Cercansi leader, urgentemente

by Sergio Segio | 8 Agosto 2011 18:10

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Ormai è chiaro, questa crisi ha bisogno di veri leader per essere risolta. Ma dove trovarli? Come fare a mettere tutti d’accordo? Nei giorni dell’apocalisse finanziaria queste domande ci mettono di fronte a nuove difficoltà . “Domani sarà  meglio di oggi”, recita un dogma del pensiero democratico. Ma forse le cose non stanno sempre così.

Capitalisti, socialisti e liberali, nonostante i diversi approcci ideologici, sono uniti da un principio comune: l’idea di un progresso lineare della civiltà  umana, la convinzione (raramente enunciata perché raramente contestata) che le cose possano solo migliorare, o quantomeno, anche quando sembra che non sia così, che basti scegliere le politiche corrette per tornare sulla retta via.

Secondo questo principio, ogni peggioramento è visto come una sconfitta, una buona ragione per condannare una classe politica responsabile di aver scelto la strada sbagliata ed eleggerne una nuova nella speranza che il cambiamento sia fruttuoso. La normalità  sarà  ripristinata a breve. Risolveremo il problema. Forse adotteremo una nuova tattica e continueremo la marcia verso il nostro radioso avvenire.

Una sola sentenza ci attende: il declino

Per secoli l’occidente ha applicato questa regola e la maggior parte delle volte ha avuto ragione. Forse funzionerà  anche stavolta. La scienza e la tecnologia continuano a fare passi da gigante. Nei paesi sviluppati l’aspettativa di vita è più alta di quanto non lo sia mai stata. La maggior parte delle persone conduce una vita piacevole.

Ma la ricchezza di un’élite europea, in vacanza mentre tutto va a rotoli, nasconde a mala pena una realtà  inquietante. È possibile che niente riesca a salvarci dalla paralisi: nessun summit del G7 e nessuna telefonata tra i leader mondiali, non un discorso toccante di Barack Obama e nemmeno la brillante calma di David Cameron. In molti continuano a pensare che la crisi finanziaria richieda una serie di risposte politiche complesse in grado di rimettere in sesto l’economia del pianeta e stimolare la crescita. Ma il timore reale è che non ci sia niente da fare, che il giudizio potrà  al massimo essere rinviato ma la sentenza arriverà  comunque e sarà  una sola: il declino.

Cosa ci aspettiamo dai nostri leader politici una volta rientrati dalle vacanze? Che trovino una soluzione al tracollo finanziario, ovvio. Sì, ma in che modo? Aumentando le tasse o abbassandole? Attraverso nuovi provvedimenti d’austerity o incentivando il consumo? Assecondando i mercati o sfidandoli apertamente? Naturalmente, non si riesce a mettersi d’accordo.

Ma c’è di peggio: le possibili soluzioni non sono sostenute convintamente nemmeno da chi le propone. Il mondo soffre di una spaventosa mancanza di idee brillanti, di qualcuno che arrivi e dica “Ehi, ecco come si fa”. Non arriva nessuno, e il silenzio fa sempre più paura. Ieri, i leader dell’eurozona sono tornati a parlare. Oggi potrebbero decidere di comprare qualche bond italiano e magari placare temporaneamente i mercati. Ma tutto ciò non farà  altro che trascinarci verso il prossimo disastro. Vogliamo un governo e abbiamo bisogno di un governo, ma forse sbagliamo a pensare che un governo sarà  sempre in grado di proteggerci.

“Ai migliori manca ogni convinzione”

Naturalmente, non è nell’interesse dei politici promettere agli elettori un futuro peggiore. La democrazia si basa sulla proposta agli elettori di diversi scenari rosei. Quando gli storici esamineranno l’epoca che stiamo vivendo, sottolineeranno soprattutto l’assenza di eroi politici. Nessuno sembra in grado di trasformare il disastro attuale in un sentimento di fiducia nelle possibilità  del futuro.

Nemmeno Obama, che pure resta la personalità  più vicina al modello di leader su cui il mondo può contare. Siamo circondati da politici che si sono autoconvinti che non c’è niente da fare per salvare i loro popoli dalla crisi. Venerdì sera dall’ufficio di Angela Merkel è arrivata una dichiarazione: “La colpa è dei mercati, e quindi sono i mercati che devono riparare”. Questa è la presa di posizione dell’unico paese europeo che disporrebbe delle risorse economiche per combattere la crisi.

Qualcuno dirà  che si tratta di uno scandalo e che le strutture dell’Europa sono ormai a pezzi. È vero. Qualcuno potrebbe dire che i mercati sono crudeli e irresponsabili. Anche questo è vero. Ma il cammino che potrebbe salvarci dal disastro totale è costellato da tappe dolorose e provvedimenti impopolari: aumento delle tasse, taglio alla spesa, impoverimento controllato di popoli abituati a credere in un futuro sempre migliore. Non sorprende che i politici si tirino indietro.

Cinque secoli fa in Europa, cattolici e protestanti lottavano per definire la via verso la salvezza. Entrambe le fazioni pensavano di conoscere le risposte a tutte le domande. Due secoli fa, sulla scia della rivoluzione francese, conservatori e radicali combattevano per il controllo di un futuro che entrambi gli schieramenti credevano di poter rendere migliore.

Nel secolo scorso gli alfieri del libero mercato si scontravano con gli apostoli di Marx e ancora una volta tutti erano sicuri di conoscere il rimedio per ogni male del loro mondo. La crisi che nell’estate 2011 sta sconvolgendo il mondo non è meno spaventosa o pericolosa di quelle precedenti. Ma quello che manca è una leadership, non tanto di persone quanto di idee. Ai migliori, come diceva Yeats, manca ogni convinzione. (Traduzione di Andrea Sparacino)

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Endnotes:

  1. : http://www.presseurop.eu/it/content/author/843711-julian-glover

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/08/cercansi-leader-urgentemente/