Il rebus delle acque del Nilo

Loading

IL CAIRO. Sud Sudan, Nilo, Israele, Iran. Le sfide per la politica estera dell’Egitto sono innumerevoli. Ma è soprattuto la nascita del nuovo Sud Sudan, ossia di un nuovo Stato bagnato dalle acque del fiume più conteso del mondo, che rischia nei prossimi mesi di alimentare nuove tensioni e di mettere in difficoltà  il Cairo. «La secessione del Sud Sudan, la sua posizione internazionale e regionale, avranno conseguenze significative per l’Egitto, la prima potrebbe essere la questione spinosa della spartizione delle acque del Nilo», prevede Hani Raslan, analista politico ed esperto di Sudan e Nilo. Ancora più esplicito è Walid Kazziha, docente di scienze politiche all’Università  Americana del Cairo, convinto che il Sud Sudan finirà  per rafforzare lo schieramento di quei paesi – Etiopia, Kenya e Uganda – che da anni premono per rinegoziare le quote idriche che oggi vedono Egitto e Sudan controllare la maggior parte dell’acqua del fiume più lungo dell’Africa (6.600 km).
Tutto ciò mentre l’Egitto, alle prese con la difficile transizione politica post-Mubarak, sembra aver perduto parte della fermezza diplomatica e politica che lo scorso anno ai negoziati di Sharm el Sheikh lo portò a minacciare di «essere pronto a tutto» per di conservare intatte le quote d’acqua attuali nello sfruttamento del Nilo, di fronte del suo crescente fabbisogno (agricoltura e aumento demografico).
La questione sulla gestione delle acque del Nilo ha origini lontane e la corsa per l’accaparramento delle risorse idriche condiziona da diversi decenni il continente africano, fomentando scontri e divisioni etniche. In Africa spesso le sorgenti dei grandi fiumi si trovano in un paese diverso rispetto a quello dove c’è la foce, gli affluenti si diramano poi in altri stati e la gestione di un bacino diventa fonte di problemi. E ciò è ancora più vero e rischioso quando si parla del Nilo. Secondo dati della Banca Mondiale più di 300 milioni di persone vivono nei dieci paesi che si dividono le acque del Nilo, il cui bacino effettivo ospita circa 160 milioni di persone (nei prossimi 25 anni è previsto il raddoppio della popolazione). Nel 1929 la Gran Bretagna coloniale e l’Egitto firmarono un accordo che prevedeva che il paese delle Piramidi potesse utilizzare 84 dei 100 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno (la portata media del fiume). Nel 1959 un protocollo siglato dal Cairo e Khartoum, stabilì una quota per l’Egitto di 55,5 miliardi di metri cubi ed un’altra per il Sudan di 18,5 miliardi di metri cubi. A distanza di 50 anni l’Etiopia, tagliata fuori dall’accordo, si dice fortemente insoddisfatta di questa situazione e ha chiesto uno sfruttamento più intensivo del Nilo.
Nonostante il boicottaggio di Egitto e Sudan, nei mesi scorsi Etiopia, Uganda, Ruanda e Tanzania, hanno firmato a Entebbe un accordo che prevede un utilizzo condiviso delle acque del Nilo (gli altri paesi del bacino sono Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Kenya ed Eritrea, oltre ad Egitto e Sudan). Una commissione permanente sarà  incaricata di vigilare sull’attribuzione delle risorse idriche. Ma Addis Abeba è andata molto più avanti avviando la costruzione di una diga sul lago Tana Beles – una delle 70 previste da un piano in via di realizzazione sul corso del Nilo Blu nei prossimi 10 anni -, facendo scattare l’allarme rosso in Egitto che considera nullo ogni accordo raggiunto all’infuori dell’Iniziativa del Bacino del Nilo lanciata nel 1999 per facilitare il dialogo ed un’intesa tra gli stati rivieraschi.
Parole che non hanno turbato più di tanto l’Etiopia – forte, secondo fonti egiziane, dell’appoggio israeliano assicurato dal ministro degli esteri di Tel Aviv, Avigdor Lieberman – tanto che l’impresa romana Salini Costruttori ha firmato il contratto più rilevante mai ottenuto da un’azienda italiana all’estero, del valore di 3,350 miliardi di euro per la costruzione della più grande diga del continente africano (un mega impianto idroelettrico sul Nilo Azzurro denominato «Millennium», 5250 mw a partire dal settembre 2014).
