by Sergio Segio | 14 Agosto 2011 7:07
Nella misura, prevista tra i provvedimenti della manovra bis annunciati venerdì dal Consiglio dei ministri, non è difficile leggere il riferimento del commento del premier, che venerdì lamentava un «cuore che gronda sangue» per una manovra che «mette le mani nelle tasche degli italiani».
La stretta fiscale arriva così a toccare tutte le classi di lavoratori. Il gettito stimato del nuovo contributo dovrebbe essere compreso al lordo tra i 2,3 ed i 2,4 miliardi di euro, ma i benefici per le casse dello Stato saranno attenuati per effetto delle deduzioni previste su quanto versato: al netto delle agevolazioni, le risorse raccolte dovrebbero attestarsi tra gli 1,6 e gli 1,8 miliardi di euro.
L’addizionale resterà in vigore tre anni, dal 2011 al 2013. L’ipotesi è di far partire i prelievi dal gennaio 2012, riferiti ai redditi 2011; i prelievi dovrebbero avere cadenza mensile. Ma come funziona il meccanismo del contributo? Sono previsti due scaglioni, per le quote di reddito rispettivamente sopra i 90 mila ed i 150 mila euro. Sulla prima sarà applicata un’aliquota aggiuntiva del 5%; ai redditi eccedenti i 150 mila euro si applicherà invece un’aliquota supplementare del 10%.
Così, per un reddito di 100 mila euro, si applicherà un prelievo del 5% sui 10 mila euro eccedenti i 90 mila, per un contributo pari a 500 euro. I sacrifici aumenteranno per la ristretta schiera di dipendenti che guadagnano più di 150 mila euro. Un reddito di 250 mila euro sarà infatti soggetto ad un’aliquota aggiuntiva del 5% sui 60 mila euro compresi nella fascia tra i 90 mila ed i 150 mila (per 3000 euro totali), mentre ai 100 mila euro eccedenti i 150 mila si applicherà un’aliquota aggiuntiva del 10%, per 10.000 euro. Il prelievo aggiuntivo totale sarà quindi pari a 13.000 euro.
Le cifre realmente versate, però, saranno inferiori: il meccanismo subirà infatti un aggiustamento dovuto alla deducibilità del contributo aggiuntivo nell’anno successivo a quello in cui è stato versato. La percentuale deducibile corrisponde all’aliquota di riferimento del 43%: così, ai 500 euro aggiuntivi pagati dal dipendente che guadagna 100 mila euro si applicherà una deduzione pari a 215 euro, che produrrà un versamento effettivo pari a 285 euro. Il contribuente che guadagna 250 mila euro, secondo lo stesso meccanismo, potrà dedurre 5.590 euro, pagandone 7.410. L’effetto della correzione è così di abbassare le aliquote aggiuntive: il prelievo al 5% diventa dopo la deduzione pari al 3-3,5% reale, mentre quello al 10% scende al 6-7%.
Il contribuente potrà però scegliere tra il superprelievo e l’applicazione di un’aliquota Irpef del 48% per lo scaglione di reddito dai 75mila euro in su, attualmente tassato al 43%.
Il contributo di solidarietà riguarderà circa 370 mila dipendenti privati ad alto reddito. Di questi, circa 64 mila, guadagnano tra i 90 mila ed i 100 mila euro, oltre 78 mila hanno un reddito compreso tra 100 mila e 120 mila euro, mentre 57 mila guadagnano tra i 120 ed i 150 mila euro. Trentanovemila dirigenti hanno un reddito tra i 150 e i 200 mila euro mentre altri 39 mila oltre i 200 mila euro.
A versare il contributo aggiuntivo saranno chiamati, secondo lo stesso schema, anche i lavoratori autonomi con un reddito superiore ai 90 mila euro: salta infatti l’ipotesi annunciata dal Consiglio dei ministri che vedeva l’applicazione del l’addizionale Irpef ai redditi autonomi a partire dai 55 mila euro.
I dirigenti, da parte loro, hanno preso malissimo l’introduzione del contributo: «A pagare sono sempre i soliti quattro gatti che per professionalità e responsabilità hanno un reddito medio-alto ben noto al fisco», è il commento di Cida e Confedir-Mit, le organizzazioni che rappresentano oltre 700 mila dirigenti pubblici e privati in attività e in pensione. Le due associazioni parlano senza mezzi termini di «ennesimo condono» e bocciano una «manovra di breve respiro che non ci dà futuro».
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