E il governo ha anche un “Piano B” tagli all’anzianità e aumento Iva
ROMA – Un decreto, sicuramente, e un «piano B» pronto per fronteggiare l’emergenza. L’anticipo della manovra da 48 miliardi con raggiungimento del pareggio di bilancio al 2013 invece del 2014 è stato infatti annunciato, ma manca all’appello un provvedimento del Consiglio dei ministri che vincoli l’intenzione del governo. E’ necessario un decreto che anticipi di un anno, al 30 settembre del 2012, la «clausola di salvaguardia»: questo meccanismo impone infatti di tagliare l’assistenza (dalle pensioni di invalidità agli assegni per la maternità ) per 20 miliardi, nel caso contrario scatterebbero, per pari importo, i tagli alle agevolazioni fiscali del 20 per cento.
Un congegno giuridico infernale che tuttavia, nonostante lo tsunami dei mercati, sembra di applicazione piuttosto complessa: solo le pensioni di invalidità costano 17 miliardi e abolirle con un tratto di penna sarebbe praticamente impossibile. A scavare nel bilancio dell’assistenza dell’Inps, pari a 92 miliardi, anche con grande severità , si potrebbero tirar fuori al massimo 2 o 3 miliardi.
Allora scattano le ipotesi alternative. Ovvero un piano B, rispetto alle due ipotesi della delega (assistenza in prima battuta e, in caso di fallimento, le agevolazioni fiscali): si va dalle pensioni di anzianità , all’aumento dell’Iva, alle privatizzazioni. In pieno agosto i tecnici della Ragioneria generale dello Stato sono stati allertati e hanno dovuto rimettere mano ai menù affastellati sulle scrivanie in attesa della «Finanziaria» a settembre.
In primo piano il dossier pensioni: si dice che siamo l’unico paese che ancora ha le pensioni di anzianità e si aggiunge che l’età media di pensionamento di anzianità in Italia nel 2010 è stata 58,3 anni. Secondo la riforma Prodi-Damiano nel biennio 2011-2012 si va in pensione a «quota 96» (a 60 anni e 36 di contributi o 61 anni e 35 di contributi) e dal 1° gennaio del 2013 a «quota 97»: qui il percorso finisce fissando l’età minima di anzianità a 62 anni. Una ipotesi potrebbe essere quella di abolire del tutto l’«anzianità », di cancellare la «scalettatura» e aumentare di 2 anni, ogni 12 mesi, l’età pensionabile arrivando a quota 65. Un piano che si scontrerebbe con la protesta sociale e che potrebbe contare solo sul fatto che la delega che protegge i lavori usuranti è stata ormai approvata.
E’ rimasto, invece, nei cassetti nelle ultime settimane l’aumento dell’Iva. Confindustria e in parte la Cisl non erano contrarie ed anche il ministro Tremonti non aveva fatto muro. Tuttavia il rischio-inflazione ha giocato contro una misura che con un solo punto di rincaro potrebbe portare 9 miliardi. Con il ritorno della crescita negativa del Pil nel terzo trimestre potrebbe essere ripresa in considerazione.
In primo piano anche il rilancio delle privatizzazioni: da quote dei colossi di Stato alla miriade delle aziende locali fino al patrimonio immobiliare, la cui dismissione è stata rilanciata ieri da Maurizio Gasparri (Pdl). Già Tremonti aveva accennato a questa ipotesi e nella manovra è stato inserito un sistema di «premi e sanzioni» per i Comuni che controllano le aziende di servizi pubblici locali. C’è anche una proposta di Guido Crosetto (Pdl) che da giorni chiede di creare uno strumento in grado di obbligare chi comprerà beni mobili e immobili dello Stato a pagare con Btp sottoscritti allo scopo.
Esaurite queste munizioni, al governo non resterebbe che abbandonare le armi convenzionali e sparare l’atomica della patrimoniale. Improbabile, ma viste le condizioni non impossibile. Si potrebbe andare da un semplice ripristino dell’Ici sulle prime case (del resto la delega lo consente) a proposte – autorevolmente avanzate – di interventi assai pesanti: una tassa una tantum sulla ricchezza mobiliare e immobiliare sui maxipatrimoni , oltre i 500 mila euro, in grado di dare un gettito di 600 miliardi. Oppure sull’incremento di valore degli immobili negli ultimi vent’anni in grado di dare molto di più.
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