Cambia il superprelievo 5% sopra i 200 mila euro
ROMA — «La manovra non è blindata, non è il Vangelo: si può cambiare ma rispettando i saldi». Il segretario del Pdl Angelino Alfano dà atto al ministro Giulio Tremonti «di essersi mosso in mezzo a paletti molto stretti», ma prova anche a rassicurare i frondisti, in una tesissima assemblea dei direttivi dei gruppi del Pdl, e a trovare una difficile quadra con la Lega. Intanto la manovra economica procede nel suo iter, tra proposte e controproposte che rendono difficile capire come andrà a finire. Il nodo si scioglierà , o almeno verrà in superficie, lunedì, quando scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti.
Pochi sembrano i punti certi della manovra, al momento, a parte il saldo finale richiesto dall’Europa. Alla riunione serale la questione se innalzare o meno l’età pensionabile, anticipando la riforma della previdenza, sembrava restare ancora in discussione. La Lega Nord oppone un no fermo, ma ancora ieri Fabrizio Cicchitto insisteva, spiegando che «il tema delle pensioni non può restare fuori dal dibattito». Per Maurizio Gasparri «sulle pensioni occorre un confronto con i sindacati riformisti». Più cauto Alfano: «Se la Lega non cede, non possiamo imporci, dobbiamo rispettare le logiche della coalizione».
Il segretario in mattinata era stato al Meeting di Cl, a Rimini, dove aveva fatto professione di ottimismo: «Al termine della manovra, la coalizione fra noi e la Lega uscirà rafforzata e ulteriormente solida, per dare stabilità e riforme al nostro Paese». Ma la sintesi necessaria, per non mettere a rischio le sorti del governo, prevede di superare diversi dubbi rilevanti, pensioni a parte: l’eventuale innalzamento dell’Iva, il ritocco del contributo di solidarietà , l’abolizione parziale o completa delle Province, l’accorpamento dei Comuni, l’estensione della Robin Tax (l’addizionale Ires sulle società che operano nel campo dell’energia).
Cicchitto, insieme a Gasparri, è tra i più decisi sostenitori di un intervento per l’abolizione totale delle Province, e non solo delle 29 in discussione. Anche se i tempi potrebbero allungarsi, visto che si parla di riforma costituzionale. Il capogruppo del Pdl è anche favorevole a un ritocco del contributo di solidarietà . È probabile che alla fine si decida per un unico prelievo del 5 per cento per i redditi sopra i 200 mila euro. Resta sul tappeto anche l’ipotesi di aumentare di un punto l’imposta sul valore aggiunto, che potrebbe portare in cassa tra i 6 e i 7 miliardi l’anno.
Destituita di ogni fondamento, invece, sostiene il sottosegretario all’Economia Luigi Casero, l’ipotesi di un nuovo condono. Tra le misure più discusse e contestate c’è poi la Robin Tax, la tassa sugli utili delle aziende energetiche: per il sottosegretario Stefano Saglia si tratta di un provvedimento doloroso, ma non modificabile. In «via di soluzione», invece, secondo il presidente dell’Anci Osvaldo Napoli, è la questione dell’accorpamento dei piccoli Comuni, che aveva suscitato dubbi e perplessità anche per l’abolizione dei consigli comunali, e quindi delle opposizioni, nelle piccole realtà . Silvio Berlusconi avrebbe chiesto personalmente a Napoli di intervenire «per il mantenimento dei piccoli Comuni».
La riunione di ieri sera è servita anche a fare il punto dell’insofferenza interna del partito. Resta ampio il fronte delle perplessità e Alfano ha il difficile compito di farle rientrare in pochi giorni, trovando una sintesi tra un magma di correnti, gruppi e gruppetti: frondisti, ma anche malpancisti, sudisti, scajoliani, alemanniani, maroniani. Guido Crosetto è intervenuto alla riunione in modo apparentemente conciliante: «Mi pare che molte delle nostre proposte sono anche le vostre». Poi, però, ha criticato duramente una manovra «fatta al 90 per cento dai funzionari e non dal ministro». Contro Tremonti c’è stato anche un duro intervento del senatore Luigi Grillo, secondo il quale non è ammissibile «che ci sia un uomo solo al comando: un solo ministro che si occupa di finanza e di bilancio. Bisogna dividere i due settori e creare una task force».
Tra le proposte arrivate all’ultima ora, c’è anche quella di fissare un tetto massimo agli stipendi dei supermanager e dei funzionari di Stato. Proposta fatta propria da una cinquantina di parlamentari. A intralciare il lavoro della maggioranza arrivano anche i dubbi di costituzionalità sollevati dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che pure ha emesso un parere «non ostativo».
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