Bersani attacca: inadeguata e iniqua

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ROMA – Napolitano aspetta il decreto. Stamane, subito dopo aver ricevuto il testo da Palazzo Chigi, gli uffici del Quirinale cominceranno l’esame del provvedimento. Il capo dello Stato – che anche ieri ha ricordato a tutte le parti il dovere di «fare presto» per fare fronte ai «gravi rischi» che corre il nostro paese e chiamato ad un «confronto aperto a tutti» dopo l’approvazione – intende perciò emanare il provvedimento il prima possibile. Forse anche nella stessa giornata di oggi. Anche se, dopo l’ondata politica che si è sollevata appena noto il testo, l’esame dovrà  essere particolarmente attento. Il Pd spara a zero, con Bersani: «E’ a carico dei ceti popolari e dei ceti medi, così com’è non è in grado di rispondere al problema». Insomma «una manovra ancora più iniqua e inadeguata». Di Pietro, a sorpresa, invece apre: «Luci e ombre, ma faremo la nostra parte in Parlamento per correggere le cose che non vanno». Gli risponde il futurista Briguglio, «macchè: sono solo ombre con qualche specchietto per le allodole». Altrettanto a sorpresa invece il Terzo Polo, che si era detto pronto a votare le misure del governo, boccia il risultato uscito da Palazzo Chigi: una manovra «non strutturale, piena di tasse e che colpisce la famiglia» dice Gianluca Galletti, capogruppo vicario dell’Udc alla Camera. E Linda Lanzillotta, dell’Api: «Si rischiano effetti recessivi ma saremo responsabili». Duro anche il giudizio del Fli: «Porta solo più tasse e meno servizi», protesta Italo Bocchino.
La reazione negativa di Bersani, «e parlo da cittadino prima ancora che da segretario del Pd», ruota soprattutto sul fatto che tutta la manovra «si scarica sulle detrazioni fiscali dell’Iperf, e colpisce appunto i ceti più deboli. Al contrario, non c’è nulla sull’Iva, sugli immobili. Nulla sulla crescita». Si riserva di vedere le carte, il testo definitivo, «ma se come temo non ci convincerà  – conclude il leader pd – saremo noi a presentare le proposte difficili che questo governo non ha avuto il coraggio di annunciare». Meno duro invece il giudizio di Antonio Di Pietro, che pure aveva attaccato frontalmente Tremonti ancora due giorni fa alla Camera. Spiega di considerare positivo l’accoglimento di parte delle proposte dell’Idv, come quella di ridurre le province, diminuire il numero di consiglieri regionali, aumentare al 20% le rendite finanziarie, e di prevedere che i privati che hanno redditi alti diano un contributo di solidarietà . «Rimane inaccettabile invece – obietta il leader dell’Idv – la riduzione del trasferimento agli enti locali e quella gravissima apportata alla spesa sociale». Ma ci sono anche forti mal di pancia all’interno della maggioranza. Minaccia di votare contro il sottosegretario Miccichè, leader di Forza del Sud, se «qualche furbetto tenta ancora una volta di tagliare gli incentivi al fotovoltaico».


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