Borse a picco, bruciati 300 miliardi

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MILANO — Timori per una imminente recessione globale, dati macroeconomici negativi provenienti dagli Usa, difficoltà  crescenti per le banche europee di accedere al credito interbancario per alimentare la liquidità : questi elementi sono stati ieri il combustibile che ha infiammato i listini in Europa e negli Stati Uniti, in un’altra giornata di perdite molto intense, fino a 300 miliardi bruciati in Europa. Milano (che ha mandato in fumo oltre 22 miliardi) è stata la peggiore con una chiusura a -6,15%, seguita da Francoforte (-5,82%), Parigi (-5,48%), Madrid (-4,70) e Londra (-4,49%).
I titoli bancari hanno subito i danni maggiori, ma non sono stati i soli. Intesa Sanpaolo ha perso il 9,26% a 1,196 euro, Unicredit il 7,41% a 0,9556 euro, il Banco Popolare il 7,69%e Mps il 6,13%, mentre fra le banche europee Société Générale ha perso il 12,3% e Credit Agricole il 7,89%, Commerzbank il 10,42%, Deutsche Bank il 7,02% e Barclays l’11,47%. A incidere sono state le rinnovate preoccupazioni per lo stato di salute delle banche, dopo che un istituto europeo (sembra tedesco) ha chiesto alla Bce 500 milioni di dollari all’1,1%, molto più alto del tasso interbancario: una mossa letta come minore fiducia sulla solvibilità  delle banche stesse. Per di più ieri dagli Usa è rimbalzata la notizia del Wall Street Journal secondo cui la Fed di New York sta monitorando la liquidità  di alcune banche europee in Usa. Ma bersagliati sono stati anche i titoli industriali, che pure avevano resistito meglio finora: Fiat e Fiat Industrial hanno perso l’11,8% e il 13,3% Pirelli il 9,1%, Impregilo l’8,6%.
In serata anche Wall Street ha registrato un calo significativo, con il Dow Jones a -3,68% e il Nasdaq a -5,22%, sull’onda dei dati macroeconomici che indicano una prossima discesa verso la recessione, nonostante il presidente Barack Obama ieri abbia rassicurato di «non credere che ci sia il rischio di una nuova recessione». I mercati hanno scontato invece le varie notizie negative della giornata, le hanno assemblate e ne hanno tratto un quadro non rassicurante, soprattutto a fronte di una mancanza di linea politica chiara sugli interventi da prendere, oscillante fra sostegno alla crescita attraverso la leva fiscale e la necessità  di rigore nei conti pubblici, che rischia di provocare recessione.
È questa per esempio una delle letture offerte da Morgan Stanley per abbassare le stime di crescita globale sul Pil, visto per il 2011 a +3,9% (era al +4,2%) e per il 2012 al 3,8% (era al 4,5%). Circa l’Eurozona, il Pil scenderà  a +1,7% quest’anno (era atteso il 2%), e a un anemico 0,5% nel 2012 (dal precedente 1,2%). Per l’Italia le attese sono di una crescita di appena lo 0,7% per 2011 e di una contrazione dello 0,3% per l’anno successivo, in uno scenario di stabilizzazione del debito sovrano. Ieri per le turbolenze sui mercati lo spread fra i Btp decennali e i Bund tedeschi è risalito fino a toccare i 292 punti base per poi fermarsi a 283. Dall’America i segnali negativi sono stati l’aumento a 408 mila delle richieste di sussidi per la disoccupazione e l’inatteso calo nella vendita di case esistenti, -3,5%, e l’indice manufatturiero della Fed di Philadelphia crollato ai minimi del 2009. Anche questo dato ha fatto ripiegare verso i titoli di Stato Usa, per la prima volta dai tempi della Grande Depressione scesi sotto il rendimento minimo di 1,978%, per poi risalire al 2,002%.


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