Cade il mito del debito Usa L’America declassata
WASHINGTON — Con una decisione senza precedenti, che minaccia di destabilizzare ulteriormente i mercati, la Standard &Poor’s, la principale agenzia di rating americana, ha declassato da tripla A (AAA) a doppia A più (AA+) il credito a lungo termine degli Stati uniti, trasformando così la crisi del debito sovrano da crisi sinora solo europea in crisi globale. In un secco comunicato, l’agenzia ha affermato che a suo giudizio «il piano di consolidamento fiscale del Congresso non contiene ciò che è necessario per contenere il debito a medio termine» , l a m e n t a n d o «l’inefficienza delle istituzioni» di fronte alla crisi. Standard &Poor’s ha anche ammonito che «l’outlook è negativo» , cioè che le prospettive economico-finanziarie americane rimangono inquietanti, e non ha escluso un altro declassamento tra 12-18 mesi «in mancanza di correzioni solide» .
Una bomba e assieme un implicito invito all’America e all’Europa a evitare che il 2011 diventi un anno funesto come il 2008. L’amministrazione Obama ha dapprima cercato di bloccare la misura dell’agenzia, accusandola di un «grave errore di calcolo» , cioè di avere «gonfiato» il debito di 2 mila miliardi di dollari, poi di diminuirne l’impatto tramite rassicuranti dichiarazioni del presidente. «L’accordo al Congresso è un importante passo avanti nella giusta direzione» ha detto Obama, impegnandosi «a incoraggiare repubblicani e democratici a porre ordine nei conti pubblici superando le divergenze politiche» nei prossimi mesi. La Casa Bianca ha anche sottolineato che le altre due grandi agenzie, Moody’s e Fitch, hanno mantenuto la tripla A, un segno di fiducia nella finanza e nell’economia americane. Ma le reazioni del G7 e della Cina hanno sottolineato la gravità della crisi. Il G7 ha subito indetto consultazioni di emergenza e la Cina ha invitato l’America, in quanto suo massimo Paese creditore, «a una rapida soluzione dei problemi di debito strutturali e alla assoluta garanzia degli assets cinesi in dollari» .
Dietro il «troppo poco troppo tardi» di Standard &Poor’s non c’è solo un profondo scetticismo per la classe politica ma anche la crescente paura che l’economia torni in recessione. L’agenzia di rating, che aveva chiesto tagli di 4 mila miliardi di dollari del debito in dieci anni a titolo di «acconto» , ha visto il Congresso approvarne di poco più di 2 mila, senza peraltro individuarli con precisione.
Un compromesso dell’ultimo minuto che ha consentito di rialzare il tetto del debito sovrano di 14.200 miliardi a 16.300 miliardi di dollari per il prossimo biennio, evitando il «default» il 2 scorso, ma che ha lasciato il campo aperto a una guerra tra i democratici, decisi ad aumentare le tasse, e i repubblicani, decisi a ridurre il welfare, nell’anno delle elezioni presidenziali, il 2012. La paura del «double dip» , il doppio bagno recessivo, ha già colpito la Borsa, che ha perso il 10,8%in diec i g i o r n i .
La perdita di affidabilità dell’America agli occhi dei mercati è un pericolo per Obama, il primo presidente così castigato nella storia Usa. Potrebbe comportare il pagamento di interessi più alti da parte dello stato, rischi maggiori per gli investitori in borsa, un calo nell’afflusso dei capitali stranieri e un ulteriore deprezzamento del dollaro.
Il mese scorso, Obama ha dichiarato, a ragione, che l’America «non è il Portogallo né la Grecia» . Ma la sua condizione non è dissimile da quella dei Paesi europei più indebitati, un deficit di bilancio di oltre il 10%e un debito pubblico che si avvia al 100%del prodotto interno lordo.
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