Fiat scivola ancora in Borsa l’allarme dei sindacati

by Sergio Segio | 20 Agosto 2011 7:31

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TORINO – Per il secondo giorno Fiat viene pesantemente penalizzata dalla Borsa e tra i sindacati c’è chi comincia a temere effetti sul piano “Fabbrica Italia”. Il Lingotto precisa subito che tutti i progetti italiani sono confermati ma è chiaro che nessuno può prevedere quanto durerà  la tempesta di queste ore. Le vendite a Piazza Affari colpiscono tutto il settore auto e a parziale consolazione di Torino arriva il report di Golman Sachs che taglia il prezzo obiettivo di Fiat ma inserisce il titolo tra quelli sui quali puntare forte.
Che sarebbe stata una giornata di sofferenza lo si è capito fin dalle prime battute. Giovedì Fiat aveva lasciato sul campo quasi il 12 per cento e ieri è scesa di un altro 4,3. Peggio ha fatto Fiat industrial che è scesa del 6,4 per cento. Goldman rivede dunque al ribasso le prospettive per i titoli del Lingotto anche se inserisce Fiat nel terzetto con Volkswagen e Bmw su cui «puntare con convinzione».
Il crollo del titolo di Torino comincia ad allarmare i sindacati. Il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina parla di «una turbolenza che non può che preoccupare» e si augura «che queste difficoltà  in Borsa non abbiano effetti sul piano di Fabbrica Italia. Una risposta potrà  venire solo dall’amministratore delegato». Marchionne in questo periodo si trova negli Usa e al suo rientro certamente farà  il punto con i sindacati. Ieri comunque il Lingotto precisava che tutti gli impegni sono confermati. «Le conseguenze di una crisi tanto pesante sono difficili da prevedere», osserva il responsabile del Fismic, Roberto Di Maulo «e credo che gli accordi di Pomigliano e Mirafiori possano servire proprio a fornire una forma di tutela contro le incertezze del prossimo futuro». Di parere opposto la Fiom: «Ora che per ragioni legate alla congiuntura internazionale la fiducia dei mercati nelle scelte di Marchionne sembrerebbe diminuire, viene a galla la vera differenza tra i Paesi che hanno contrattato con l’ad del Lingotto le condizioni per gli investimenti e chi invece gli ha lasciato mano libera come l’Italia. Siamo un Paese nelle sue mani, siamo diventati Marchionne-dipendenti», dice il responsabile auto Giorgio Airaudo.
Risalire la china non è facile per nessuno se ieri la stessa Volkswagen ha dovuto annunciare riduzioni della produzione in Brasile, il mercato dove, sia pure per qualche settimana, ha strappato la leadership proprio alla Fiat. Nelle scorse settimane anche la General Motors ha annunciato di voler ridurre la produzione nello stato Sudamericano che continua comunque ad essere uno dei più vivaci con una crescita che a inizio anno era ancora del 10 per cento.
Il Lingotto risponde alla crisi accelerando sul piano di investimenti. Accade in Asia, dove è in corso una trattativa con la Maruti Suzuki per la fornitura di motori diesel. E in America dove è stato annunciato un ulteriore ampliamento dello stabilimento di Toledo, in Ohio ma a poche decine di chilometri da Detroit. Secondo quanto riportava nei giorni scorsi il Detroit news, la Chrsyler sta infatti negoziando con le autorità  locali un investimento da 365 milioni di dollari (260 milioni di euro) per aumentare la produzione. Nello stabilimento oggi si producono la Jeep Liberty e la Dodge Nitro. Con l’ampliamento verrebbero assunti 1.100 nuovi lavoratori con il contratto a salario ridotto che già  si applica in Chrysler.

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Alla Volkswagen vendite in crescita del 16%     


ROMA – Ancora occhi puntati sul gruppo Volkswagen, che, dopo la richiesta dei dipendenti di acquistare il 2-3% della azioni, mette a segno un +14,4% nelle vendite dei primi sette mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010. E luglio va ancora meglio con un +16,3% (665.600 unità ) rispetto a un anno fa. Con 4,75 milioni di veicoli consegnati nella prima parte dell’anno, la casa guidata da Martin Winterkorn si conferma il primo produttore europeo, crescendo più del mercato (5,5% nei primi sette mesi dell’anno). E la previsione è di chiudere l’anno con vendite a quota 8 milioni. In Europa sono stati consegnati 2,2 milioni di veicoli. L’area Asia/Pacifico cresce del 19,2% con 1,46 milioni di veicoli (1,29 milioni solo in Cina). Bene anche Nord America, con un incremento del 21,4% (375.500 unità ), e Sud America, con un +11,4% (538.100 unità ).

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