Il caos dei mercati frena l’economia

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Nel Bollettino mensile presentato ieri, la Banca centrale europea, appare moderatamente ottimista: sostiene, in particolare, che la crescita economica prosegue, anche se più lentamente, che i rischi di inflazione sono ancora alti, che la sua politica monetaria è ancora espansiva, nonostante negli ultimi mesi abbia aumentato per due volte i tassi di riferimento portandoli all’1,5%. Insomma, se non ci fossero le tensioni sui mercati, tutto o quasi andrebbe bene.
Gli economisti del presidente Trichet, però, fanno finta di non vedere che le pressioni ribassiste delle borse non sono legate a fenomeni speculativi in senso brutale, ma anticipano una tendenza di breve-medio periodo che gli ultimi dati macroeconomici confermano: l’economia globale sta rallentando e le imprese quotate in borsa nei prossimi 9-12 mesi difficilmente potranno distribuire utlili sostenziosi o produrre capital gain. Questo vuol dire che la speculazione, in questa fase, non è altro che previsione delle tendenze. E su questo c’è chi guadagna, magari spingendo artificiosamente al ribasso le quotazioni con vendite allo scoperto, delle quali la Bce non si interessa mai.
Quanto all’Italia (l’affermazione è in un articolo del Bollettino che mette a confronto le dinamiche della ripresa di Germania, Francia, Spagna e Italia) le informazioni più recenti confermano una «attenuazione della crescita» e l’economia italiana si caratterizza per una «debolezza relativa» se paragonata a quella delle altri grandi economie dell’eurozona. E la situazione, vista la manovra correttiva che sarà  varata, è destinata a peggiorare. La Bce non lo scrive esplicitamente visto che la manovra sostanziosa e anticipata è stata «suggerita» proprio da Francoforte.
L’Italia e gli altri paesi in difficoltà , tuttavia, non saranno abbandonati a sé stessi, purché seguano le indicazioni di Francoforte. Ricordando infatti, una dichiarazione di Trichet del 7 agosto, si ripete che è «fondamentale il fatto che i governi siano pronti ad attivare la European Financial Stability Facily (Efsf) nel mercato secondario, in base a una analisi della Bce che riconosca, quando l’Efsf sarà  operativa, l’esistenza di circostanze eccezionali nei mercati finanziari e di rischi per la stabilità ».
Quanto all’inflazione, sulla base delle risposte dei 50 previsori interpellati tra il 14 e il 19 luglio sugli andamenti futuri nell’Eurozona, la Bce ha rivisto leggermente al rialzo le stime di inflazione per il 2011 e il 2012, portandole rispettivamente al 2,6% e al 2%. Le aspettative per il 2013 sono all’1,9%. Da queste previsioni, per la Bce, nasce la necessità  di aumentare i tassi. Ma nell’ultima settimana qualcosa è cambiato nel quadro complessivo. Il riferimento è l’aggravarsi delle tensioni sui mercati (anche per il declassamento del rating degli Usa) ma soprattutto la Bce sembra frastornata dalla decisione presa dalla Fed statunitense di bloccare per due anni i tassi di interesse che sono praticamente a zero (0-0.25%). Questa decisione sembra ora paralizzare i banchieri di Francoforte.


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