Fiat, rivoluzione d’autunno ai vertici

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TORINO – Rivoluzione di settembre. Domani e dopodomani si riunisce a Torino il vertice del gruppo che ormai somma Fiat e Chrysler. Si tratta dei ventidue supermanager nominati da Marchionne a fine luglio e che sono stati messi a capo delle quattro aree di sviluppo: Europa, Nord America, Sudamerica e Asia. La riorganizzazione ha avuto già  qualche conseguenza nei giorni scorsi. Il capo delle vendite Fiat Europa Riccardo Formica si è dimesso dall’incarico a un anno dalla sua assunzione. Una scelta che è diretta conseguenza della decisione di Marchionne di attribuire a Olivier Francois il ruolo di responsabile del marchio Fiat, togliendo questo incarico proprio a Formica. Il manager dimissionario verrà  sostituito al marketing da Lorenzo Sistino. Formica, un uomo di indubbia esperienza avendo guidato le vendite europee di Toyota, paga certamente le perdita di quota del Lingotto nel vecchio continente (meno 13% nel primo semestre).
La debacle europea è alla base della revisione dei piani produttivi che il Lingotto sta preparando in queste settimane. Di quella revisione fa parte anche la decisione di sospendere l’investimento per la produzione di un suv a Mirafiori. I grandi modelli potrebbero essere troppo lontani dalle richieste del mercato europeo mentre potrebbe essere più utile produrli a Detroit aumentando l’occupazione negli stabilimenti americani e venendo incontro alle richieste sindacali. Qui, rivelava ieri il Wall Street Journal, la fronda interna contro il leader del sindacato, Bob King, si va facendo aggressiva proprio mentre lo Uaw sta negoziando il nuovo contratto. Spinto dalle richieste delle base, King ha annunciato che intende chiedere un aumento delle paghe anche per i neoassunti, quelli che dal 2009 hanno diritto a uno stipendio dimezzato: «Il nostro obiettivo – ha detto King – è quello di dare anche ai neoassunti il livello di vita della classe media». Se il suv volerà  oltreoceano resta da capire con quale modello verrà  sostituito a Torino. I sindacati italiani temono che Mirafiori sia destinata alla produzione di un’utilitaria a minore valore aggiunto di un suv: «Non vorremmo – ha detto ieri il segretario torinese della Fim, Claudio Chiarle – che ci riservassero la produzione di una vetturetta».
Problemi di revisone strategica che non sembra avere la Volkswagen. Secondo Die Welt la casa tedesca sarebbe già  oggi il primo produttore al mondo. Lo studio del Center of automotive management racconta di un sorpasso che in Germania si attendevano per fine decennio e che sarebbe stato anticipato anche grazie all’effetto del terremoto giapponese.


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