La Bce acquista altri titoli di Stato e incalza ancora l’Italia

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Ieri lo ha fatto ancora, esplicitamente o no, e in più forme: mettendo sotto tiro i ritardi e le debolezze della ripresa italiana, definita come l’ultima fra quelle di tutti i grandi Paesi dell’Eurozona; e tornando ad articolare un solo concetto valido per tutte le nazioni, ma specialmente per Italia e Spagna: fare in fretta, il più in fretta possibile, con le riforme tese alla riduzione del deficit.
Da più parti era attesa anche una telefonata a Palazzo Chigi di Jean-Claude Trichet, il presidente dell’istituzione, proprio per ripetere i temi elencati nell’ormai famosa lettera inviata da Francoforte a Roma. La chiamata non è poi arrivata, ma nelle stesse ore la Bce ha continuato a giocare un ruolo da protagonista nella crisi, con i nuovi acquisti di titoli che contribuivano ad arginare — almeno per un po’ — l’ennesima frana nelle Borse; e a ridurre il divario degli spread, i differenziali di rendimento fra i bond decennali italiani e quelli omologhi tedeschi.
Il concetto di urgenza, e di preoccupazione, ha costituito poi il «cuore» del bollettino mensile d’agosto dell’Eurotower. Testuale: l’obiettivo comune (dell’Eurozona, ndr) dovrebbe essere quello di riportare «su un percorso sostenibile» i rapporti debito/Pil e le finanze pubbliche, «quanto prima possibile».
Ma in quello stesso bollettino c’è anche la nuova frustata all’Italia, di cui viene criticata la «debolezza relativa»: «Dopo le considerevoli flessioni durante la recente recessione, in tutti i Paesi a eccezione dell’Italia le esportazioni si sono riportate su livelli pari o prossimi a quelli massimi rilevati prima della recessione». Sul piano degli investimenti, «l’attuale ripresa è sostanzialmente analoga alle espansioni precedenti in Francia, ma più contenuta in Spagna e Italia, mentre in Germania ha riportato la crescita più marcata dal 1970».
L’analisi della Bce ammette che possano aver contribuito a questi rallentamenti fattori specifici come le branche di attività  economica del Paese, «la specializzazione nei prodotti, la competitività  e il grado di concorrenza rispetto ai Paesi con ridotti costi di produzione», Cina in prima fila: «È probabile che tali fattori abbiano rilevanza nel comprendere la debolezza relativa della ripresa italiana, che non può facilmente spiegarsi solo con la struttura economica generale del Paese».
Quanto ai consumi privati, si registra una ripresa, ma «debole», in Francia, Spagna, Germania, Italia, e anche quella dei consumi collettivi «è stata modesta in termini storici, a eccezione della Germania». Niente che già  non si sapesse, in fondo: ma il ripetuto richiamo all’Italia sembra confermare la serietà  degli eventi in corso (l’ultima recessione mondiale, ha detto l’altro giorno Trichet, può essere «la più grave» dai tempi dell’ultima guerra).
Ieri, intanto, proprio la Bce ha registrato un aumento dei ricorsi ai suoi fondi emergenza di breve termine, da parte delle banche europee: 4 miliardi in più di fondi richiesti, il livello più alto negli ultimi 3 mesi, probabilmente anche sulla scia delle voci insistenti sulle difficoltà  di grosse banche francesi.


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