Hugo Chà¡vez: «Fermate il massacro di Nato e Ue»

by Sergio Segio | 23 Agosto 2011 6:49

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«Con cinismo – ha aggiunto – il governo cosiddetto democratico degli Stati uniti e i suoi alleati in Europa seminano violenza e distruzione in nome della pace: in verità  per impadronirsi delle ricchezze petrolifere della nazione». Una posizione che sintetizza quella sostenuta da tutto l’arco dei paesi dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America promossa da Cuba, Bolivia e Venezuela. Prima che si scatenassero le bombe della Nato, i paesi dell’America latina avevano presentato l’unica vera proposta per evitare la guerra, appoggiata dalla Lega araba e dall’Unione africana e accettata da Gheddafi: una missione di mediazione guidata dal brasiliano Lula Da Silva. Iniziativa rifiutata sia dagli insorti che dalle forze occidentali. Uno scenario già  visto in altre guerre precedenti, all’occorrenza «umanitarie» come quella del ’99. Anche allora, Milosevic si era detto disponibile alle condizioni determinate a Rambouillet, ma Nato e Ue ne aggiunsero comunque una impossibile da accettare, e Clinton bombardò la Yugoslavia. Nel 2003, Saddam Hussein aveva proposto l’invio di ispettori che avrebbero verificato l’inesistenza delle armi di distruzione di massa (com’è poi venuto fuori), ma Bush attaccò comunque l’Iraq.
Seppur nelle mutate condizioni attuali (la Lega araba si è dichiarata «totalmente solidale» degli insorti), i paesi dell’Alba tornano ad appoggiare la riunione d’emergenza fissata per venerdì dall’Unione africana. E si uniscono a quanti, in varie regioni dell’Africa e dei sud del mondo, criticano l’uso a fini di guerra delle istituzioni internazionali, e chiedono una riforma dell’Onu.
In questi cinque mesi di guerra alla Libia, il corrispondente della televisione venezuelana Telesur, il cubano Rolando Segura, ha spesso confutato, con video e interviste, i dati e le notizie fornite dagli insorti o dalle forze Nato. Ha dato conto dei civili uccisi – circa «1.670 civili fra cui oltre 200 bambini» nell’ultimo fine-settimana, intervistato feriti negli ospedali, mostrato i video sulla presenza di mercenari e di «cecchini pagati dalla Nato per provocare il panico», raccontato come le bombe «umanitarie» siano cadute sull’antica città  Leptis Magna, a 130 chilometri da Tripoli: una delle perle della Libia, considerata patrimonio dell’umanità  dall’Unesco.
In contrasto con al-Jazeera, Telesur ha linkato le informazioni trasmesse da altre voci dissonanti, come quella della giornalista indipendente Lizzie Phelan, che l’altroieri ha trasmesso il suo servizio sulla Tv Russia Today: «La Nato dà  ai mercenari copertura aerea, armi, intelligence, soldi, appoggio politico, logistica», ha dichiarato da Tripoli Phelan.
Dalla Colombia all’Honduras, dal Nicaragua alla Bolivia, al Venezuela, nel variegato mondo dei media alternativi, movimenti e forze progressiste temono il ripetersi di ingerenze armate da parte degli Stati uniti, e denunciano con preoccupazione il rapporto annuale del Pentagono che, ancora una volta, considera «amici dei terroristi» Cuba, Venezuela e Bolivia.
Anche le notizie sulla presunta fuga di Gheddafi in Venezuela vengono lette con preoccupazione. Ieri, il sito web dell’opposizione al-Manara ha sostenuto che il Colonnello si trovasse nell’ambasciata venezuelana a Tripoli. In questi giorni, nel parlamento venezuelano si discute dei «piani dell’estrema destra», con la lunga mano del Pentagono, per destabilizzare il paese in vista delle elezioni del 2012: «Prego Dio che non scatenino una violenza come quella in Libia», ha detto domenica Chà¡vez. Il grande capitale internazionale – ha aggiunto – vuole il petrolio per il profitto, il Venezuela («dove si trova la prima ricchezza petrolifera del mondo») e i paesi dell’Alba, lo impiegano per il bene comune.

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