Il Cairo nel frattempo sembra aver perduto i denti in politica estera e il governo di Essam Sharaf ha compreso che non potrà  più minacciare l’Etiopia e i suoi alleati e che, pertanto, le quote d’acqua dovranno essere ridefinite. «La cooperazione con i paesi del bacino del Nilo è un imperativo e non ci sono alternative» ha ammesso l’ex ministro delle Risorse Idriche e dell’Irrigazione, Hussein el Atfi «dobbiamo capire come utilizzare al meglio l’acqua del Nilo a beneficio di tutti i paesi del bacino». Il premier Sharaf ha anche visitato Kampala, mentre l’Etiopia, in segno di riconciliazione, ha annunciato che non ratificherà  l’accordo raggiungo con Ruanda, Tanzania e Uganda fino alla formazione in Egitto di un governo frutto delle prossime elezioni legislative.
Tuttavia trovare un’intesa rimane molto arduo e al banchetto dell’acqua del Nilo si prepara a partecipare anche il Sud Sudan. L’analista Hani Raslan resta pessimista anche se esclude che il nuovo stato africano adotti nel giro di qualche mese un atteggiamento di sfida nei confronti dell’Egitto. «Il Sud Sudan ha meno bisogno di acqua di altri paesi – dice Raslan – grazie alle piogge abbondanti e alle sue riserve valutate in 540 miliardi di metri cubi di acqua». Ma non c’è nulla di scontato nella partita in corso e il fatto che il Sud Sudan abbia subito stretto le relazioni con Israele lascia prevedere un atteggiamento non proprio favorevole nei confronti degli interessi egiziani. Tel Aviv non nasconde che il nuovo stato africano potrebbe diventare un alleato strategico in quella parte dell’Africa, persino più dell’Etiopia, aprendo la strada a sviluppi sino ad oggi bloccati dal Sudan.
Sul fronte mediorientale la diplomazia egiziana si muove su un terreno altrettanto difficile. Il dopo-rivoluzione è stato segnato dall’azione innovativa dell’ex ministro degli esteri Nabil al Arabi – frettolosamente «promosso» a Segretario della Lega araba – che, dopo la caduta di Hosni Mubarak, aveva annunciato il rilancio delle relazioni diplomatiche con Tehran, di fatto inesistenti negli ultimi 30 anni (scatenando il panico a Riyadh, Tel Aviv e a Washington) e definito un nuovo approccio verso la questione di Gaza: fine del blocco (attuato da Mubarak in piena collaborazione con Israele) del territorio palestinese e apertura piena del valico di Rafah. «Rimosso» al Arabi, probabilmente su pressione di Stati uniti, i generali del Consiglio supremo delle Forze Armate che dall’11 febbraio gestiscono la transizione egiziana, sono riusciti a imporre al premier Sharaf la nomina di Mohammed al Orabi (un diplomatico incolore dell’era Mubarak con ottimi rapporti con Israele) per poi dover fare marcia indietro sotto la pressione dei giovani della cosiddetta «seconda rivoluzione» (quella contro le ambiguità  generali cominciata l’8 luglio in piazza Tahrir e soppressa dieci giorni fa dalla polizia militare).
Al Orabi è stato sostituito da Mohammed Kamel Amr, un diplomatico sconosciuto che difficilmente andrà  oltre l’ordinaria amministrazione. I rapporti con Israele restano intatti, gli accordi di Camp David non si toccano ma la tensione provocata dallo scandalo del gas egiziano venduto a Tel Aviv sotto costo dal regime di Murabak e i continui attentati al gasdotto del Sinai stanno mettendo a dura prova le relazioni. Gli sviluppi potrebbe essere imprevedibili, nonostante le assicurazioni che i generali egiziani hanno dato agli alleati americani.


Related Articles

Left Forum. Nel cuore di Wall Street si discute di rivoluzione

Loading

Stati Uniti. Intervista a Seth Adler, organizzatore del Left Forum

KIM, TRUMP E L’IMPRONTA DI MOON

Loading

Il leader sudcoreano sembra fare leva su una forza irresistibile: la vanità umana La voglia di “passare alla storia” è una tentazione formidabile. L’istinto attira Donald verso il vertice di Singapore

Conetta, la morte di Sandrine arriva a Strasburgo

Loading

Sabato a Padova è in programma un’assemblea di coordinamento della “rete” di associazioni, amministratori, volontari che hanno assunto come impegno la chiusura dei “lager” nel cuore del Veneto

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment