Caccia a Gheddafi, i suoi fedeli a Sirte
ZAWIYA ( Libia)— Alla frontiera di Dehiba adesso ci sono anche le bandiere verdi, nere e rosse con la mezzaluna bianca. Il simbolo della nuova o forse della vecchia Libia. È ancora difficile dirlo, specie in una giornata come questa, con Muammar Gheddafi sempre introvabile nonostante la presa del suo bunker. La « Splendida Porta » , in arabo Bab al Aziziya, è caduta a metà del pomeriggio dopo ore di scontri. I ribelli si sono avvicinati da Ovest e si sono poi fatti strada sparando. Superati diversi sbarramenti gli oppositori, forse appoggiati da consiglieri stranieri, sono entrati nei sotterranei. Una serie di esplosioni, seguita da alte colonne di fumo, hanno rivelato l’intensità dei combattimenti. In molti pensavano che l’assalto si sarebbe Svolta storica Il Paese ha già archiviato il Colonnello.
I monumenti al « libretto verde » sono stati frantumati concluso con la cattura della « preda » . E il ritrovamento di alcuni cadaveri ha illuso i ribelli. Invece erano dei miliziani. Non c’era la Guida né i figli. Nella notte una radio di Tripoli, controllata dal suo secondogenito, ha trasmesso un nuovomessaggio del Colonnello, che ha definito la ritirata dalla sua caserma una « mossa tattica » . E s’è detto pronto al « martirio » pur di vincere la guerra. I ribelli si sono accaniti sui simboli. Imitando gli oppositori di Saddam Hussein, hanno decapitato una statua del Colonnello. Altri si sono arrampicati sul famoso « pugno » , il monumento che ricordava il raid americano dell’ 86. Altri ancora si sono dedicati al saccheggio. Un guerrigliero ostentava una pistola placcata d’oro trovata nel rifugio. E poi esultanza espressa con raffiche di mitra per aria ma con l’occhio sempre vigile per timore dei cecchini. La conquista del « castello » ha un valore storico e darà coraggio agli insorti. Sembrava inespugnabile, invece ci sono riusciti. Ma la partita rimane aperta. Con pragmatismo, il capo del Consiglio, Mustafa Abdel Jalil, avverte: « Presto per dire che tutto sia finito » .
Sembrano non pensarla così lungo lo scorbutico corridoio che si apre subito dopo le montagne e che porta fino alla cittadina di Zawiya. Il Paese ha già archiviato il Colonnello. I monumenti al « libretto verde » sono stati frantumati. Ma a Tripoli si combatte ancora. A sud della capitale le linee telefoniche e Internet sono tagliati. Ma c’è Al Jazeera e la gente sa, segue. Ha visto Saif al Islam, il successore designato ( ma ormai in un’altra vita), riapparire ancora più spavaldo, davanti ai giornalisti stranieri barricati all’hotel Rixos, una delle ultime trincee del regime. « Sono qui per smentire le menzogne sul mio arresto. All’inferno il tribunale internazionale » , ha detto sorridendo il giovane cosmopolita, laureato ( a pagamento) a Oxford. Azzerati, dunque, gli annunci trionfalistici dei ribelli che nella notte avevano sbandierato la cattura di Saif come il ( penultimo) passo verso la vittoria finale. Davvero strana questa sua ricomparsa. Come ha fatto a scappare? Ha pagato i carcerieri? Un portavoce ha scaricato la colpa sui « giovani inesperti » a guardia del prigioniero. La fuga di Saif segue quella ancora più strana del fratello Mohammed che si trovava agli arresti domiciliari a Tripoli. Il mistero dei figli non è nulla rispetto a quello del padre. L’opposizione sostiene che sarebbe « a Tripoli o nei dintorni » .
Magari in un ospedale. Un ex ambasciatore ha raccontato una strana storia: « Lo avevano preso con i figli ed è scappato » . La Nato afferma di non avere informazioni. E in ogni caso gli 007 non verrebbero certo a dirlo. Si fanno tante ipotesi. Un ingegnere irlandese che ha lavorato nel bunker ha parlato di un tunnel che dalla caserma porterebbe ad una base aerea. Altri sono convinti che sia a Sirte, la sua città natale dove stanno ripiegando le unità di fedelissimi o nell’oasi di Sebha. O ancora, nell’ambasciata del Venezuela oppure su un battello. Sta di fatto che, almeno ieri, il barometro della guerra è tornato a segnar incertezza. I governi americano e francese ora dicono che le forze del regime non sono ancora fuori gioco. Gli aerei della Nato hanno ripreso a sorvolare la città . I ribelli hanno offerto una soluzione negoziata a Sirte che ha risposto con un triplice lancio di missili Scud. Ma a cento chilometri di distanza ogni notizia viene filtrata alla luce di quello che è successo finora. E si riparte dalla conquista di Bab al Aziziya. Solo sei mesi fa pareva impossibile immaginare tutto questo.
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