Ikea, sciopero contro l’apertura a Ferragosto
MILANO – L’apertura ferragostana, a fatica, l’avevano pure digerita all’Ikea di Corsico. Un sondaggio interno dell’azienda – anche se buona parte dei lavoratori ha contratto a termine e, tra le clausole, l’obbligo di lavorare nei dì di festa – aveva dato un’adesione del 70 per cento, simile agli altri due stabilimenti dell’hinterland milanese, quelli di Carugate e di San Giuliano Milanese. Alla riffa aziendale, una sorta di fantozziano toto-incasso per cui il dipendente che scriverà la cifra più vicina all’introito di giornata avrà salario doppio, non ci hanno visto più. Sdegnato comunicato congiunto delle due sigle sindacali presenti nella filiale del mobilificio svedese, la Filcams Cgil e Uiltucs Uil, assemblea convocata d’urgenza, sciopero proclamato per il 15 agosto. Braccia incrociate contro quello che definiscono «gioco umiliante» e per nulla incentivante: «Vuol dire – spiegano nella nota – che a parità di prestazione lavorativa chi casualmente indovinerà un numero prenderà il doppio dei propri compagni di lavoro».
L’idea è dello store manager di Corsico, Arack Ayadi. «Una iniziativa sua – precisa Claudio Rossetti, portavoce di Ikea Italia – e non dell’azienda, ma presa in totale buona fede, un modo per coinvolgere i lavoratori e rendere trasparenti gli incassi». Uno schiaffo, per le rsu di uno stabilimento da tempo sul piede di guerra col suo direttore, dai passati controlli sui tempi impiegati dai dipendenti per andare in bagno all’ultima promessa. «Ci ha spiegato – sottolinea Maria Carla Rossi della Filcams – che quella di quest’anno è un’opportunità , e che dall’anno prossimo si lavorerà sempre a Ferragosto. Ma è da quando c’è lui che ne succedono di tutti i colori. E dire che, non più tardi del 2 agosto, avevamo firmato con Ikea un integrativo molto avanzato sul piano delle relazioni sindacali. Ed ecco come viene rispettato». Preferirebbero, i forzati delle feste, che eventuali incentivi fossero divisi tra tutti e che, se proprio lavorare si deve, lo facciano gli assunti, e che i precari santifichino la festa.
Spazi per trattare ce ne sono ancora, a patto di accantonare la riffa: «Il confronto ci interessa – ammette Rossi – specie se Ikea non si allinea col suo direttore, ma dubitiamo». Tra l’altro, il mandato dell’attuale store manager sarebbe in scadenza a settimane. «Non confermiamo – ribatte Rossetti – ma speriamo in una mediazione. A Milano c’è tanta gente, un’Ikea aperta è anche un punto di riferimento per tanti».
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