I sindaci pubblicheranno i redditi di tutti

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ROMA — Vincenzo Visco ci aveva provato nel 2008, ma fu un flop clamoroso. Le dichiarazioni dei redditi 2005 degli italiani rimasero online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, solo per pochissimi minuti. Sufficienti tuttavia a scatenare un putiferio (protestò furiosamente anche Beppe Grillo), ed una richiesta di chiarimenti del Garante della Privacy, che indusse l’amministrazione ad oscurare tutto. Oggi ci riprova il governo di centrodestra.
Tra le nuove misure destinate a confluire nella manovra e concordate lunedì nel vertice di maggioranza a casa di Silvio Berlusconi, infatti, ci sarebbe anche la pubblicazione, che potrebbe essere obbligatoria, dei redditi dei cittadini. Non più compito dello Stato, ma dei sindaci, che per questa via, confidando sulle «spiate» dei loro concittadini (invidiosi, o semplicemente onesti e stanchi di pagare troppe tasse al posto di altri) tenteranno di recuperare una parte consistente dei tagli operati ai trasferimenti da parte dello Stato.
Il meccanismo è ancora da mettere a punto, l’emendamento alla manovra è atteso solo questa sera, ed ovviamente si useranno tutte le precauzioni possibili e immaginabili per evitare che vada a finire in barca, come successe tre anni fa. Non è chiaro se il maggior gettito atteso dal «controllo sociale della fedeltà  fiscale», come la chiamano gli addetti ai lavori, sarà  cifrato. E neppure se accanto a questa misura comparirà  una sorta di paracadute per assicurare le entrate necessarie (un paio di miliardi di euro) per compensare l’alleggerimento dei tagli ai Comuni deciso ieri l’altro dal vertice di maggioranza.
Di sicuro la pubblicazione dei 730 dei cittadini non sarà  l’unico strumento per garantire quell’obiettivo. La cosa può funzionare bene nei municipi più piccoli, ma non è detto che i sindaci abbiano poi il coraggio politico di andare fino in fondo, sfruttando a debita maniera le eventuali delazioni. Né è pensabile che la pubblicazione degli elenchi possa funzionare nelle grandi città , dove il «controllo sociale» è una chimera (in Finlandia, addirittura, i cittadini pagano quasi 2 euro per ricevere per sms i dati dei redditi di chiunque essi vogliano). Così, ai Comuni, saranno concesse nuove armi ed offerti migliori incentivi.
L’accesso ai dati dell’anagrafe tributaria sarà  quasi totale. E sarà  possibile, per esempio, far pagare l’Ici sui terreni edificabili, che nelle grandi città  non paga quasi nessuno. Oltre al bastone, naturalmente, c’è anche la carota. Gli emendamenti che il governo sta mettendo a punto dovrebbero infatti alzare e di parecchio il premio sul gettito recuperato dai sindaci all’evasione nel proprio territorio. Oggi incassano il 50%, ma domani la percentuale potrebbe anche raddoppiare.
La stretta all’evasione dettata dalla necessità  di risorse per far quadrare i conti pubblici (dopo aver eliminato il contributo di solidarietà  sui redditi più alti) riguarderà  anche le società  cooperative, con un taglio delle agevolazioni fiscali che dovrebbero essere del 10%, e i grandi patrimoni. Nel mirino finiscono le società  di comodo: la norma che si sta scrivendo prevede che quando un bene è intestato ad una società , ma viene utilizzato esclusivamente o in maniera assolutamente prevalente da una persona fisica, la società  di comodo diventerà  fiscalmente «trasparente». Nel senso che gli agenti delle imposte l’ignoreranno del tutto, andando a batter cassa direttamente a casa di chi effettivamente gode di quel bene. «Visco-bis» e «norma Briatore», le chiamano nei corridoi del ministero dell’Economia.


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