« La Nato adesso aiuti un popolo diviso a diventare nazione »

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Si tratta di aiutare la società  libica, che è tribale, a organizzarsi democraticamente, a darsi partiti e istituzioni, un governo e un’opposizione, a unificarsi il più possibile e a varare un programma di riforme giudiziarie, economiche, civili. Sarà  una fase molto critica, da cui dipenderà  il nostro successo e il successo della Libia libera » .
Al telefono dalla sua casa in Virginia, il generale Anthony Zinni ( foto), già  capo del Centcom, il Comando centrale americano per il Medio Oriente, negoziatore tra Israele e i palestinesi, e proconsole nel Kurdistan iracheno, si lamenta che la campagna della Nato sia durata troppo a lungo, sette mesi, « e abbia contribuito a una tragedia umanitaria che si poteva limitare, con distruzione di intere città  e spaventose perdite di vite umane » .
E auspica che la Nato « si redima il prossimo anno aiutando la Libia a evitare il caos e la frammentazione » .
E se fallisse? « Non potrà  permetterselo. Una Libia in preda al disordine diverrebbe un altro fattore di destabilizzazione in Medio Oriente, forse un altro covo di terroristi, di certo un’altra pista di lancio dell’immigrazione illegale in Europa. Per questo sarà  un test decisivo per la Nato e per Paesi come l’Italia, che in Libia potrebbe avere un ruolo speciale » .
Lei era contrario all’intervento in Libia? « Quando si interviene in una guerra civile come quella libica bisogna scegliere che strada fare e percorrerla il più rapidamente sino in fondo. O si media tra le due parti con tutti i mezzi disponibili, o se ne appoggia Esame . . Sarà  un test decisivo anche per l’Italia, destinata a giocare un ruolo decisivo una delle due con un massiccio ricorso alla forza. Non mi opposi all’intervento ma criticai la maniera con cui era condotto » .
Nel 1991 lei ha preparato un piano di democratizzazione del Kurdistan iracheno. Sarebbe valido per la Libia? « Non credo. In Iraq del Nord c’erano due partiti con due leader forti, Talabani e Barzani, dovemmo soltanto convincerli a collaborare, cosa che fecero anche perché avevano bisogno di aiuti militari ed economici. In Libia, dove abbonda il petrolio e che quindi può cavarsela da sola almeno economicamente, si partirà  da zero » .
 Considera la Nato adatta al « nation building » , a creare uno Stato democratico? « Perché no? La Nato è un’alleanza politica oltre chemilitare, con leader e funzionari anche civili, è l’espressione della civiltà  e della cultura transatlantiche. Non è priva di esperienza in questo campo » .
Perché pensa che in Libia la Nato si giochi il suo futuro? « Perché il suo intervento militare è stato scoordinato se non avversato dal suo interno, tutti hanno operato in ordine sparso, molti hanno rifiutato di combattere. Un’alleanza non regge se si disunisce fino a questo punto » .


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