LA CITTà€ MALATA DI UNA GENERAZIONE SENZA PIà™ FUTURO

Loading

Se badiamo ai fatti, la rivolta è stata causata dalla controversa uccisione di un uomo da parte della polizia nel quartiere di Tottenham. Ma ci sono ragioni più profonde.
Da tempo le forze dell’ordine lanciavano allarmi su crescenti tensioni sociali in varie zone di Londra. Al cuore di queste tensioni e della violenza esplosa in questi giorni c’è la sensazione da parte di un’ampia fetta delle generazioni più giovani, nella capitale e in altre regioni del paese, che per loro non c’è un futuro, e nemmeno rispetto, e neppure interesse.
Ho partecipato recentemente a un programma televisivo in cui molti giovani dicevano che sarebbe successo qualcosa se il governo conservatore di David Cameron avesse portato avanti il suo programma di pesanti tagli alla spesa pubblica. Certo, il livello di violenza e le azioni puramente criminali a cui stiamo assistendo a Londra e in altre città  sono andati al di là  di quello chiunque si sarebbe aspettato. Ed è importante affermare che non ci sono scuse per disordini che violano la legge. Ma al tempo stesso è da stupidi non avere immaginato che questioni come la crescente disoccupazione, i tagli nei servizi sociali e la rabbia rimasta in molti per la crisi di due-tre anni fa non avrebbero avuto conseguenze. La crisi economica e finanziaria è stata provocata in buona parte dagli eccessi di banche e banchieri, che hanno pesato e pesano sulla vita della gente comune; ma mentre la gente comune sente di avere pagato un prezzo per la crisi e di continuare a pagarlo, la sensazione è che chi l’ha provocata, i banchieri e le banche, se l’è cavata senza alcuna punizione, che per loro la bella vita prosegue come prima e più di prima. Anche questo influisce sulla rivolta, così come l’impressione che il gap tra ricchi e poveri continui ad allargarsi, a dispetto della recessione e delle lezioni che bisognava trarne.
Dire tutto ciò non significa condonare i saccheggi e gli episodi di violenza indiscriminata nelle strade della capitale, significa riconoscere la realtà , una realtà  in cui molti giovani si sentono completamente esclusi non solo da potere e ricchezza ma pure da ogni tipo di opportunità .
Il risultato è che ci troviamo a un anno esatto dalle Olimpiadi di Londra e in tutto il mondo si vedono in tivù delle immagini di Londra in fiamme, con la polizia in assetto di guerra e giovani incappucciati che saccheggiano negozi ed appiccano fuoco alle macchine. Non sono le immagini che uno assocerebbe con la città  ospitante dei prossimi Giochi. Come cittadino britannico, ciò mi rattrista e mi deprime, perché so che il nostro paese è molto meglio di quello che traspare da simili immagini. Purtroppo, il governo Cameron – dopo aver visto fallire l’ambizioso progetto della “Big Society”, il massiccio trasferimento di poteri dallo Stato agli individui – è finora sembrato in ritardo, incapace di riportare la situazione sotto controllo. La polizia non ne esce meglio, il capo di Scotland Yard è appena stato costretto a dimettersi per il tabloid-gate (lo scandalo delle intercettazioni illegali in cui i giornali del gruppo Murdoch erano in combutta con poliziotti corrotti, ndr), le stesse forze dell’ordine sono state colpite da riduzioni del persone e del budget per effetto dei tagli varati dal governo. E sullo sfondo di tutto c’è la crisi globale, l’incertezza nell’economia in Europa e in America. «Siamo tutti insieme in questa crisi» è stato lo slogan del premier Cameron, ma l’impressione di molti britannici è che non sia così, che i tagli colpiscano i poveri e non i privilegiati, e che per di più non siano riusciti a far ripartire in fretta l’economia, ossia non abbiano funzionato, non abbiano mantenuto le promesse che, grazie a un forte sacrificio subito, saremmo stati meglio in un secondo tempo, saremmo tornati rapidamente a un benessere diffuso.
Da questo micidiale cocktail è venuta fuori una rivolta urbana senza precedenti. Nel breve termine tocca alla polizia ristabilire l’ordine, e non sarà  semplice, perché già  Scotland Yard è stata accusata di usare forza eccessiva o di non sapere controllare manifestazioni di protesta nel recente passato: nessuno vuole certo vedere l’esercito nelle strade per riportare la calma. Ma nel medio e lungo termine saranno le autorità  e il mondo politico a doversi interrogare sul perché così tanta gente, così tanti giovani, si sentono talmente disperati e arrabbiati dal volere danneggiare e distruggere le stesse strade in cui vivono, le comunità  in cui sono cresciuti. Qualcuno dice che bisogna colpire i criminali che saccheggiano, e basta. Altri che occorre innanzi tutto rispondere alle cause più profonde della violenza. Credo che bisognerà  fare entrambe le cose, se vogliamo che tra un anno, per le Olimpiadi, Londra trasmetta al mondo immagini diverse.
(testo raccolto da Enrico Franceschini)


Related Articles

Medio oriente. Il nuovo corso diplomatico di Erdogan

Loading

All’alleanza sempre più stretta tra Israele, Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale, il leader turco risponde riscoprendo l’arma della diplomazia e si riavvicina a Egitto e Arabia saudita

Colombia senza pace, tre anni dopo: «Dal 2016 uccisi 550 leader sociali»

Loading

Intervista al gesuita e attivista Javier Giraldo: «Dal 2016 uccisi 550 leader sociali. Il presidente Duque boicotta il processo di pace, non applicando l’accordo e le riforme previste. Così molti ex combattenti Farc, in pericolo di vita e delusi, hanno ripreso le armi»

Ma dove sono finiti i soldi della troika?

Loading

L’analisi. I prestiti non hanno risanato i buchi di bilancio dello Stato. Al contrario hanno ricapitalizzato banche tedesche e francesi

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment