Gheddafi accusa la Nato: “Strage di civili”
«Trentatre bambini, 32 donne, 20 uomini: 85 civili uccisi dai bombardamenti». Se fosse vero, il risultato dei raid della Nato nella notte tra lunedì e martedì sarebbe davvero un «massacro di civili», come ha tuonato ieri l’emittente del regime, al-Jamahiriyah. Che ha trasmesso le immagini dei corpi carbonizzati di almeno tre bimbi di età inferiore ai dieci anni. Immagini che alla Nato ovviamente non bastano e così, puntale anche se meno secca del solito, ha smentito l’accusa: «Non abbiamo prove» dell’uccisione di civili.
Le versioni, come sempre, contrastano. Secondo il portavoce del Colonnello, Moussa Ibrahim, gli aerei dell’Alleanza Atlantica avrebbero bombardato a tappeto il villaggio di Majar, a 150 chilometri a Est di Tripoli, per «permettere ai ribelli» di entrare nella vicina Zlitan, intorno alla quale si combatte furiosamente da giorni. «Tre bombe sono state lanciate verso le 23 di ieri – ha dichiarato – quando gli abitanti, fuggiti dopo le prime bombe, sono tornati alle proprie case per recuperare qualcosa, gli aerei li hanno sterminati lanciando altri tre ordigni». La Nato ha invece affermato che il bersaglio colpito era una «struttura militare» usata dalle forze di Gheddafi come «punto di appoggio per rafforzare i propri attacchi», dove c’erano tende usate come ripari temporanei. Quindi, «un obiettivo legittimo», ha spiegato il canadese Roland Lavoie, portavoce delle operazioni dell’Alleanza atlantica. Che, però, ha aggiunto di non avere ancora visto il rapporto che viene stilato regolarmente al termine di ogni attacco, assicurando che lo renderà pubblico non appena sarà pronto. Il regime ha attivato la macchina della propaganda. Oltre a trasmettere il servizio sulla tv di Stato, ha condotto un gruppo di giornalisti a visitare il paesino devastato e un ospedale di Zlitan. Qui, un giornalista della Reuters ha contato 20 cadaveri avvolti in dei sacchi, visto con i propri occhi il corpo di un bimbo carbonizzato e riferito che in tutto i reporter avrebbero contato 30 corpi. I restanti cadaveri, ha assicurato il regime, si trovano in altri ospedali: ma i reporter non hanno potuto appurarlo.
Intanto, il Consiglio nazionale di Bengasi è in piena crisi politica per faide interne. E i combattimenti sono allo stallo da giorni: con i ribelli che continuano a tentare di prendere ai lealisti il controllo di Zlitan, essenziale per arrivare a Tripoli.
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