I punti-chiave: patrimoniale e aumento dell’Iva

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ROMA — Se, come pare, i tagli agli enti locali dovranno essere alleggeriti (lo chiede la Lega) e il cosiddetto contributo di solidarietà  per i redditi sopra i 90 mila euro corretto o eliminato (lo vuole il Pdl), bisognerà  trovare qualche miliardo di euro per far fronte alle minori entrate. Questa è l’ipotesi più gettonata: un intervento minimo sulla manovra, probabilmente con un leggero aumento (mezzo punto o un punto) dell’aliquota più alta dell’Iva, quella del 20%, o al massimo anche di quella del 10%.
Se però governo e maggioranza prendessero atto che una parte della manovra contenuta nel decreto bis del 13 agosto non garantisce quanto stimato, i miliardi da trovare sarebbero molti di più. Dall’esito incerto sono, per esempio, gli 8,5 miliardi di tagli alla spesa dei ministeri nel biennio 2012-2013. E non sarebbe più sufficiente il ritocco dell’Iva ma ci vorrebbero interventi più pesanti per rafforzare e dare certezza alla manovra da 55,4 miliardi di correzione dei conti pubblici nel 2014 (sommando al decreto bis quello del 6 luglio).
Il veto sulla previdenza
In queste settimane i tecnici hanno messo a punto diverse ipotesi di inasprimento delle regole pensionistiche, ma la Lega ha posto il veto. Al massimo potrebbero passare meccanismi di incentivo-disincentivo per spingere i lavoratori che raggiungono i requisiti per il pensionamento anticipato a restare al lavoro. La stessa Lega invece ha cominciato a definire i contorni della «patrimoniale sugli evasori», la carta di riserva proposta dal Carroccio, che potrebbero servire, secondo il partito di Umberto Bossi, innanzitutto ad azzerare i tagli ai Comuni (2,7 miliardi nel biennio 2012-2013).
Patrimoniale sugli evasori
Ieri sulla Padania, quotidiano della Lega, il senatore Massimo Garavaglia ha così spiegato l’idea: si prendono i contribuenti che hanno un patrimonio da ricchi, cioè che possiedono i beni di lusso «già  previsti dal redditometro come le barche, i cavalli da corsa, le auto di alta cilindrata, eccetera» e su questi grandi patrimoni si applica un’imposta «che viene pagata solo se l’importo che risulta è superiore alla media delle tasse versate negli anni precedenti. In questo modo chi ha un patrimonio che non è congruo al suo tenore di vita paga la differenza. In altre parole, è un’applicazione del redditometro in un colpo solo».
Secondo la Lega la misura si dovrebbe applicare da una soglia bassa per stanare il numero maggiore di evasori, quelli con patrimoni superiori al milione o al milione e mezzo di euro, compresi gli immobili di proprietà  oltre la prima casa (ma valutati non in base al valore di mercato bensì alla rendita catastale).
Accertamento di massa
Una variante della tassa sugli evasori proposta dalla Lega, l’ha illustrata Maurizio Leo (Pdl), presidente della Commissione di vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, sul Sole 24 Ore di ieri: «Si potrebbe procedere a un accertamento “di massa”, in luogo di quello individuale, nei confronti di tutti coloro che dichiarano redditi inferiori a quelli risultanti dagli elementi presuntivi in possesso dell’amministrazione finanziaria. Peraltro, l’Agenzia delle Entrate oggi ha certamente una mappatura più completa dei contribuenti italiani e può ricostruire, grazie a strumenti ormai generalmente affidabili quali gli studi di settore e il redditometro, i redditi presunti». E tirare fuori così tutti i redditi incongrui rispetto ai quali chiamare il contribuente a versare il dovuto.
Sappiamo per esempio che mentre solo 72 mila contribuenti hanno dichiarato più di 200 mila euro per il 2009, nello stesso anno in Italia sono state vendute 206 mila auto di lusso dal prezzo medio di 103 mila euro e che ci sono 98 mila barche che superano 10 metri e 215 mila titolari di un’azienda con più di 10 dipendenti. Insomma, anche senza contare i 180 mila italiani che hanno fatto lo scudo fiscale e che sono protetti dall’anonimato, il Fisco, se vuole, sa dove trovare gli evasori.
Il rebus dell’Iva
Aumentare l’imposta sul valore aggiunto è il mezzo più semplice per far soldi. Portare l’aliquota massima dal 20 al 21% rende, secondo le stime, tra i 4 e i 5 miliardi l’anno. Basterebbe quindi mezzo punto per avere le risorse necessarie a correggere o eliminare il contributo di solidarietà  sui redditi sopra i 90 mila euro (servono 674 milioni nel 2012, 1,5 miliardi nel 2013 e altrettanti nel 2014) e ridurre i tagli ai Comuni. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non vuole però bruciare l’aumento dell’Iva per modificare una manovra che secondo lui meno si tocca e meglio è. Tanto più che l’aumento dell’Iva è già  messo in cantiere nel decreto per due eventualità . La prima, nel caso in cui non si dovesse riuscire a ridurre la spesa per l’assistenza e non bastasse il taglio delle agevolazioni fiscali a trovare i 4 miliardi nel 2012, i 16 nel 2013 e i 20 nel 2014 di cui parla il decreto bis. La seconda nell’ambito della riforma del fisco che, nel disegno di Tremonti, dovrebbe spostare il carico dalle persone alle cose, riducendo l’Irpef in cambio dell’aumento dell’Iva. Ecco perché l’ipotesi di compromesso che circola nelle ultime ore è che, nel caso si aumenti l’Iva, il grosso delle maggiori entrare verrebbe vincolato a un fondo per la riforma fiscale e solo una piccola parte servirebbe per alleggerire il taglio dei trasferimenti agli enti locali e la modifica del contributo di solidarietà .


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