by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 6:44
A partire dal 2016 «Se l’Italia non equiparerà immediatamente l’età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico, sarà nuovamente deferita alla Corte di giustizia europea». Era questo l’avvertimento di Bruxelles più o meno un anno fa. A distanza di un anno, pubblico o privato, le donne in Italia andranno tutte in pensione più tardi. Dopo il processo di adeguamento per le dipendenti pubbliche, infatti, tocca ora al privato innalzare l’età pensionabile delle donne.
È questa la novità più importante varata ieri dal governo in tema di previdenza, che di fatto ha anticipato alcune delle scadenze già precedentemente programmate. A fine luglio, con la manovra, era già stato previsto l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne del settore privato. Ma a partire dal 2020.
La novità è invece che l’adeguamento scatterà dal 2016, con quattro anni di anticipo, restando, a quanto pare, molto graduale. Se le condizioni resteranno le stesse precedentemente approvate, si inizierà con un mese in più nel 2016, due mesi nel 2017, tre mesi nel 2018, quattro nel 2019 e così via per ogni anno successivo, fino al 2026. Con un completamento del percorso di avvicinamento ai 65 anni nel 2027, e un ulteriore scalino finale di tre mesi. Un esempio? Una donna nata nel 1970, che quando ha cominciato a lavorare pensava di poter andare in pensione a 60 anni, rischierà oggi di andarci a 67. Sette anni in più tra innalzamento e adeguamenti Istat alle speranze di vita.
L’intervento, secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, dovrebbe portare nel 2012 «un miliardo di risparmi». Ma non solo. Perché per le casse dello Stato quest’operazione significa meno pensioni da erogare — e pagare —, più contributi da ricevere — circa tre miliardi l’anno — e risparmi di volta in volta crescenti. Un effetto stimato intorno ai 3,5 miliardi nel 2015, 4,7 miliardi nel 2018. E che, a regime, potrebbe garantire 13 miliardi di minore spesa pensionistica. La manovra inoltre fa allineare l’Italia ai principali Paesi europei. Come la Francia o la Germania, dove la riforma (tedesca) ha previsto 67 anni per uomini e donne nel 2029.
Il tema delle pensioni ieri ha anche causato degli scontri all’interno della stessa maggioranza, in particolar modo la Lega, che fino all’ultimo ha proseguito una trattativa senza sosta per non toccare le pensioni di anzianità . L’ipotesi circolata a consiglio dei ministri in corso, è stata infatti quella di anticipare la cosiddetta «quota 97». Ossia l’aumento della somma di età contributiva ed età anagrafica, per poter andare in pensione. I lavoratori dipendenti oggi possono andare in pensione a «quota 96», cioè con un minimo di 35 anni di contributi e 61 anni di età . Dal 2013 non sarà più così e il tentativo di ieri, poi fallito, è stato quello di anticipare queste modifiche al 2012. La quadra sarebbe stata raggiunta nel corso dei numerosi contatti tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, per ultimo un faccia a faccia tra i due leader a palazzo Chigi che si è tenuto nel pomeriggio prima della riunione del Consiglio dei ministri.
Corinna De Cesare
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