Eurobond, pressing su Germania e Francia

by Sergio Segio | 15 Agosto 2011 6:47

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MILANO – La parola d’ordine è recuperare la fiducia perduta. Anche se oggi Piazza Affari sarà  tra le Borse europee chiuse per Ferragosto, un primo giudizio dei mercati sulla seconda manovra straordinaria varata in un mese dal governo arriverà  lo stesso. E se non lo si potrà  misurare direttamente sugli indici di Piazza Affari – questo accadrà  a partire da martedì – l’esame riguarderà  i titoli di Stato. E, in particolare, il differenziale di rendimenti tra i nostri Btp e i Bund tedeschi.
Tutto questo in attesa dell’incontro previsto per domani a Parigi, quando l’attenzione degli investitori di tutto il mondo sarà  concentrata sugli esiti del vertice tra il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. In particolare, per sapere se i due stati “forti” dell’Eurozona cederanno alla pressioni degli altri membri per consentire alla Bce di emettere Eurobond e intervenire, così, in modo più deciso in caso di turbolenze sul mercato. Aiutando i governi più in difficoltà  sulla tenuta dei conti pubblici, a cominciare proprio dall’Italia e dalla Spagna. Fino a ora, Francia e Germania si sono sempre opposte, sostenendo che per emettere Eurobond ci vorrebbero politiche di bilancio tra gli stati più concertate. E, in ogni caso, qualsiasi decisione – sostengono fonti diplomatiche francesi citate dal Financial Times – verrà  annunciata martedì sarà  soltanto a mercati chiusi per evitare ogni forma di speculazione.
Del resto, il rimbalzo delle ultime due sedute, con Piazza Affari che ha recuperato quasi il 9%, permettendo all’indice principale di Milano di chiudere così con una perdita limitata (meno 0,9 per cento) la settimana più volatile nella storia dei mercati mondiali, non ha di certo rassicurato gli investitori. Se è vero che il differenziale (lo spread, come si dice in gergo tecnico) tra Btp e Bund è sceso sotto quota 300 è altrettanto vero che – leggendo i grafici fino a venerdì – il valore dei Cds sull’Italia è appena al di sotto dei massimi, a livelli record. Il Cds (credit default swap) è una sorta di contratto con cui i grandi investitori molto esposti sui titoli di stato di un governo si assicurano contro il suo fallimento. Il fatto che il costo di un Cds sull’Italia sia elevato significa che la fiducia nella economia non è molto alta.
Anzi: al di là  della reazione immediata dei mercati, gli operatori cominceranno a guardare con attenzione il testo del decreto legge per capire l’esatta portata dei risparmi al bilancio dello Stato, ben al di là  delle dichiarazioni politiche. Ma, soprattutto, guarderanno con attenzione ai tempi dell’approvazione. A luglio, la prima manovra straordinaria venne approvata in quattro giorni. In questo caso, complici anche le vacanze, il calendario è più lungo. Inoltre, gli operatori giudicheranno negativamente non solo le divisioni tra esponenti della maggioranza, ma anche il mancato dialogo con le opposizioni. Solo se gli investitori torneranno a essere compratori del debito pubblico italiano si potrà  dire che l’esame è stato superato.

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