by Sergio Segio | 9 Agosto 2011 6:32
ROMA — Interventi sulle pensioni? «Loro lo vorrebbero… Ma io ne penso tutto il male possibile». Inizia così, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, in modo molto deciso contro l’ultima (in ordine di tempo) ricetta per salvare i conti pubblici e far ripartire l’economia. Il ventilato intervento sul sistema pensionistico potrebbe infatti fare la parte del leone nel reperire quei 30-40 miliardi di euro in più che servono per anticipare il pareggio del bilancio statale .
In attesa dell’incontro con il governo domani pomeriggio, l’ipotesi è respinta dai tre sindacati confederali, all’unisono, tutti e tre insieme. La possibilità di immediato innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato, l’azzeramento dei trattamenti di anzianità , la revisione delle condizioni di reversibilità , e così via sembra aver ricompattato le tre confederazioni. E la proposta è respinta al mittente. In senso tecnico: cioè alla politica. Perché «il risanamento dei conti pubblici deve partire dalla riforma dello Stato e i politici devono innanzitutto “toccare” i loro domini», afferma Bonanni. Gli fa eco Luigi Angeletti, leader della Uil, che alla richiesta di un commento esordisce con un «Mi viene da ridere». Non solo perché — anche per Angeletti — «prima tocca dimagrire allo Stato e poi ai cittadini». Ma anche «perché chi pensa una cosa simile non si rende conto che per reperire una cifra del genere toccando le pensioni ci vogliono almeno dieci anni». Insomma, non è una «misura congrua, cioè adeguata alle necessità ».
Anche la Cgil si opporrà a nuovi interventi sul sistema pensionistico. Incaricata di esprimere la posizione della confederazione guidata da Susanna Camusso, il segretario confederale Vera Lamonica. «Una manovra che è nata iniqua — afferma — diventa ancora più cruda: anziché colpire ancora una volta pensioni e assistenza si recuperino le risorse necessarie dall’evasione, dalle grandi ricchezze e dalle rendite».
Sulle pensioni, Confindustria per il momento non dice nulla. In questi giorni ci sono contatti e telefonate tra il presidente Marcegaglia e il ministro del Welfare, Sacconi. Per esprimersi il leader degli industriali attende di vedere il complesso delle proposte del governo messe nero su bianco. Al momento non circolano testi, neppure bozze. Ma anche viale Astronomia ritiene che i tagli ai costi della politica siano una delle priorità per liberare risorse che devono essere utilizzate per favorire contestualmente gli investimenti da parte delle imprese e i consumi da parte dei cittadini: cioè misure a favore della crescita. Il grande timore è che possano essere invece prospettate misure ulteriormente depressive del Pil che già potrebbe tornare entro la fine dell’anno, secondo le stime tendenziali dell’Istat, a incrementi dello zero virgola (0,70 per l’esattezza).
La proposta alternativa che Bonanni porterà al tavolo riguarderà non solo «i molteplici e pletorici livelli decisionali della macchina statale centrale», ma punterà anche alle Regioni che «ormai sembrano dei veri e propri stati, le Province e i Comuni, che per più della metà hanno meno di mille di abitanti, oltre che alle aziende municipalizzate». Secondo il leader Cisl sarà necessaria anche una «patrimoniale che escluda chi possiede solo una casa» e «l’innalzamento dal 12 al 20 per cento dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziarie». Per Angeletti la rimessa in forma dello Stato passa anche dalla «vendita del patrimonio statale». Se fatta bene, questa misura «in un paio d’anni farebbe recuperare quei 30 miliardi che servono in più».
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