by Sergio Segio | 11 Agosto 2011 7:27
Le parole sono misurate e felpate, ma l’occasione e il pulpito solenni: l’omelia per la festa di san Lorenzo – ucciso dai romani perché «rifiutò di consegnare i beni della Chiesa» all’imperatore Valeriano, ci tiene a puntualizzare subito il presidente della Cei – pronunciata ieri nella cattedrale di Genova, città di cui Bagnasco è arcivescovo. C’è il richiamo alla moralità per la classe politica, ma in nome dei valori cattolici perché, dice il presidente della Cei, «è nella dimensione religiosa che l’uomo può trovare di fatto il fondamento ultimo dei riferimenti etici universali. Senza una radice trascendente, dove possono poggiare le leggi morali che illuminano l’agire dei singoli, delle istituzioni e della società ?» Insomma sono le gerarchie ecclesiastiche, depositarie delle verità di fede, a dover indicare la direzione, anche alla politica. «I cristiani – prosegue – hanno un apporto originale e necessario da portare alla vita sociale e politica: essi hanno l’onore e l’onere di ricordare a tutti chi è l’uomo, quali sono i suoi principi costitutivi, la necessità dell’etica, il suo fondamento trascendente, la via aurea dell’autentica giustizia e del bene comune».
Ma non basta «ricordare», occorre anche guidare. Serve allora il partito cattolico. Il patrimonio di valori ed esperienze dei cattolici «non può essere dilapidato da nessuno, né dissolto per ignavia o per utopistiche sintesi e contaminazioni», continua Bagnasco, forse pensando a quelli che militano a sinistra. «Le molteplici aggregazioni laicali cattoliche o ispirate cristianamente, le parrocchie e molte altre realtà , sono un popolo sempre più attento alla vita sociale e politica, anche se nell’agone pubblico vengono a volte liquidate come minoranze sparute e smarrite. Ma così non è e non sarà », la conclusione profetica, o minacciosa, dell’omelia del presidente della Cei che, non a caso, è intitolata «la sana laicità ». Una formula inventata da papa Ratzinger quando nell’estate del 2005, da poco eletto al soglio pontificio, si recò in visita al Quirinale e avvertì l’allora presidente Ciampi che la laicità gradita al Vaticano doveva essere «sana», ossia doveva tener conto dei valori cattolici, per l’occasione ridotti a tre: difesa della vita dal concepimento alla morte, famiglia fondata sul matrimonio, scuola cattolica.
L’affondo di Bagnasco non è né isolato né estemporaneo, ma si colloca all’interno di un percorso che, subito dopo la sconfitta di Berlusconi alle amministrative di maggio, vede impegnati Vaticano, con il segretario di Stato Bertone, e Cei – in concorrenza fra loro – ad animare la riaggregazione di un soggetto politico centrista e cattolico che possa guidare o perlomeno orientare un centrodestra post-berlusconiano.
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by Sergio Segio | 11 Agosto 2011 7:27
Le parole sono misurate e felpate, ma l’occasione e il pulpito solenni: l’omelia per la festa di san Lorenzo – ucciso dai romani perché «rifiutò di consegnare i beni della Chiesa» all’imperatore Valeriano, ci tiene a puntualizzare subito il presidente della Cei – pronunciata ieri nella cattedrale di Genova, città di cui Bagnasco è arcivescovo. C’è il richiamo alla moralità per la classe politica, ma in nome dei valori cattolici perché, dice il presidente della Cei, «è nella dimensione religiosa che l’uomo può trovare di fatto il fondamento ultimo dei riferimenti etici universali. Senza una radice trascendente, dove possono poggiare le leggi morali che illuminano l’agire dei singoli, delle istituzioni e della società ?» Insomma sono le gerarchie ecclesiastiche, depositarie delle verità di fede, a dover indicare la direzione, anche alla politica. «I cristiani – prosegue – hanno un apporto originale e necessario da portare alla vita sociale e politica: essi hanno l’onore e l’onere di ricordare a tutti chi è l’uomo, quali sono i suoi principi costitutivi, la necessità dell’etica, il suo fondamento trascendente, la via aurea dell’autentica giustizia e del bene comune».
Ma non basta «ricordare», occorre anche guidare. Serve allora il partito cattolico. Il patrimonio di valori ed esperienze dei cattolici «non può essere dilapidato da nessuno, né dissolto per ignavia o per utopistiche sintesi e contaminazioni», continua Bagnasco, forse pensando a quelli che militano a sinistra. «Le molteplici aggregazioni laicali cattoliche o ispirate cristianamente, le parrocchie e molte altre realtà , sono un popolo sempre più attento alla vita sociale e politica, anche se nell’agone pubblico vengono a volte liquidate come minoranze sparute e smarrite. Ma così non è e non sarà », la conclusione profetica, o minacciosa, dell’omelia del presidente della Cei che, non a caso, è intitolata «la sana laicità ». Una formula inventata da papa Ratzinger quando nell’estate del 2005, da poco eletto al soglio pontificio, si recò in visita al Quirinale e avvertì l’allora presidente Ciampi che la laicità gradita al Vaticano doveva essere «sana», ossia doveva tener conto dei valori cattolici, per l’occasione ridotti a tre: difesa della vita dal concepimento alla morte, famiglia fondata sul matrimonio, scuola cattolica.
L’affondo di Bagnasco non è né isolato né estemporaneo, ma si colloca all’interno di un percorso che, subito dopo la sconfitta di Berlusconi alle amministrative di maggio, vede impegnati Vaticano, con il segretario di Stato Bertone, e Cei – in concorrenza fra loro – ad animare la riaggregazione di un soggetto politico centrista e cattolico che possa guidare o perlomeno orientare un centrodestra post-berlusconiano.
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