Bossi: «Francia e Germania vogliono le banche italiane»

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PONTE DI LEGNO (Brescia) — Mai così preoccupato. Mai così oppresso dal senso di responsabilità . Coloro che hanno trascorso la notte tra sabato e domenica con Umberto Bossi, concordano tutti. E gli attribuiscono soprattutto due frasi. Ricorrenti, ripetute, angosciate. La prima: «Ci possiamo trovare nella povertà  più assoluta dalla sera alla mattina». La seconda: «Bisogna guardare fuori dalla finestra… ». Non limitarsi, cioè, all’orto ristretto dello scenario nazionale. Perché «là  fuori» c’è chi trama «contro di noi».
La Lega vive giornate di grande tensione. E forse non è un caso che ieri il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, abbia rilasciato dichiarazioni piuttosto dure sulla missione in Libia: «A settembre non si rivota più niente. Per noi l’argomento Libia è chiuso». E abbia liquidato come «dispute da pollaio» la discussioni su un’eventuale ricandidatura di Berlusconi: «Berlusconi è il premier. Ma prima o poi si andrà  al voto e si decideranno prima i programmi, le alleanze e quindi il candidato presidente. Ovviamente sono scelte che prenderà  Bossi».
Lui, Bossi, riferisce chi lo ha ascoltato l’altra sera in Trentino, è convinto che sia in corso un vero e proprio complotto internazionale contro l’Italia. Il primo nemico è magari un po’ generico: la massoneria. Secondo il leader padano, dietro ai recenti sconvolgimenti ci sarebbe appunto la «massoneria internazionale che vuole mettere le mani sui soldi della gente». Il piano sarebbe quello di «far perdere di valore le nostre banche, in modo che se le possano comprare facilmente Francia e Germania». I cui istituti di credito, peraltro, «dietro hanno lo Stato, e per loro è più facile». Il fatto è, continua Bossi, che se un Paese «non ha più banche, è un Paese finito. Non può più decidere su che cosa puntare e su che cosa lasciare. Decidono da fuori quello che un Paese può fare e quello che non può fare».
La Lega, spiega Umberto Bossi, ha cercato di resistere ai diktat che vengono «da fuori». In questo caso, soprattutto dalla Bce che «voleva che noi tagliassimo le pensioni». Spalleggiata peraltro «dalla Banca d’Italia». Il capo padano ripete nella notte quello che aveva già  detto ai militanti che hanno partecipato al comizio sul Monte Baldo, in Trentino: «Eravamo in Consiglio dei ministri, all’inizio. È arrivata la telefonata di Bankitalia che ha chiesto di tagliare le pensioni. Io allora ho preso Brunetta e gli ho dato uno spintone: “Attento che ti faccio un manifesto, dico a tutti che vuoi tagliare le pensioni. Così ci penserai. Altrimenti, vedrai quanti voti prenderai”».
Ma ci sarebbe anche, secondo Bossi, un disegno diverso. Parallelo, ma del tutto separato e tutto nazionale. L’ormai celebre lettera riservata della Bce al governo italiano, che nel racconto di Bossi diventa semplicemente «la lettera di Mario Draghi» sarebbe infatti nient’altro che l’atto più esplicito di un’operazione volta a far «saltare il governo facendo saltare l’economia». Protagonisti dell’operazione, oltre a Bankitalia, anche il Pd e addirittura, riferiscono i presenti, Giorgio Napolitano in persona. Sono ormai alcuni mesi, del resto, che l’esplicito e ripetuto omaggio al capo dello Stato da parte di Umberto Bossi, sembra essere stato in qualche modo derubricato. Ridotto al formale rispetto nei confronti «dell’uomo che firma le leggi».
Ma, in realtà , Umberto Bossi sembra assai più preoccupato dalla «globalizzazione che piaceva alla sinistra» che non dal presunto complotto domestico. Passa infatti la notte a raccontare aneddoti sul declino del sistema produttivo italiano: «Verona era la capitale delle macchine per tagliare il marmo. Poi, abbiamo spiegato come farle ai cinesi, e adesso sono loro che ci mandano il loro marmo già  tagliato». Bossi conclude la sua lunga notte rispondendo, una volta di più, ai militanti che gli chiedono di lasciare Berlusconi: «Eh, ma lui ha ancora tanti voti…».


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