Il premier domani in Parlamento Poi il vertice con le parti sociali
ROMA — Silvio Berlusconi ci mette la faccia, rompendo un silenzio ufficiale che dura da molto tempo. Domani parlerà al Parlamento, prima alla Camera poi al Senato. E il giorno dopo a Palazzo Chigi il premier, assieme ai ministri dell’Economia, dello Sviluppo economico e del Lavoro, incontrerà quelle parti sociali che nei giorni scorsi avevano sollecitato il governo a compiere atti di discontinuità nell’affrontare la crisi economica. Confindustria, banche, sindacati, commercianti, artigiani nel pomeriggio di giovedì vedranno a loro volta i partiti dell’opposizione.
È saltato, insomma, il tavolo congiunto che qualcuno aveva ventilato. Un passaggio parlamentare con connesso dibattito sull’informativa del capo del governo era stato chiesto a gran voce dalle opposizioni. L’Italia dei valori, in particolare, aveva anche avanzato l’ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti del governo, ma mancando delle firme necessarie, era in attesa del sostegno degli altri partiti, preoccupati però di ripetere quanto era avvenuto lo scorso 14 dicembre, quando la maggioranza la spuntò con l’aiuto dei responsabili, e quindi incerti nel percorrere la strada indicata dai dipietristi. In ogni caso, il clima nel quale Berlusconi terrà il suo discorso è teso, e non soltanto per l’aggressività della speculazione che ha fatto fare un tonfo alla Borsa italiana, con lo spread tra i titoli del debito pubblico italiano e i bund tedeschi schizzato al massimo storico. Le tensioni riguardano anche i modi con cui dare concretezza alla manovra approvata. Il governo, come ha anticipato Maurizio Sacconi nell’intervista al Corriere, si prepara all’incontro con le parti sociali con un’agenda di cinque punti per rilanciare crescita e sviluppo. Sacconi fa notare che «le misure su cui si sta lavorando vanno dal monitoraggio degli investimenti infrastrutturali, alla riforma fiscale, al credito, alle attività produttivi e agli accordi sindacali aziendali. Insomma, governo e parti sociali possono e devono verificare i modi con cui convergere verso l’interesse nazionale» .
Intanto, a questo proposito il segretario del Pdl, Angelino Alfano, annuncia alcune novità in fatto di investimenti nel Sud. «Mercoledì mattina— dice — Berlusconi convocherà il Cipe per approvare il finanziamento di oltre settanta opere pubbliche strategiche per il Paese per un importo di 7 miliardi di euro» . Fondi messi a disposizione dall’Europa, già pronti per essere spesi su progetti per potenziare la viabilità stradale, sui quali esistono accordi con le Regioni interessate. Ma che sarebbero stati tenuti fermi, così sostengono alcuni ministri, dal responsabile dell’Economia.
Alfano invita poi l’opposizione a seguire l’esempio dell’America. «Confidiamo — è il suo augurio — che le opposizioni siano all’altezza della sfida avanzando proposte e accettando di condividere scelte impegnative che la crisi impone, proprio come hanno fatto i Repubblicani americani che hanno sì trattato con durezza ma alla fine hanno fatto prevalere l’America e le sue urgenze» . Ecco perché, sottolinea Alfano, «ci auguriamo che le opposizioni la smettano con il noioso ritornello per cui occorre un governo nuovo e il passo indietro di Berlusconi per affrontare la crisi» . Sintetizza Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Sarebbe da irresponsabili aprire una crisi al buio in una situazione dell’economia internazionale così delicata. Per eccesso di faziosità qualche esponente della sinistra invoca l’andamento della borsa per affermare che I mercati chiedono le dimissioni del governo italiano. Se ci mettessimo su questo piano, bisognerebbe allora chiedere le dimissioni di molti governi europei» . Cicchitto allude alle tesi del vicesegretario del Pd, Enrico Letta, secondo cui a Berlusconi «è stata espressa la terza sfiducia di seguito. Quella delle parti sociali. Netta e senza appello, come mai era accaduto prima.
Clamorosa soprattutto per le pregresse divisioni degli stessi firmatari del Patto economico-sociale reso noto qualche giorno fa» . Un giudizio altrettanto negativo arriva da «Italia Futura» , la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo: «La manovra varata in gran fretta dal governo per fare fronte agli attacchi speculativi per i suoi contenuti fa tornare alla memoria gli anni Ottanta, periodo terribile per la finanza pubblica» .
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