuovamente giù per il mercato dell’auto. Dopo una ripresa a maggio, e un calo dell’1,70% a giugno, le immatricolazioni del mese scorso sono state pari a 137.442, con una variazione di -10,69% rispetto a luglio 2010. Il gruppo Fiat è sceso meno del mercato, -8,4%, per una quota di mercato del 30,3 per cento, in crescita di 0,8 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Nei primi 7 mesi dell’anno, il gruppo ha perso il 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre la quota è del 29,7 per cento, -1,4 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Tra i costruttori esteri, a luglio Ford si conferma il primo importatore (-16,35% su luglio 2010) con una quota di mercato dell’8,06%. Dietro Volkswagen, in calo del 6,29% (e quota al 7,85%). Terza si conferma Opel (-24,73%) e una quota del 5,56%. Quarta e prima tra le francesi è Peugeot (-26,69%) e una quota del 4,84%. La seguono Renault (-20,79%) e una quota del 4,72% e Citroen (-26,24%) con una quota del 4,51%. Tra le giapponesi, Toyota scende ancora (-14,76%) e Nissan sale (+11,67%). Tutte giù le tedesche di lusso: Audi perde il 19,22%, Bmw cede il 19,46% e Mercedes è in ribasso del 13,08%.
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