Donne a riposo a 65 anni o “scalone” così si fa cassa con la previdenza

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ROMA – Un giorno su, un giorno giù. Il borsino della politica di agosto è più volatile di piazza Affari. Così, le proposte di modifica alla manovra bis salgono e scendono come quotazioni impazzite. Le ultime dal pianeta pensioni, sulla graticola negli ultimi giorni, danno il capitolo ancora in agenda, «una delle possibili vie da percorrere». Una parte del Pdl vorrebbe metterci mano, in un modo o nell’altro, sostenuto da Confindustria, ma anche dall’Udc. L’affollamento in manovra di misure “una tantum”, come il contributo di solidarietà  (che potrebbe essere del 5% solo sui redditi sopra i 200 mila euro) e la Robin Hood tax sulle imprese energetiche, la rendono fragile. Tanto più dopo i rilievi poco lusinghieri dell’ufficio studi del Senato, che ritiene i saldi delle due misure sovrastimati e retroattivi. Ritoccare le pensioni significherebbe dunque, nell’ottica della Bce e dei mercati, restituire un senso di riforma strutturale a una manovra severa da 49,8 miliardi di euro per il pareggio di bilancio nel 2013. E che poi sale a 55,4 miliardi nel 2014.
«C’è la Lega, non siamo su un’isola deserta», avrebbe detto ieri ai suoi Alfano, segretario del Pdl. Il riferimento ai riottosi di Bossi, che da un paio di settimane urlano il loro no, è chiaro. Toccare le pensioni tuttavia non sembra più un tabù. L’offerta, pensata anche perché sia digeribile per la Lega, sarebbe quella di accelerare gli “scaloni” per le pensioni di anzianità , di cara memoria, visto che il primo a proporli fu proprio Maroni nella sua riforma del 2004. Ovvero, anticipare di un anno al 2012 “quota 97”, la somma tra età  e anni di contribuzione (61+36 o 62+35) per raggiungere nel 2015 “quota 100” (101 per gli autonomi), quando si potrà  lasciare il lavoro soltanto avendo il requisito di vecchiaia (65 anni di età ) o quello di anzianità  (40 anni di contributi). Il risparmio, tra il 2012 e il 2016, sarebbe di 3 miliardi (120 mila lavoratori coinvolti). E poi circa 1,8 miliardi l’anno, a regime. L’altra ipotesi, tra le meno indigeste, è l’ulteriore anticipo dell’aumento dell’età  pensionabile per le lavoratrici del privato al 2012, anziché al 2016 come scritto nel decreto della manovra di agosto (era già  un anticipo rispetto alla manovra di luglio), per raggiungere i 65 anni nel 2020 e non nel 2024. Il risparmio sarebbe corposo, 24 miliardi. Per far subito cassa, Giuliano Cazzola, Pdl, esperto di pensioni, suggerisce anche di agire sui contributi dei co.co.co o dei co.co.pro: «Portandoli dal 26 al 33%, si incasserebbero subito 1,3 miliardi». Il blocco triennale delle pensioni di anzianità  sembra, al contrario, escluso. Sarebbe respinto da molti, sindacati in primis. Ieri il segretario della Cisl Bonanni ha parlato di pensioni con Schifani, il presidente del Senato. La “quota 100” potrebbe non essere indigesta, fermo restando un no di massima della Cisl al capitolo pensioni. A patto che si torni a parlare di pubblico impiego, rivedendo le misure punitive su Tfr e tredicesime.


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