Binasco: i rapporti con i politici milanesi e le azioni Serravalle

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MILANO— «Adesso racconto la mia verità » . Perché secondo Bruno Binasco, storico uomo di fiducia di Marcellino Gavio, consigliere di amministrazione della Milano Serravalle, inquisito ai tempi di Mani Pulite per finanziamento illecito ai partiti e pochi giorni fa indagato nell’ambito di un’inchiesta che lega il suo nome a quello di Filippo Penati per un pagamento di due milioni di euro al grande accusatore di Penati, Pietro Di Caterina, secondo Binasco «qualcuno sta raccontando le cose a modo suo, dimenticando alcuni passaggi basilari» .
Premessa: Binasco, nato a Tortona «dove ho incontrato Gavio per caso e abbiamo lavorato bene insieme per 40 anni» , oggi è presidente della Sias, società  del gruppo Gavio, presidente di Aurelia, la holding di famiglia, e amministratore delegato di Argo, che invece è la sub-holding. Malgrado inchieste, condanne e carcere, non ha mai lasciato la scena «perché mi piace il mio lavoro e i risultati si vedono dai nostri bilanci» .
In tutti questi anni «ho conosciuto molti, moltissimi politici» . Dottor Binasco, fra i tutti c’è anche Filippo Penati? «Certamente» . E anche Pier Luigi Bersani, che dalle intercettazioni risulta avere messo in contatto Gavio con Penati? «Quando dico tutti, intendo tutti. Se ascoltassero le mie telefonate degli ultimi giorni se ne renderebbero conto. Ma di queste vicende non parlo, perché c’è un’indagine in corso» .
Parliamo del gruppo Gavio e di Serravalle, allora. Chi non starebbe raccontando le cose come stanno? «L’ex sindaco Gabriele Albertini» . La sua ricostruzione dei fatti del 2004-2005 non è corretta? «Noi eravamo il socio privato della Milano Serravalle e tra il 2003 e il 2004 ci sono state continue modifiche dello statuto per quanto riguarda le possibilità  di acquisto delle azioni. Quella del 21 dicembre del 2004 è firmata anche da Giorgio Goggi, che allora rappresentava il Comune, e di fatto liberalizza la società , dandole finalmente dal mio punto di vista di imprenditore valore totale» . Albertini voleva evitare la vostra scalata all’azienda. Legittimo, no? «Certamente. Ma se lo statuto, votato da tutti i soci, mi consente di rastrellare azioni perché non dovrei farlo?» .
 Lei però nel 2003 acquista a circa 4 euro ad azione e nel 2005 rivende, a Penati, a quasi 9 euro. Un bel ricavo di 179 milioni: perché Albertini non avrebbe dovuto denunciare questo fatto? «Intanto, i ricavi sono diversi visto che non si calcolano le imposte pagate. E poi Albertini dice che in questo modo il 18 per cento di azioni del Comune ha perso valore. Ma dimentica di raccontare che il nostro gruppo, sei mesi dopo aver venduto, il 10 marzo 2006 scrive al Comune offrendo 8 euro ad azione per tutte le azioni. Albertini risponde che è interessato, prende tempo perché deve indire una gara» . E poi? «E poi più nulla. Ma forse questo particolare sfugge anche all’assessore Tabacci» .
Cosa c’entra Tabacci? «Tabacci è un amico, lo conosco da quando era presidente della Cisa. Ma continua a dire che “per colpa di Penati”le sue azioni di Milano Serravalle non valgono nulla: lo sa che nel 2006 Albertini ha rinunciato a 256 milioni di euro?» .
Scusi, dottor Binasco. Ma perché lei vende le azioni a Penati e sei mesi dopo vuole ricomprarle da Albertini? «Perché nel 2006 avevamo ancora il 13 per cento e con il 18 del Comune, nel caso in cui la società  fosse andata in Borsa, saremmo stati esenti dal limite di Opa» .
Sul valore delle azioni, però, c’era una stima proprio in vista della quotazione: Lazard fissava la forbice fra il 4,9 e il 5,6, lei ha venduto a quasi 9. «Le quotazioni le fa il mercato non l’advisor e comunque di questa perizia non ho mai saputo nulla. Ricordo che nel 2005 avevamo offerto 7,50 euro per azione alla Camera di Commercio: quello era il mercato in quel momento» . Oggi acquisterebbe ancora il 18 per cento del Comune? «Sicuramente non alle cifre del 2006» .
Dottor Binasco, lei è nel cda di Milano Serravalle: non è singolare che gran parte delle commesse vengano affidate a società  del suo gruppo? «Per ogni commessa ci sono gare: più regolare di così..» .
Ma non sono gare affollate, perché ormai si dà  per scontato che vinca il gruppo Gavio. «Questo non è vero» .
 Lei però conosce tutti in società . Dall’ultima segretaria al primo dei dirigenti. «E nessuno può dire di avere mai subito pressioni da me» . Il vostro gruppo ha un contenzioso con la Serravalle: non è paradossale? «Io sono un imprenditore e difendo i miei interessi» . Albertini, da sindaco, difendeva quelli dell’ente pubblico, non crede? «Albertini ha avuto anche una denuncia dal nostro gruppo, che ha risolto chiedendo e ottenendo l’immunità  dall’europarlamento. Si faccia un esame di coscienza» .


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