Il network delle mazzette «Occhio ai signori di Milano»
MILANO — Uno ha «già in mano qualcosina a Bosisio» e il qualcosina è conveniente: «Ha comprato 10.000 metri a 5 euro al metro» . Un secondo, «nostro amico di Cernusco» , è andato e «ha tirato 7 milioni in euro. Cash… ha fatto la sua operazione» . Poi ci sono i due che ragionano sul Comune di Roncello: «Il sindaco l’ho conosciuto, era del Pdl… Forza Italia… Si è fatto fare tutto… La scuola, la palestra, il centro medico, un asilo» . Imprenditori e politici parlano al telefono. Sono intercettati. E nelle conversazioni, base dell’inchiesta sulle tangenti che a maggio ha azzerato l’amministrazione di centrodestra di Cassano D’Adda, c’è tutta questa grande area della Brianza (Bosisio, Roncello) e delle terre confinanti (lo stesso Cassano).
Terre di provincia, di costruzioni e guadagni, anzi di ricchezza vera, con l’imperativo del fare che coincide con l’edificare. Con amicizie politiche, protezioni. E mazzette. Così a Cassano d’Adda, in viale Europa, un’area «di interesse pubblico» in un amen è diventata area «residenziale di completamento del tessuto edilizio consolidato» . Ci è voluto e ci vuole poco. Basta avere gli uomini giusti. Come l’architetto Michele Ugliola. Nato il 15 aprile ’ 58 a San Severo in provincia di Foggia, residente a Milano in via Arbe, Ugliola ha un passato socialista, nel tempo è stato accostato a Forza Italia e al Pdl; già coinvolto in storie di tangenti, l’architetto sarebbe stato portato a Cassano d’Adda (finendo arrestato) da Marco Paoletti. Classe 1967, sposato, due bimbe, in quell’inchiesta di maggio indagato (era assessore), Paoletti è un leghista consigliere provinciale con buone credenziali in Regione. E quello che — secondo le rivelazioni de Il Fatto Quotidiano— l’architetto Ugliola in queste settimane va confidando ai magistrati, è uno scenario ben lontano dal piccolo paese di Cassano d’Adda, 19 mila abitanti. Ugliola starebbe elencando nomi, cognomi, partiti; altre amministrazioni coinvolte, altri malaffari, con ramificazioni e collegamenti nelle massime sedi istituzionali.
Molti, moltissimi i verbali secretati. Dove porteranno i segreti? Chi ha presentato Ugliola a Paoletti o viceversa? Prendiamo una telefonata di Paoletti con l’imprenditore Fausto Giacomino Crippa. Dice il primo: «Ugliola è più un mediatore, un intrallazzatore… Però lei sa benissimo che quando bisogna mediare fra imprenditori, tecnici e politici ci vogliono anche questi personaggi di riferimento…» . Crippa avanzerà dei dubbi. Delle riserve. Che Paoletti metterà a tacere: «Ma scusami, eh, tu con Ugliola mi avevi fatto una cena a Milano un anno fa. Io vengo, perché… tu avevi già … Tu eri in maretta con Ugliola, avevi detto che non era più come prima… Scusami, cioè, era il sancta sanctorum, tutte le mattine partivi mezz’ora prima da casa per andare a bere il caffè con lui e adesso è un delinquente?» .
A questo Ugliola in Procura si interessano per tre motivi. La vicenda di Cassano d’Adda, per l’appunto; dopodiché c’è il filone investigativo sull’ex re delle bonifiche ambientali Giuseppe Grossi, considerato vicino a Comunione e liberazione, arrestato nel 2009 per i fondi neri e i veleni del quartiere di Santa Giulia; infine, sempre legato a Grossi, c’è il discorso delle speculazioni immobiliari di Luigi Zunino, l’uomo che avrebbe voluto riconvertire la vecchia area Falck. Esatto: la Falck sta a Sesto San Giovanni. Sesto.
La città travolta dallo scandalo delle mazzette con Filippo Penati indagato. Lì dicono d’aver visto Ugliola a cena con assessori e uomini influenti nella vita civile e professionale. Il sindaco Giorgio Oldrini, interpellato dai Verdi, aveva escluso qualsiasi tipo di rapporto e commistione del Comune con l’architetto. Piero Di Caterina, uno dei grandi accusatori di Filippo Penati, assessore a Sesto San Giovanni dal 1985 al 1993 e sindaco dal 1994 al 2001, interpellato nega d’aver mai conosciuto Ugliola e di averci collaborato. Voci di corridoio, non verificabili, associano l’architetto a un collega sestese, Marco Magni, indagato per numerosi episodi di corruzione. Con perfino un tesoretto di fondi creato fuori dal bilancio e depositato oltreconfine.
Una delle costanti da Cassano d’Adda all’ex Stalingrado è il voluminoso flusso di denaro. Negli incartamenti di Cassano il movimento di capitali «da e verso l’estero riferibili a Ugliola» sommano 95.459 euro a 53.015, e ancor 185.750 a 176.846 euro. E del resto il sopracitato imprenditore Crippa, proprietario del «Linificio Canapificio Nazionale» , area industriale dismessa da recuperare, ha confessato con spontanee dichiarazioni: «Sin dal primo incontro l’architetto mi disse chiaramente che lui gestiva di fatto la totalità dei progetti a Cassano e che l’essermi rivolto a lui avrebbe garantito l’accoglimento della mia iniziativa» . Presto «Ugliola mi richiese di elargirgli in contanti circa 3 milioni di euro da versargli su un conto corrente da accendere in Austria. Nella circostanza l’architetto veniva accompagnato da un professionista a suo dire specializzato in transazioni di questo genere. Si trattava di Marco Capretti, titolare di una società londinese, la Sawford Benedict…» .
L’architetto aveva l’appoggio, il lasciapassare di chi contava. L’intera giunta: il sindaco Edoardo Giuseppe Sala, i consiglieri comunali Paolo Casati e Clemente Pollio, un altro Casati, l’assessore Alessandro (figlio di Paolo)… Senza dimenticarsi le raccomandazioni di Paoletti, che in Provincia risulta presiedere la commissione ambiente e rifiuti. Occhio ai «signori di Milano» , consigliava in un’intercettazione. Chi saranno mai? Gli amici di Ugliola? I suoi referenti? Il suo scudo? Gente come lui? Prosegue Paoletti: l’architetto «è un professionista, non gliela puoi mettere nel c…, è un vendicativo, no?» .
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