La Cgil lacerata sui «sei punti»

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 Si accende lo scontro dentro la Cgil sul documento in 6 punti presentato al governo, firmato due giorni fa dalla segretaria generale Susanna Camusso con la Confindustria, ma sgradito a una parte della confederazione. In particolare, vengono criticati i passaggi sulle privatizzazioni (che comunque la segretaria ha già  ribadito di non condividere), sull’aumento della produttività  della pubblica amministrazione (soprattutto a fronte di un governo che ha congelato salari e integrativi), e si contesta un deficit di democrazia, non essendo passata la decisione al vaglio del Direttivo. Dall’altro lato, chi sostiene la linea Camusso, spiega che «il momento è grave, l’Italia rischia il default, e si deve dimostrare senso di responsabilità ».

«Il documento è inaccettabile – dice Gianni Rinaldini, dell’area di minoranza «La Cgil che vogliamo» – Così come è inaudito che la Marcegaglia possa presentare delle proposte anche a nome e per conto dei sindacati: un’umiliazione della Cgil». «Privatizzazioni, liberalizzazioni, modernizzazione del welfare, rendere strutturale la detassazione e la decontribuzione dei premi di risultato aziendali senza nulla dire sulla tassazione del lavoro dipendente e degli aumenti retributivi dei contratti nazionali, esprimono una idea, una esplicita volontà  punitiva sui più deboli», prosegue Rinaldini, che chiede ora a Camusso di «sospendere gli incontri e convocare gli organismi dirigenti». «Bisogna smetterla di trattare la Cgil – conclude – come se fosse proprietà  esclusiva di 2 o 3 dirigenti».
Dalla Fiom, dal suo leader Maurizio Landini, per ora non vengono dichiarazioni esplicite: ma si sa che i metalmeccanici Cgil sono parte integrante della minoranza (tre quarti di loro votò la mozione Rinaldini al Congresso), e non si fa fatica a immaginare che siano contrari al documento.
Un netto «no» arriva da un’altra categoria, quella di scuola, ricerca e università , la Flc: lo declina il segretario Mimmo Pantaleo nell’intervista che pubblichiamo in queste pagine.
Molto articolate anche le critiche di Nicola Nicolosi, segretario confederale della Cgil e coordinatore di «Lavoro e società », che dopo aver sempre difeso, dal passato Congresso, le posizioni di Susanna Camusso, adesso si smarca: «Il documento non mi vede d’accordo – spiega in una lunga nota – Altro che bilancio pubblico: il problema dell’Italia è quello di una crescita che non permette il pagamento o la sostenibilità  del debito. Se poi anticipassimo le misure fiscali previste in manovra, con l’assurda richiesta di “costituzionalizzare” il pareggio di bilancio pubblico, l’Italia cadrebbe dalla recessione alla depressione». «I contenuti delle proposte delle parti sociali sono l’esatto contrario di quello che servirebbe al paese – conclude Nicolosi – Il parlamento europeo ha proposto una tobin tax, la Cgil da parte sua la patrimoniale. Questo è il programma della Cgil, di cui non c’è traccia in quei 6 punti».
Intanto nei giorni scorsi si era espressa contro una nuova concertazione «tutta ai danni di lavoratori, giovani e pensionati», anche Carla Cantone, segretaria dello Spi Cgil, i pensionati: «È vero che nei momenti molto delicati ci vuole un grande senso di responsabilità , e la Cgil nella sua storia non si è mai sottratta – ha detto Cantone – Ora però basta: non si possono chiedere più sacrifici alle categorie che rappresentiamo senza parlare di equità . Neanche se a chiedercelo sono le opposizioni o la Confindustria».
Posizioni di contrarietà  cominciano a emergere anche nei territori: Antonio Mattioli, segretario della Cgil dell’Emilia Romagna, è molto critico rispetto al documento delle parti sociali: «Ci infiliamo in un confronto diventato urgente per altri, per la Cgil lo era sin dallo sciopero generale del 6 maggio, senza sottolineare le nostre priorità : la patrimoniale, la restituzione del fiscal drag, una riforma del pubblico impiego che sblocchi la contrattazione, una riforma della scuola e della ricerca contro le politiche depressive del governo, una lotta alla piaga della precarietà . Si doveva convocare il Direttivo e assumere le nostre priorità  a partire dalla piattaforma dello sciopero del 6 maggio e dal giudizio espresso il 5 luglio sulla manovra».
Ieri la segretaria Susanna Camusso ha difeso la sua firma al documento in una intervista a Repubblica, dove chiede le dimissioni del presidente del consiglio e dice no a un anticipo della manovra, «perché è sbagliata e iniqua». Inoltre, Camusso ribadisce la contrarietà  alle privatizzazioni, nonostante esse siano contenute tra i 6 punti.
Sostiene questa posizione, tra i segretari di categoria, Stefania Crogi, leader della Flai (agroindustriali): «Io condivido in pieno quel documento – ci spiega – perché dobbiamo capire che l’Italia è in un momento delicatissimo, rischiamo il default, da poco si è espresso anche il presidente della Repubblica Napolitano: a chi chiedeva un Direttivo, dico di guardare all’urgenza del momento, a come sta messo il paese». «Sulle privatizzazioni – dice Crogi – mi pare che Camusso abbia chiarito, nell’intervista a Repubblica, che fanno male: d’altra parte tutti hanno visto il nostro impegno negli ultimi referendum. Anche sulla patrimoniale, dico che resta tra le nostre priorità , seppure non sia stato scritto esplicitamente nel documento: quando si parla di reperire risorse per un’equa tassazione del lavoro, per noi significa tassare i più ricchi. È importante in un momento come questo tenere l’unità  sindacale e tra tutte le parti sociali, mentre al governo e al premier chiediamo di andarsene, per tornare a votare».

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LA SEGRETARIA CGIL
«Questo governo non è in grado di realizzare l’agenda proposta»

 «Berlusconi continua a dire di aver fatto tutto il possibile e tutto bene, che la colpa è di chi non lo lascia lavorare e dei media che danno dell’Italia un’immagine negativa, generando un blocco psicologico che frena consumi e ripresa. Sostiene che la crisi sia globale, anzi che noi stiamo meglio degli altri. È dal 2008 che assistiamo a questo film, sarebbe ora di smetterla». A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, che in merito all’incontro di ieri tra governo e parti sociali afferma: «All’uscita del vertice lo sconcerto era generale». «Come si può pensare che questo governo, che nega le sue responsabilità , possa davvero realizzare l’agenda proposta? Il governo – afferma Camusso – ha sempre puntato al solo rigore dei conti, alla centralizzazione che sconfina nell’immobilità . Non vedo come ora, lo stesso esecutivo, possa invertire le priorità . Credo che un cambio al vertice resti necessario». «Non c’è dubbio che la crisi sia generale e che l’Europa, con le sue lentezze, abbia delle responsabilità », rileva la leader della Cgil. «Ma io più che agli indici guarderei allo spread: è lì che si misura la credibilità  del Paese ed è lì che l’Italia rappresenta un caso». «Il mercato – sottolinea – non ha fiducia nè in questo governo, nè nella manovra che ha appena varato».


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