Dal Pentagono alla Casa Bianca In fuga dai palazzi del potere

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NEW YORK – «Did you feel it? Did you feel it?». È la domanda che corre nelle strade e sui social network. L’hai sentito? Un brivido di una trentina di secondi intorno alle 2 del pomeriggio, una frustata lungo la Costa Orientale degli Stati Uniti. Terremoto di magnitudo 5,8, epicentro in Virginia, fuori Richmond, a sei chilometri di profondità  vicino a un paese di 500 anime che si chiama Mineral. Telefonini in tilt, gente sulle strade, i palazzi del potere evacuati a Washington, torri di controllo chiuse e aerei in ritardo in diversi aeroporti come il JFK di New York, paura (subito rientrata) per una vecchia centrale nucleare vicina all’epicentro, le immagini della Libia che scompaiono dalle tivù per lasciare spazio alla paura e al sollievo («non c’è pericolo di tsunami come in Giappone»). Nessuna vittima, pochissimi danni: porcellane e quadri caduti nelle case, le sirene, i piani di emergenza. Il sindaco di New York Michael Bloomberg «l’ha sentito» ma ha pensato che fossero i lavori in corso nel municipio. La polizia ha fatto uscire lui e tutti coloro che si trovavano nella Town Hall, mentre sul ponte di Brooklyn i turisti hanno continuato a camminare. Nel grande cantiere di Ground Zero il lavoro si è fermato: tutti fuori. Mentre nella vicina Wall Street, dietro la grande bandiera americana che fa da sudario alla faccia ta della Borsa, gli operatori hanno sentito l’edificio tremare (racconta la reporter Alison Kosik della Cnn) continuando a trattare azioni al grido di «Keep trading, keep trading». Magari bastasse questo spot di eroismo ad assestare le scosse dei m ercati (intanto però ieri l’indice è cresciuto del 3%): in tempi di crisi la Borsa non si può fermare neanche un momento. Soprattutto se il sisma si dimostra innocuo. Certo la sismologa Lucy Jones dice in tv: «Mai registrato un terremoto così forte da queste parti». Un brivido suppletivo: «Ci aspettiamo scosse di assestamento nelle prossime ore». Sorpresa: è successo qui. La Costa dei terremoti è quella del Pacifico, sono i californiani che crescono con la consapevolezza che prima o poi il Big One colpirà . Sulla East Coast l’idea che la terra possa tremare da Washington a Toronto passando per M anhattan è tanto remota quanto quella che il direttore del Fondo monetario potesse essere arrestato per violenza sessuale su una cameriera. Certo, poi è scoppiato il caso Strauss-Kahn: ieri a proposito era il giorno della grande archiviazione, ma la conferenza stampa del procuratore Cyrus R. Vance – che annunciava la chiusura del caso perché la vittima Nafissatou Diallo ha detto troppe bugie – è stata subito interrotta quando la terra ha cominciato a vibrare e tutti sono scappati in strada. «Ho 76 anni e non ho mai sentito niente di simile» dice il cittadino comune Bill Park di Hummelstown in Pennsylvania. Il primo cittadino d’America Barack Obama, in vacanza nell’isola di M artha’s Vineyard lungo la costa del Massachusetts, stava giocando a golf quando il green ai suoi piedi ha impercettibilmente sussultato. M aglia blu e cappellino da baseball, poco dopo il presidente è stato ripreso da una telecamera mentre parlava al telefono, probabilmente con qualcuno a Washington che lo informava dell’emergenza. La preoccupazione maggiore ha riguardato la vecchia centrale nucleare di North Anna, che ha trent’anni e sta a pochi chilometri dall’epicentro: l’hanno spenta per precauzione, con il raffreddamento delle barre radioattive affidato ai generatori, come fa da anni (nel suo piccolo) la gente di Bagdad se vuole un po’ di luce.


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