Il Cavaliere piegato da Merkel e Sarkozy “Così mi hanno messo sotto tutela”

by Sergio Segio | 8 Agosto 2011 7:28

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È un vero e proprio ultimatum quello che Merkel e Sarkozy depositano sulla scrivania di Berlusconi, calibrando ogni singola parola del comunicato. Va bene l’anticipo del pareggio di bilancio, ma non basta.
Serve ora «un’attuazione rapida e completa delle misure annunciate». Toni perentori, appunto, che non lasciano margini per trattare, come quelli usati nelle scorse settimane con la Grecia. Un altro paese “commissariato” dal direttorio europeo per salvarlo da se stesso e dalla propria classe politica. Del resto la lettera riservata di Trichet, il governatore della Bce, spedita tre giorni fa a palazzo Chigi, conteneva già  un elenco preciso di cose da fare. Senza indugi.
Al Cavaliere la nota congiunta è stata anticipata con un colloquio telefonico (conferme non ce ne sono, ma sembra sia stato Sarkozy a telefonare in Sardegna) e ha provocato due reazioni uguali e contrarie. Da una parte il sollievo, perché quel comunicato significa la salvezza, è la prova che Sarkozy è finalmente riuscito a vincere le resistenze della Germania e garantire che la Bce, da questa mattina, inizierà  a comprare i Btp italiani sul mercato secondario. Dall’altra l’umiliazione e quindi la rabbia per essere trattato come un leader sotto tutela. Un’irritazione accresciuta anche dall’analisi convergente di Mario Monti apparsa ieri sul Corriere della sera. Proprio il candidato più autorevole per rimpiazzarlo alla guida di un esecutivo tecnico, ha descritto quello di Berlusconi come un governo svuotato della sua sovranità , dove di fatto «le decisioni principali sono state prese da un governo tecnico sovranazionale» insediato tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York. Che sia in atto un declassamento politico dell’Italia è confermato da alcuni piccoli ma significativi episodi. Nonostante a Roma si cerchi di accreditare l’immagine di un premier in «costante contatto» con tutto il mondo, la realtà  appare un po’ diversa. La Merkel con il Cavaliere non vuole più farsi riprendere nemmeno in una foto, figuriamoci incontrarlo (oltretutto è stata fino a ieri in vacanza in Italia…). Sarkozy, impegnato a salvare l’Italia per mettere al riparo anche la Francia dal contagio, è rimasto invece colpito dalla gaffe di Berlusconi di venerdì scorso, con quell’annuncio «imprudente» (dicono all’Eliseo) di un vertice del G7 finanziario e poi anche del G8 quando al momento era niente più che un’ipotesi. E l’annunciata – sempre da Berlusconi – telefonata con Obama è caduta nel silenzio imbarazzato della Casa Bianca, dove nessuno l’aveva ancora data per certa. Ci dovrebbe essere, forse, oggi. Chissà . Anche negli Stati Uniti si guarda infatti con preoccupazione a quello che accade a Roma, l’anello debole della catena. La botta all’immagine americana, provocata dal declassamento di S&P, ha fatto passare per un giorno in secondo piano ieri l’emergenza-Italia, che tuttavia da ieri sera torna a dominare l’attenzione, per l’urgenza di dare ai mercati delle certezze.
Per dare concretezza agli annunci e riempire di contenuti l’anticipo del pareggio di bilancio, nel governo si fa sempre più concreta l’ipotesi di un decreto legge, come anticipato ieri da Repubblica. Da approvare questa settimana o dopo ferragosto. Del resto sembra proprio un provvedimento d’urgenza quello che chiedono tra le righe Parigi e Berlino in cambio del sostegno della Bce. Dal poco che filtra da Francoforte, sede della Banca centrale europea, sembra che fino all’ultimo i tedeschi – mandando avanti gli alleati lussemburghesi e olandesi – abbiano puntato i piedi, contrarissimi a comprare titoli pubblici italiani senza precise garanzie. E solo l’aut-aut a Berlusconi contenuto nel comunicato congiunto di Merkel e Sarkozy ha sbloccato la situazione, di fatto commissariando il governo e mettendolo in condizioni di scegliere soltanto “dove” andare a tagliare. Senza più voce in capitolo sul “quanto” e sul “quando”. Da oggi al ministero dell’Economia si riuniranno i tecnici per capire su quali capitoli intervenire, se sull’innalzamento dell’età  pensionale per le donne, sull’anticipo dei costi standard nella sanità  o sulla revisione della giungla di detrazioni fiscali. Mentre non viene neppure più esclusa a priori, nonostante la contrarietà  di Berlusconi, l’idea di una tassa patrimoniale, già  riaffiorano le ipotesi di un condono fiscale ed edilizio.

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