Il Papa: «Ora pace in Libia Le armi sono state inutili»

by Sergio Segio | 8 Agosto 2011 7:11

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ROMA — Nella crisi libica «gli organismi internazionali e quanti hanno responsabilità  politiche e militari» devono «rilanciare con convinzione e risolutezza la ricerca di un piano di pace per il Paese, attraverso il negoziato ed il dialogo costruttivo» . Lo ha detto Benedetto XVI al termine della recita dell’Angelus rivolgendosi ai fedeli e ai pellegrini presenti nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, nella prima domenica dall’inizio del Ramadan. In Libia, ha aggiunto il Pontefice, «la forza delle armi non ha risolto la situazione» .
Ormai infatti sono passati quasi cinque mesi dall’inizio delle operazioni militari internazionali, seguite alla risoluzione dell’Onu numero 1973 sulla «No fly zone» , e la situazione umanitaria della popolazione è sempre più grave anche a causa delle alte temperature estive e della interruzione di energia elettrica necessaria per la conservazione del cibo, dovuta ai bombardamenti. Per questo il Pontefice ha lanciato il suo forte appello affinché tacciano le armi e si fermino le violenze per dare spazio alle trattative di pace. Ma il Papa ha rivolto la sua attenzione anche ad un’altra «emergenza» del bacino del Mediterraneo, la Siria, lanciando anche in questo caso «un pressante appello alle autorità  ed alla popolazione» .
E chiedendo che in quella nazione «si ristabilisca quanto prima la pacifica convivenza e si risponda adeguatamente alle legittime aspirazioni dei cittadini, nel rispetto della loro dignità  e a beneficio della stabilità  regionale» . «Cari fratelli e sorelle — ha detto Benedetto XVI — seguo con viva preoccupazione i drammatici e crescenti episodi di violenza in Siria, che hanno provocato numerose vittime e gravi sofferenze. Invito i fedeli cattolici a pregare, affinché lo sforzo per -Infophoto) la riconciliazione prevalga sulla divisione e sul rancore» .
Due giorni fa il nunzio in Siria, monsignor Mario Zenari, ha espresso «grande dolore» per lo spargimento di sangue e le violenze in atto nel paese, che scuotono uno Stato-culla del cristianesimo, dove l’ 8-10%della popolazione, stando alle stime, è di fede cristiana. Quanto alla Libia, la settimana scorsa il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, aveva denunciato all’agenzia Fides, ripresa dalla Radio Vaticana, che i bombardamenti stavano colpendo «obiettivi civili come i depositi alimentari» e aveva riferito anche della pressione psicologica alla quale è soggetta la popolazione, a causa «dei continui sorvoli degli aerei della Nato, specie la notte» . Martinelli si era anche detto stupito dell’indifferenza della Nato e dell’Europa alla «proposta di tregua per il Ramadan che per tutti i libici (pro o contro Gheddafi) è un periodo sacro e secondo me andrebbe rispettato» .

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