by Sergio Segio | 19 Agosto 2011 16:49
“I timori sull’economia e le banche provocano il crollo delle borse”, titola El Paàs. “A tre anni di distanza dal crack” dell’autunno 2008 “il fantasma della Lehman Brothers si aggira ancora per il mondo”. Secondo il quotidiano spagnolo “gli indici europei hanno vissuto la loro giornata più nera” dalla caduta della Lehman, e torna “la paura della recessione” perché “senza crescita economica è impossibile pagare i debiti”. “Nell’eurozona la Banca centrale europea e la maggior parte dei governi non hanno lottato contro la stagnazione e hanno invece favorito le politiche deflazioniste”, nota El Paàs. Il quotidiano sottolinea la necessità di “incoraggiare la crescita per riconquistare la fiducia dei mercati”.
“L’Europa sta davvero per incagliarsi?”, si domanda Handelsblatt. Secondo il quotidiano economico tedesco le proposte del presidente francese e della cancelliera tedesca “non sono certamente la causa principale dell’ondata di panico che ha colpito gli investitori in borsa”. Le ragioni del crollo vanno invece ricercate nella “paura del fallimento dell’Europa: gli americani temono che i problemi del settore bancario europeo possano intaccare le istituzioni” del continente. In questi giorni “ci si chiede spesso se gli europei debbano lasciare che l’euro affondi o invece fondare una sorta di Stati Uniti d’Europa. Ma per questa soluzione ci vorrebbe tempo. Bisogna chiedersi se è il caso di mantenere la credibilità proteggendo le banche, se davvero l’Europa non può farsi garante per gli stati. In questo modo si potrebbe ridurre almeno in parte il panico degli investitori, evitando di spendere miliardi di euro per niente”.
“L’Europa brucia”, titola Il Manifesto, secondo cui “il temuto double dip sembra davvero alle porte. Senza che nulla sia cambiato rispetto al «credit crunch» del 2008”. Il quotidiano comunista punta il dito contro la finanza: “gli Stati sono stati mobilitati per «salvare il sistema finanziario»; per farlo hanno distrutto i propri bilanci, gonfiando oltre misura il debito pubblico mentre tagliavano disperatamente la spesa sociale per «reperire risorse». Al termine di questa prima ondata di tagli, il sistema finanziario ha ringraziato e ricominciato a praticare la pura speculazione; di regolamentazione globale della finanza si è smesso persino di parlare. Ora tutto tende a bloccarsi di nuovo. Gli Stati non sono però più una risorsa di denaro fresco, ma una parte del problema. Per questo le misure avanzate da Merkel e Sarkozy non avrebbero potuto «rassicurare i mercati» neanche se fossero state cento volte più intelligenti.”
“Gli indici affondano, le economie tremano e lo spettro della recessione aleggia”, titola Gazeta Wyborcza. Secondo l’analista economico Witold Gadomski “è arrivato il momento di abbandonare la tattica dei piccoli passi. I leader europei sembrano ogni volta sorpresi dall’evoluzione della crisi che ha inghiottito la Grecia, il Portogallo, L’Irlanda, la Spagna e presto – probabilmente – azzannerà l’Italia. I governanti sono stritolati tra i problemi dei loro paesi e quelli dell’Europa, tra l’umore dei loro elettori e quello dei mercati finanziari. L’Ue soffre di un deficit democratico e della mancanza di leader di peso. I tempi sono duri. Personalmente preferirei esser governato da gente seria piuttosto che da personaggi malati di manie di protagonismo”.
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