E Maroni apre all’aumento dell’Iva “Meglio quello che i tagli agli enti locali”

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ROMA – La strigliata del capo dello Stato sui colpevoli ritardi del governo nell’avvistamento della crisi scivola quasi via. Perché il governo ha fatto «il possibile» e la crisi «è dell’euro, scatenata dagli speculatori: noi l’abbiamo affrontata con la massima rapidità » spiega alla cerchia ristretta in serata il presidente del Consiglio prima di entrare a San Siro dove ha assistito al match del trofeo Berlusconi. Niente commenti ufficiali e soprattutto zero polemiche alla vigilia dell’apertura dell’ennesima settimana da brivido per le borse. E dell’attesa segreteria leghista in cui Maroni giocherà  la sua carta: innalzamento dell’Iva per ridurre i tagli ai comuni.
Al netto del richiamo, l’intervento di Napolitano al Meeting di Rimini ha dato linfa al Cavaliere – racconta chi gli ha parlato – non solo per le bacchettate alle opposizioni, ma soprattutto per l’invito perentorio a imprimere una «svolta per la crescita». Il premier la considera una robusta sponda per rivedere la manovra, come già  si preparano a fare i suoi uomini già  da domani in commissione Bilancio al Senato. Con buona pace del ministro dell’Economia Tremonti e delle sue resistenze. Molto dipenderà  tuttavia dall’esito della segreteria politica della Lega. Il capo del governo confida nell’aiuto di Maroni per piegare le resistenze di Bossi sulla riforma delle pensioni. Speranza vana. Il capo del Viminale su questo nodo la pensa esattamente come il Senatur: non andranno toccate. Appuntamento a mezzogiorno in via Bellerio, a Milano. Segreteria federale con tutto lo stato maggiore. In un momento quanto mai difficile, il Carroccio proverà  a dare un segnale di compattezza. Ribadendo appunto, senza alcun distinguo, che le pensioni di anzianità  non possono costituire merce di scambio. Il ministro dell’Interno dunque fa sapere di essere completamente d’accordo con Bossi. «Però i soldi per salvare i Comuni, che sono l’architrave del federalismo, bisogna assolutamente trovarli», è la convinzione che ancora ieri confidava a un amico. Dunque l’obiettivo è limare il più possibile quel miliardo e sette di tagli che la manovra prevede per i municipi e che ricadranno sulle fasce più deboli. Non è detto che la «quadra» possa essere trovata oggi. Alle 15 Calderoli incontrerà  l’Anci e potrebbe rendersi necessario un supplemento di riflessione dopo aver ascoltato le proposte dell’associazione dei sindaci.
Maroni si è fatto un’idea e così la racconta a porte chiuse: «Se dovessi scegliere tra la conferma di questi tagli ai Comuni e l’aumento dell’Iva, mi orienterei sulla seconda ipotesi». Che, tra l’altro, non dispiace a Berlusconi. Resta il no di Bossi, ribadito sabato notte al comizio degli insulti (ai giornalisti) tenuto ad Alzano Lombardo. Discorso chiuso, sembra. Sul contributo di solidarietà  la Lega invece rilancerà  proponendo l’innalzamento della soglia da 90 a 100 mila euro, eliminando il secondo scalone da 150 mila euro. Dentro però, come anticipato da Calderoli, dovrà  esserci il quoziente familiare: sconto del due per cento a chi ha un figlio, del quattro a chi ne ha due e così via. Su questo punto il cammino è spianato e – contano dentro la maggioranza – sarà  possibile trovare una convergenza con l’Udc di Casini.
Revisione dei tagli agli enti locali, del contributo di solidarietà  connesso al quoziente familiare e dell’iva sono d’altronde i tre nodi sui quali Angelino Alfano intende aprire il confronto per conto del premier, come anticipato ieri sulla Stampa. L’agenda della settimana è già  fitta, dall’incontro di domani coi frondisti Pdl a quello coi vertici del gruppi mercoledì, infine con gli amministratori locali. Un ultimo tentativo per convincere Bossi a un ripensamento sulle pensioni se lo riserva invece il Cavaliere personalmente, dopo la segreteria leghista di oggi. Mentre a un gran lavorio diplomatico anche con le opposizioni si sta dedicando il presidente del Senato Schifani, che oggi rientrerà  dalle vacanze. Resta per sua scelta alla finestra in questa fase il ministro Tremonti. Palazzo Chigi con una nota nega di lavorare a un suo avvicendamento. E lo stesso rettore della Bocconi Guido Tabellini, il cui nome è emerso come alternativa, spiega di non essere stato contattato da nessuno. Tremonti resta in Cadore, non si materializzerà  in settimana a Palazzo Madama, riservandosi la prima uscita sabato al Meeting di Rimini. Dirà  la sua davanti a una platea da sempre amica, in questi giorni cupi in cui il suo isolamento è cresciuto.


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