Enti locali, imprese e Cgil La rivolta contro i tagli

by Sergio Segio | 14 Agosto 2011 7:04

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ROMA — Categorie in rivolta. Sindacati che parlano di provvedimento «iniquo» e, come la segretaria della Cgil Camusso, si dicono «pronti alla mobilitazione». L’opposizione parlamentare in bilico fra «senso di responsabilità  per affrontare un sacrificio immenso» (Udc) e «indispo nibilità  a ingoiare polpette avvelenate» (Idv). E ancora: «niet» bipartisan che arrivano dai governatori delle Regioni.
Sulla manovra anticrisi piove rabbia da tutto lo Stivale. Secondo il leader di Sel Vendola (governatore della Puglia) il decreto equivale a un «atto di guerra contro l’Italia», mentre la presidente del Lazio Renata Polverini (Pdl) è preoccupata «dal rischio di nuove tasse che graveranno soprattutto su trasporti e sociale». Toni più pacati ma stessa sostanza in Val d’Aosta, dove il presidente Augusto Rollandin (Union Valdotaine) parla di «tagli alle Regioni a statuto speciale che mi sembrano eccessivi».
Mentre il governatore della Lombardia Formigoni (Pdl) ribadisce su Facebook che «per risuscitare il federalismo morto occorrerà  che lo Stato reintegri le risorse sforbiciate», Rossi ed Errani — Toscana ed Emilia, entrambi del Pd — temono per la «coesione sociale». E se la prendono con «gli errori del governo: colpa sua se siamo a questo punto».
La rivolta non è indirizzata solo verso i tagli, quantificati dalla Cgia di Mestre (artigiani) in 14,7 miliardi di euro per ciò che riguarda le Regioni. In Liguria contestano pure l’accorpamento delle festività  civili. «Sarebbe un danno enorme, visto che da noi le presenze negli alberghi sono sempre più legate ai ponti» è la paura di Angelo Berlangieri, assessore al turismo della giunta Burlando (centrosinistra) che chiede al ministro Brambilla di «fare sentire la sua voce».
Dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia intanto arriva un invito a maggioranza e opposizione, quello di sfruttare il passaggio in Parlamento del decreto «per modificare il punto essenziale di questa manovra, unendo rigore e sviluppo». Un’occasione per «riformare le pensioni di anzianità . Così si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà  sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto». «Si può fare anche di più — avverte poi la presidente di Confindustria — con un piccolo aumento dell’Iva, anche di un solo punto, che può valere fino a 6,5 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro».
Mentre i poliziotti del Sap parlano di «manovra penalizzante per le forze dell’ordine. Le “volanti” resteranno senza benzina», «forti perplessità » arrivano da Rete Imprese Italia, l’associazione che raggruppa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. Secondo il presidente Ivan Malvasi il pareggio di bilancio è «un obiettivo fondamentale per il nostro Paese ma, senza la crescita, si rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici». Affidarsi unicamente agli «appesantimenti del prelievo rende meno competitive le aziende. E debole il Paese».
In Parlamento è il leader dell’Udc Casini a chiamare il fronte delle opposizioni a una risposta improntata a «grande serietà  e senso dello Stato» e al «sacrificio immenso» chiesto dal governo. Sulla stessa linea è Antonio Di Pietro, che si dice pronto a discutere sulla manovra ma resta indisponibile «ad ingoiare qualsiasi polpetta avvelenata, in nome dell’emergenza». Dal presidente dei verdi, Angelo Bonelli, arriva il consiglio di «tagliare gli armamenti. La cifra prevista nei prossimi anni per acquistare caccia e navi da guerra equivale praticamente al salasso previsto dalla manovra: 43 miliardi di euro».

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