I trentamila detenuti politici venduti dalla Ddr all’Ovest

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BERLINO. Le trattative duravano mesi, a volte persino anni: da una parte c’era l’impero del capitale, che acquistava, dall’altra la repubblica operaia e contadina, che vendeva. Oggetto del commercio erano esseri umani: più di 33mila detenuti politici della Ddr, per la cui libertà  dal 1963 al 1989 la Germania federale ha pagato per un valore complessivo di tre miliardi di marchi. A pochi giorni dal 13 agosto, cinquant’anni dall’inizio della costruzione del Muro, il bilancio di questo mercato lo fa la Frankfurter Allgemeine Zeitung, pubblicando persino un documento originale del 1971, con le tariffe differenti per i diversi detenuti.
Nella Repubblica democratica nessuno ammetteva che ci fossero prigionieri politici: le trattative riguardavano i colpevoli di “attività  contraria all’ordine antifascista”, cioè chi tentava di fuggire a Ovest o aiutava i fuggiaschi, o chi criticava il regime, che di fatto veniva equiparato a chi forniva informazioni alla Germania occidentale. Secondo i due avvocati che gestivano il commercio, Jà¼rgen Stange a Ovest e Wolfgang Vogel a Est, la tariffa abituale era di 40mila marchi (circa 20mila euro, senza calcolare l’inflazione). I condannati a pene gravi, ma anche gli ingegneri e i medici, di cui la Ddr non si disfaceva volentieri, valevano una tariffa doppia. In caso di aggravanti – aiuto alla fuga verso Ovest o passaggio di informazioni all’occidente – si arrivava a 200mila marchi. Per chi scontava pene leggere, o era arrivato avanti nella detenzione, il prezzo era molto più basso, quasi da fine stagione.
Le consegne avvenivano direttamente da un legale all’altro, con appuntamento alla stazione Friedrichstrasse della metropolitana berlinese in pieno stile da incontri di spie. Gli scambi “ufficiali” cominciarono nel 1963, con il via libera del cancelliere federale Konrad Adenauer, quando il ministro per gli Affari pantedeschi Rainer Barzel aveva saputo attraverso fonti dell’editore Axel Springer che la Ddr era disposta a discutere la liberazione di detenuti in cambio di marchi “pesanti”. In quell’occasione il conto per i primi otto prigionieri usciti dalle carceri della Ddr fu di 205mila marchi dell’Ovest. In realtà  già  dall’anno precedente i due avvocati berlinesi avevano gestito un “acquisto” su base privata, conquistandosi di diritto la qualità  di esperti.
Ma i primi scambi non erano graditi al governo di Bonn: se non ci fossero state le Chiese evangelica e cattolica, scrive il quotidiano di Francoforte, forse il commercio si sarebbe fermato lì. Invece le pressioni delle comunità  religiose portarono al compromesso di un acquisto “in natura”: nella sola estate del 1974 furono liberati 884 detenuti, ciascuno per 40mila marchi. In credito per merci, appunto, perché il governo federale aveva calcolato che in questo modo avrebbe fatto il bene del popolo, non del regime.
La Germania Est era soddisfatta di trattare attraverso due legali, costretti alla riservatezza, e l’affare veniva gestito direttamente dagli alti ufficiali del ministero per la Sicurezza di stato, cioè della Stasi. Per l’Ovest andava bene l’iniziativa della Chiesa, che non imponeva alcun riconoscimento di fatto della Ddr. Insomma, erano tutti contenti: in breve la vendita di prigionieri divenne una voce importante nei rapporti inter-tedeschi.
All’inizio i prigionieri liberati potevano solo tornare nella città  d’origine, restando nella Ddr, poi Bonn riuscì a imporre la libertà  di scelta per i detenuti “comprati”. Molti restavano a Est, perché la Stasi non chiariva loro della possibilità  di andare a Ovest. In un caso almeno questo costò la vita al prigioniero: Willi Block, incarcerato come spia nel 1961, liberato “a pagamento” nel 1965, fu ucciso poco dopo mentre tentava di superare il Muro.
Il commercio andò avanti con i diversi governi: a Ovest sia Willy Brandt che Helmut Schmidt lo sostennero, e così fece a Est Erich Honecker, successore del costruttore del Muro, Walter Ulbricht. Dal 1974 in poi, ogni anno uscivano dalle prigioni del socialismo reale tedesco oltre un migliaio di persone, che raddoppiarono persino negli anni di Helmut Kohl. L’indebitamento internazionale della Ddr, la sua sete di valuta forte resero il commercio indispensabile, al punto che gli studiosi covano un sospetto: che negli anni precedenti alla caduta del Muro certi arresti non necessari furono provocati dalla prospettiva di liberare poi “a pagamento” i detenuti. In altre parole, prima dell’89 la Ddr era diventata il primo regime che per sopravvivere era disposto a vendere i suoi cittadini.


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