Il governo a caccia di cinque miliardi sul decreto pioggia di emendamenti

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ROMA – Il giorno della verità  è arrivato: questa sera alle 20 scade per i gruppi il termine per presentare gli emendamenti al decreto sulla manovra bis. E in mattinata c’è l’incontro il Cavaliere e il Senatur, chiamati a dire la parola fine al balletto di proposte e controproposte e andare a caccia dei 4-5 miliardi che servono per le modifiche. «L’intesa è vicina, e sarà  perfezionata domani da Berlusconi e Bossi nel loro incontro, rispettando due paletti fondamentali: tempi rapidi e saldi invariati», spiega il portavoce Paolo Bonaiuti. Ma il vertice, a cui parteciperà  anche Giulio Tremonti, non è l’ultima spiaggia perché il governo può presentare modifiche in qualsiasi momento. Uno,come spiega Ignazio La Russa, sarà  quello che salva i piccoli comuni.
Mentre ad Arcore si cercherà  la “quadra” a Milano manifesteranno i sindaci mobilitati dall’Anci. Saranno almeno 600 e ci saranno, fra gli altri i primi cittadini di Milano Roma, Napoli, Bologna, Torino, Verona e Varese. Presenti anche il “governatore” lombardo Formigoni e quello emiliano Errani.
Alla commissione Bilancio del Senato, intanto, sono arrivati già  un centinaio di emendamenti provenienti da singoli senatori. Quelli dei gruppi di opposizione arriveranno stasera. Il Pd è pronto a presentare circa 50 emendamenti sulla falsariga delle proposte annunciate nei giorni scorsi. Il numero due del partito Enrico Letta annuncia «un’opposizione parlamentare dura contro una manovra che sembra molto peggiorata con l’aumento delle tasse e la scomparsa dei tagli alla politica».
Anche il Terzo polo ha preparato il suo pacchetto di proposte e lo presenterà  oggi pomeriggio. Fra le proposte misure correttive del contributo di solidarietà  mitigato dal quoziente familiare e un intervento sulle pensioni.
Il giudizio sul dibattito nella maggioranza non è tenero. E Pier Ferdinando Casini, severo sul Pd che non prende le distanze dallo sciopero della Cgil, apre però ad un futuro governo con i democratici. «È chiaro che scelte come quella sullo sciopero non ci avvicinano», dice il leader centrista.
Ma poi spiega: «Detto questo, con la gran parte del Pd c’è sintonia e io lavorerò in quella direzione. Perché ritengo il Pd non tanto e non solo forza necessaria a costruire l’alternativa berlusconiana. Io ritengo il Pd una forza necessaria a governare l’Italia quando usciremo da questo caos. A noi non interessa fare l’ago della bilancia di una coalizione che con il 55 per cento governi il paese. Non è più possibile governare così».
Pronte anche le modifiche dell’Idv che ricalcano il progetto di legge in materia economica già  depositato. Con Antonio Di Pietro convinto però che Pd e Pdl non abbiano nessuna voglia di scontrarsi. «Chi pensa che possano arrivare a rompere sulla manovra s’illude. Quelli sono come il gatto e la volpe. Per quanto profonde siano le loro divisioni, li tiene insieme la difesa dei loro interessi comuni e la necessità  di dare fregature agli altri», dice l’ex pm.


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