Greggio a picco, ma niente ribassi della benzina
ROMA – Il prezzo del petrolio scende e quello dei carburanti resta al palo, o quasi. Non è un errore di logica, non sono cambiate le regole dell’economia, anche se qualche dubbio viene, visto che quando si tratta di rincarare il prezzo del pieno – seguendo le impennate delle quotazioni del greggio – il rialzo è quasi automatico, quando si tratta invece di fare il processo inverso tutto diventa più lungo e complicato. Perciò anche se le quotazioni del petrolio sono scese sotto gli 83 dollari al barile la benzina è rimasta mediamente a quota 1,63 euro al litro (il diesel a 1,505). Come nel periodo compreso tra il 22 e il 27 luglio, quando il petrolio ha sfiorato i cento dollari al barile e il prezzo della benzina ha sfondato il tetto di 1,6 euro al litro.
Alla riduzione del prezzo dell’oro nero va inoltre aggiunto il tasso di cambio positivo per l’euro rispetto al dollaro (oggi ci vogliono 1,43 dollari per un euro). «La benzina sarebbe dovuta scendere di circa 8 centesimi rispetto alla settimana scorsa – dice il presidente dell’associazione dei consumatori Adoc, Carlo Pileri – invece paghiamo 4 euro non giustificati in più per ogni pieno».
La doppia velocità dei prezzi petrolio/carburanti è una questione su cui le associazioni di consumatori si battono da tempo, chiedendo all’Antitrust di mettere fine a quella che viene definita «una speculazione delle aziende petrolifere a danno dei consumatori», ed attuare un’indagine a tappeto sugli impianti per verificare perché le riduzioni dei prezzi avvengano col freno a mano tirato. Infatti Eni ha ritoccato al ribasso il listino a solo di 0,5 centesimi al litro per la benzina e di un centesimo per il diesel. Q8 ha ribassato di un centesimo entrambi i carburanti, TotalErg di 0,4 centesimi la benzina e di 0,6 il gasolio. Troppo poco: «A fronte di una diminuzione del 20 per cento del prezzo del barile dall’inizio del mese, ci aspettiamo una rapidissima riduzione del prezzo alla pompa, per testimoniare come non esista la doppia velocità » fanno sapere Adusbef e Federconsumatori. «Dai nostri calcoli la benzina dovrebbe scendere sotto 1,50 euro al litro, facendo risparmiare 7 euro per ogni pieno di benzina, pari a 168 euro l’anno».
L’Unione petrolifera, che riunisce i principali operatori del settore, si difende dicendo che la doppia velocità esiste perché gli aumenti alla pompa non sono imputabili solo al costo industriale ma soprattutto alle tasse. La Up infatti sottolinea come degli 8,3 centesimi al litro della crescita del prezzo al consumo della benzina nel mese di luglio, 6 sono dovuti all’aumento delle imposte e delle accise. Un aumento che ha annullato il taglio dei prezzi di oltre 5 centesimi di euro al litro tra il 4 maggio e il 28 giugno. Il taglio delle accise è stato tra l’altro proposto nel ddl di iniziativa popolare “Libera la benzina”, proposto da Fegica Cisl, Faib Confesercenti e Adiconsum e appoggiato da industriali, politici e cittadini.
L’Up, che difende il comportamento corretto delle proprie associate e un sistema di prezzi in linea con il resto d’Europa, da parte sua chiede al governo una riforma della rete dei carburanti, ristrutturazione che dovrebbe partire da settembre. A ferie finite quindi. E intanto cosa si può fare per non subire un salasso da caro benzina? Non resta che preferire le pompe self-service, e gli impianti cosiddetti no-logo e indipendenti, dove la benzina costa dai 6 ai 12 centesimi in meno al litro.
Related Articles
Dopo 12 anni di latitanza, arriva a Genova la Conferenza governativa sulle droghe
Focus sulle dipendenze. «Oltre le fragilità». E la ministra Dadone promette: «Pubblicherò il mio test antidroga». La rete di associazioni per la riforma delle politiche sulle droghe ha lanciato un appuntamento pre e fuori conferenza il 26 novembre
Omicidi colposi ovvero le morti bianche del welfare
Sono tante le tragedie di questi anni, con madri, padri e figli resisi protagonisti di terribili gesti estremi. Ma è fin troppo semplicistico e banale liquidare queste vicende come il frutto delle singole disperazioni o di personali drammi umani: queste morti, infatti, e tutte quelle che purtroppo ancora verranno, hanno dei responsabili con nomi e cognomi, i nomi di chi ha ridotto il welfare a un colabrodo, di chi ne ha sottratto le risorse, lambiccando riflessioni astruse sui livelli di governo, sulle armonizzazioni, sulle ottimizzazioni, senza però mai garantire livelli essenziali di assistenza e diritti. I nomi di chi, anzi, ha continuamente tagliato risorse, rosicchiato fondi ed eliminato contributi, considerando l’assistenza come uno “spreco” che castra la competitività
Patto Stato-mafia, indagato Mannino “Fece pressioni a favore dei boss”