Il direttorio franco-tedesco

by Sergio Segio | 14 Agosto 2011 7:32

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 PARIGI.Monsieur Blabla riuscirà  a convincere Frau Nein a sottoscrivere una dichiarazione comune abbastanza forte da convincere i mercati che esiste ancora in Europa una chiara volontà  di salvare l’euro dalla crisi dei debiti sovrani? Martedì, il presidente francese riceve all’Eliseo la cancelliera tedesca. I due personaggi non si amano e dal 2007 non sono mancate le tensioni. Ma oggi, di fronte ai rischi di quello che il presidente della Banca Mondiale delinea come «un cambiamento dell’equilibrio geopolitico», dall’occidente a favore della Cina, la Francia preme perché la Germania accetti di mostrarsi più solidale. I tedeschi hanno però già  fatto sapere di non attendersi nessuna dichiarazione spettacolare dalla riunione dell’Eliseo. Anzi, Merkel si è irritata per la precipitazione e la pompa con cui Sarkozy ha annunciato l’incontro, «previsto da tempo», dicono a Berlino. Sarkozy, invece, vorrebbe convincere Merkel a sottoscrivere un annuncio capace di convincere i mercati.

L’oggetto dell’incontro è «formulare proposte comuni sulla riforma della governance della zona euro» per arrivare a un accordo «entro la fine dell’estate». Tempi lunghi, che vanno bene a Merkel, che solo ieri ha interrotto le vacanze. Sarkozy, invece, ha fretta. La settimana è stata dura per la Francia: banche sotto tiro, voci di fallimento della Société Générale, che hanno rafforzato i timori di un abbassamento del rating della Francia, che ha registrato una crescita zero nel secondo trimestre di quest’anno. Come sostiene Alain Minc, consigliere molto ascoltato all’Eliseo, le 3 A sono «un bene comune» per la Francia, che va preservato a tutti i costi. Sarkozy spera di riuscire a ripetere l’exploit di un mese fa, quando nell’incontro avuto a Berlino con Angela Merkel era riuscito dopo 7 ore di pressing a far accettare a Frau Nein (così Merkel è soprannominata a Parigi) il secondo piano di aiuti alla Grecia. I mercati però non erano stati rassicurati. Martedì, Sarkozy vorrebbe che almeno il direttorio franco-tedesco affermasse la determinazione a far applicare a breve l’accordo del 21 luglio, dando qualche elemento più preciso sull’aumento del Fondo europeo di stabilità  finanziaria, oggi dotato di 440 miliardi di euro, cifra che dovrebbe venire amentata considerevolmente perché assolutamente inadeguata a far fronte alla crisi del debito sovrano di Italia, Spagna e Francia, il piatto grosso oggi nel mirino dopo l’antipasto di Irlanda, Portogallo e Grecia. Ma Merkel è reticente e, in patria, la destra è ostile, mentre dei segnali positivi sono venuti dall’opposizione (Spd e Verdi).
Stessa situazione per gli eurobonds. Monsieur Blabla (come è chiamato Sarkozy a Berlino) sogna un gran colpo: l’annuncio di un’accresciuta cooperazione fiscale tra Francia e Germania, con la prospettiva della creazione di eurobonds franco-tedeschi. Sarkozy pensa solo a salvare la Francia, incollandola alla Germania: se passasse il progetto di eurobonds franco-tedeschi, sarebbe una bruttissima notizia per l’Italia, perché si darebbe il via all’esistenza di fatto di due categorie di titoli di stato, quelli di «qualità » (garantiti dalla prosperità  tedesca) e quelli «scadenti». «Storicamente – afferma l’economista Jean Pisani-Ferry del centro studi Bruegel di Bruxelles – quando una crisi ha colpito la Francia, la Germania è sempre stata pronta a manifestare solidarietà ». Ma, attenua Ulrike Guerot del Consiglio europeo di relazioni esterne, «il rapporto di forze tra Parigi e Berlino è passato a favore della Germania. Nel passato si parlava sempre di tandem. Oggi è la Germania che guida la moto e la Francia è nel side car».
Una delle ipotesi sul tavolo dell’incontro dell’Eliseo del 16 è il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio della Ue che potrebbe diventare il portavoce dell’euro. Sarebbe un primo passo verso la creazione del super-ministro delle finanze europeo, come chiede il governatore della Bce. Il federalismo a metà  che evoca questa ipotesi si scontra però con rischi di «un’Europa post-democratica» mette in guardia l’ex ministro degli esteri socialista Hubert Védrine. Con la «messa sotto tutela dei deboli da parte dei forti», come è già  avvenuto per la Grecia e sta avvenendo in questi giorni per il caso italiano.

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