Debito francese e banche affondano le Borse

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MILANO — Giù. Pesantemente giù. Senza freni e senza alcun controllo. Ma con la mano della speculazione questa volta evidente. Soffia sul panico e lo alimenta, portando tutti i listini europei alla giornata più nera da quando è iniziata la crisi. Solo Londra limita i danni al 3%. Ogni altra Borsa del continente collassa ben oltre il 5%. E Piazza Affari, di nuovo, è la peggiore: -6,65%.
Non è tuttavia Milano, l’epicentro di ieri. È Parigi. Sono le voci che, a poco più di un’ora dalla chiusura delle contrattazioni, sussurrano di una delle tre grandi agenzie di rating pronta a togliere la tripla A anche alla Francia. È un falso: Moody’s e Fitch l’hanno appena confermata pubblicamente, Standard & Poor’s (quella del downgrade agli Usa) l’aveva fatto già  nei giorni scorsi. Dovranno ribadirlo tutte e tre in serata, che non solo il massimo dei voti ai francesi non è in discussione ma lo stesso outlook, ossia le prospettive, per quel che le riguarda rimane «stabile». È comunque troppo tardi, il disastro è ormai completato. I mercati, tutti, avevano incominciato ad amplificare nettamente le perdite sulla scia di Wall Street. Le banche, ovunque, erano tornate in cima all’elenco dei titoli più bersagliati. Ora è disfatta completa. A Parigi, Société Générale crolla di colpo fino al 20%. Con sé, insieme agli altri istituti di credito, trascina l’intero listino: -5,45%.
Va dappertutto allo stesso modo. E a Piazza Affari, ancora una volta, è peggio che altrove. Come le altre Borse aveva aperto in grande spolvero. L’euforia per la chiusura di Dow Jones e Nasdaq, la sera prima, in mezz’ora porta l’indice Ftse Mib a sfiorare addirittura il 3%. Ma è solo l’ennesimo rialzo illusorio. Si sgonfia subito, a Milano (e nel resto d’Europa) i listini tornano in negativo alla velocità  della luce. Breve pausa con perdite azzerate, da noi, quando arrivano i risultati dell’asta Bot, a rendimenti in calo dal 3,67% al 2,959% però con domanda doppia rispetto ai 6,5 miliardi dell’offerta (e con un buon ritorno degli investitori esteri, secondo gli operatori). Dopodiché, solito copione choc.
Arriva la pre-apertura di Wall Street: segnala un forte calo. Reazione europea: discesa pesante di tutti gli indici. Arrivano i primi numeri del Dow Jones: -1,5%, -2,8%, -4%. Specchio europeo: indici in caduta libera ovunque. Anche perché al quadro nero di fatti concreti (paura di una nuova recessione, crisi dei debiti pubblici, quasi totale assenza di fiducia nelle capacità  dei governi di rompere la spirale) che compone il peggiore incubo dei mercati si è nel frattempo aggiunto un nuovo tassello. La Francia ammette implicitamente di non sentirsi al riparo, Nicolas Sarkozy interrompe le vacanze per una riunione d’emergenza all’Eliseo. L’obiettivo è rassicurare le piazze finanziarie anticipando le misure sui conti dello Stato. Non funziona. La speculazione cambia bersaglio (o lo allarga) ormai ogni giorno, ha già  fatto rotta anche su Parigi e un escamotage dell’ultima ora (quasi letteralmente) comunque lo trova: le voci sul declassamento saranno pure false, ma intanto aprono ben più di una breccia. Combinata all’effetto Wall Street, che alla fine chiuderà  a -4,63%, butta giù lo stesso euro: da 1,44 a 1,41 dollari. E poi Francoforte: -5,13%. Madrid: -5,49%. Londra: -3%.
Resta in ogni caso a Milano il conto dei danni che più fa paura. Si guarda a Roma, si aspettano il Consiglio dei ministri e le drastiche misure promesse. Quell’attesa è però costata, anche ieri, raffiche di ribassi, banche in rosso profondo, altri 22 miliardi di capitalizzazione bruciata. E un pericoloso passo avanti verso il punto più basso della crisi 2008-2009. I 14.676 punti del Mib, ieri, riportano Piazza Affari ai livelli del 18 marzo 2009. Il minimo, quota 12.621, appare nei numeri ancora lontano. Ma era stato toccato solo nove giorni prima.


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