I ragazzi della rivolta anti-Mubarak si spaccano tra loro sul dopo-Mubarak

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 IL CAIRO.«Nel Movimento 6 aprile non c’è alcuna frattura, siamo un gruppo aperto al dibattito, alle idee, ed è normale avere una pluralità  di opinioni al nostro interno». Ahmed Maher nega che il Movimento 6 Aprile, che ha contribuito a fondare tre anni fa sull’onda degli scioperi operai di Mahalla al Kobra, sia sul punto di spaccarsi, come riferiscono da giorni i media egiziani. Ma l’organizzazione di giovani, che ha recitato un ruolo da protagonista nella rivoluzione del 25 gennaio contro Hosni Mubarak, pare davvero vicina a dare vita a due forze distinte, confermando la tendenza alla frantumazione delle formazioni progressiste egiziane alla quale di contrappone la coesione degli islamisti. A guidare la fronda contro Ahmed Maher, giudicato troppo «accomodante» da una parte del movimento, è Tareq al Kholi che, da dietro le quinte ha dato vita, per ora su Facebook, al «Braccio militante del Movimento 6 Aprile», noto anche come «Fronte Democratico». E, secondo indiscrezioni, i militanti del 6 Aprile di Alessandria, importanti come quello del Cairo durante i giorni della rivolta, avrebbero deciso di schierarsi dalla parte di al Kholi. Quest’ultimo, secondo fonti della Coalizione dei Giovani della Rivoluzione, medita seriamente di uscire dal 6 Aprile per dare vita ad un suo gruppo autonomo, anche se in pubblico lo nega ed evita di concedere interviste alla stampa.

Al Kholi rimprovera a Maher di aver scelto la strada «ufficiale» avviando nelle scorse settimane, senza consultare i suoi compagni, la trasformazione del movimento in una Organizzazione non governativa a scapito dell’impegno nelle strade per la «seconda rivoluzione», quella avviata dai giovani contro le ambiguità  del Consiglio supremo delle Forze Armate che guida l’Egitto dalle dimissioni di Mubarak, e che ha visto l’8 luglio migliaia di egiziani tornare in piazza Tahrir. Maher da parte sua respinge l’accusa di aver scelto di ritirare il movimento dalle strade. Dopo le smentite e le precisazioni, le due parti adesso si scambiano accuse durissime. L’8 agosto, Mohamed Adel, il portavoce di Maher, di fronte alle telecamere di Hayat TV ha accusato il «Fronte Democratico» di includere al suo interno ex militanti del Partito nazionale democratico, il partito di Mubarak travolto dalla rivoluzione assieme al suo leader. Al Kholi ha replicato che la crescente popolarità  del «Fronte Democratico» dimostra che la gente non crede a queste accuse.
Sia come sia, il Movimento 6 Aprile oggi è solo un ricordo dell’organizzazione determinata e unita che seppe guidare la rivoluzione. E la sua crescente debolezza l’ha dimostrata il 23 luglio quando i militari l’hanno accusata di causare instabilità  e di fomentare le tensioni politiche nel Paese, giungendo al punto da esortare «il popolo a vigilare e a non cadere nel complotto che mira a destabilizzare l’Egitto». Parole pesanti alle quali Ahmed Maher, Tareq al Kholi e gli altri giovani leader del movimento hanno reagito non con una sola voce, alimentando sospetti e accuse.


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