by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 7:18
FIRENZE. Più che settimana di ferragosto, settimana di sgomberi in Toscana. Fra urla dei grandi, pianti dei bambini, poveri bagagli per strada. Si va dagli 88 rom rumeni cacciati mercoledì dal territorio comunale di Pisa, ai circa 70 migranti buttati fuori ieri da un condominio affacciato sugli ottocenteschi viali fiorentini del Poggi. In entrambi i casi i primi cittadini, Matteo Renzi nel capoluogo regionale e Marco Filippeschi nella città della torre pendente, hanno appoggiato le operazioni di polizia, utilizzando a più riprese i termini «legalità » e «rispetto delle regole».
Al tempo stesso, se il sindaco Renzi ha quantomeno dato l’ok a un piano temporaneo di accoglienza per gli ex occupanti, da anni residenti in città , il suo omologo Filippeschi ha scaricato il problema dei rom rumeni sul vicino municipio di San Giuliano Terme, naturalmente impreparato. Anche perché alla fine di luglio, sotto la spinta dell’ente Regione, si era riunita per la prima volta una «cabina di regia» con i sindaci delle città toscane più interessate dalla presenza di rom e sinti. Con l’obiettivo di effettuare una precisa ricognizione delle presenze nei campi non ufficiali sul territorio, e individuare percorsi condivisi fra assessorato regionale al welfare e primi cittadini, per affrontare e risolvere in tempi tutto sommati brevi le situazioni più problematiche.
Se in teoria erano tutti d’accordo, nella pratica il sindaco democrat pisano Filippeschi, non nuovo a operazioni del genere, all’alba di mercoledì ha sguinzagliato la polizia municipale per «ripulire» la città dai suoi ospiti più indesiderati. La comunità rom rumena sgomberata conta venti famiglie, 88 persone in tutto, di cui trenta minori. Le loro «case», cioè povere baracche di lamiera assemblate sulle rive dell’Arno a poca distanza dal nuovo polo ospedaliero di Cisanello, sono state distrutte dalle ruspe. «Una operazione disumana – osservano Sergio Bontempelli e Serena Giuliano dell’associazione Africa Insieme – con un solitario assistente sociale ad assistere impotente e un’ambulanza della Croce Rossa per eventuali casi di malore». Gli attivisti di Africa Insieme, che da anni lavorano sul campo cercando di avviare una non facile integrazione sociale fra le comunità rom e i cittadini, puntano l’indice sul sindaco: «Filippeschi si allinea alla Confcommercio, che da tempo reclama nuovi sgomberi. Ma va apertamente contro il piano di accoglienza della Regione Toscana, che ha espressamente detto ‘mai più sgomberi’. Si spera forse che, senza l’aiuto e le critiche del volontariato, le famiglie rumene svaniscano davvero nel nulla?».
Anche dalle trenta associazioni del Progetto Rebeldìa, da mesi in cerca di una sede dopo le promesse non mantenute dell’amministrazione comunale, è arrivata una dura critica all’operato di Filippeschi &c.. Le giustificazioni di palazzo Gambacorti si sono limitate a ricordare la presenza sul territorio di «alcune centinaia di irregolari, mentre altre città della Toscana non ne hanno alcuno». Una difesa che non convince l’assessore regionale al welfare Salvatore Allocca: «Questa scelta può vanificare un percorso, ormai avviato da mesi, basato sulla collaborazione tra istituzioni. Alla riunione della cabina di regia regionale c’era anche il Comune di Pisa. L’incontro si era chiuso con la presentazione delle prime ipotesi di intervento sulle questioni più urgenti. E tutti avevano condiviso la mozione approvata a febbraio dall’intero Consiglio regionale toscano, con cui era stata evidenziata l’inutilità degli sgomberi». Al momento una cinquantina di rom rumeni, cittadini europei, sono stati presi in carico proprio dall’assessorato di Allocca, con la previsione per una ventina di loro di un ritorno «incentivato» in patria. Per gli altri, al momento, niente più che i campi di San Giuliano Terme.
A Firenze invece gli ex occupanti, che per protesta con le loro valige lasciate in strada hanno bloccato per un po’ il traffico, hanno trovato un riparo temporaneo grazie alla Caritas e ad alcune strutture comunali. Ma un arrabbiatissimo Lorenzo Bargellini, portavoce del Movimento per la casa che aveva seguito fin dall’inizio (era il 2004) l’occupazione, ricorda puntuale: «Gli sgomberati sono quasi tutti di religione islamica, e solo pochi giorni fa avevano avuto rassicurazioni dalle autorità che lo sgombero non sarebbe arrivato prima della fine del mese Ramadan, il primo settembre. Quella di oggi è stata un’azione di forza incomprensibile, ed è inaccettabile questo livello di violenza, per giunta all’indomani dell’anniversario della Liberazione della città ».
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