Azioni, fondi e titoli di Stato manuale per i risparmiatori nei mercati al tempo della crisi

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MILANO – Una tempesta finanziaria che si è abbattuta sui mercati in maniera quanto mai repentina e, per certi versi, inaspettata. E che ha messo in crisi le scelte dei risparmiatori. Anche dei più avveduti, quelli che erano riusciti a limitare i danni dopo il crollo di tre anni fa, in seguito alla scoppio della bolla immobiliare. Così, ancora una volta, chi ha soldi da parte e vorrebbe investirli senza ricorrere alla tentazione del “materasso” si trova a dover rispondere alla domanda più difficile: dove metterli?
Anche perché, come si vede dalle tabelle riportare in queste pagine, in momenti di grande nervosismo vince solo chi ha saputo fare per tempo la scelta giusta. A parte chi ha seguito la via del bene rifugio per eccellenza e ha investito parte dei propri risparmi puntando sull’oro, per tutti gli altri i risultati dipendono non solo dal tipo di prodotto, ma anche dal momento di ingresso sul mercato.
La scelta più prudente è stata quella dell’approdo ai titoli di Stato. Un’operazione che non regala brividi speculativi, ma mette al sicuro da qualsiasi sorpresa. Chi avesse investito diecimila euro in Bot un anno fa avrebbe portato a casa 137 euro in più. Un po’ meglio per chi avesse scelto questa opzione tre mesi fa: in questo caso gli euro di guadagno sarebbero già  104. Ma per i Bot è tutto semplice: la differenza la dà  l’interesse corrisposto. Un po’ più complesso è il discorso per i Btp: questi titoli possono essere comprati e rivenduti anche prima della scadenza. E in questo caso si può andare incontro a perdite. Prendiamo il Buono poliennale scadenza febbraio 2020: chi lo avesse comprato un anno fa avrebbe speso 106,64 mentre ora ne vale 99. Una perdita teorica del 6,6%. Però, fino a quando non si vende, non si perde e se si arriva alla fine del periodo si ottiene il prezzo di rimborso pieno; e, nel frattempo, si incassano le cedole. Nel caso concreto, il Btp in questione ha un tasso lordo del 4,5 per cento.
Molto meglio è andato chi si è rifugiato nell’oro. Ormai non è più necessario comprarsi il lingottino. Ci sono sul mercato prodotti finanziari adatti allo scopo e alla portata di tutti. Ai prezzi di ieri, chi avesse optato per il più nobile dei metalli un anno fa investendo i soliti diecimila euro ora ne avrebbe 15mila, mentre sono 12.400 per chi fosse entrato anche solo tre mesi fa.
Diventa tutto più aleatorio con le azioni. Sia per chi ha investito in singoli titoli, sia in fondi di investimento. Il crollo non ha risparmiato nessuno. È ancora in guadagno chi fosse entrato un anno fa in Borsa scegliendo con oculatezza società  dai buoni fondamentali e che fatturano il più possibile fuori dall’Italia. Ma tutti coloro che hanno investito in Borsa solo a partire da tre mesi a questa parte perdono qualsiasi titolo abbiano scelto.
Ma come deve comportarsi, allora, l’investitore nei prossimi mesi? La maggioranza degli operatori consiglia la “fuga” dall’euro. E dal dollaro. Almeno per provare a difendere i propri investimenti in attesa che si calmino le acque visto che gli analisti sono convinti che i mercati non si comportino razionalmente. Al punto che le performance negative dei fondi azionari italiani si potrebbero giustificare solo di fronte a una vera recessione: -21,18% il rendimento negli ultimi tre mesi. Appena meglio l’Eurozona: -17,86%.
«Difficile investire oggi, bisogna puntare sulla liquidità  anche se con bassi rendimenti», sostiene Angelo Drusiani, responsabile gestione di Albertini Syz. «Meglio fare attenzione al dollaro perché l’impressione che i valori vengano mantenuti bassi per aiutare l’export e quindi spingere l’economia, ma questo è rischioso per gli investitori». Meglio puntare su fondi obbligazionari, magari con maggior esposizione verso le società  internazionali: «In Europa i bond soffrono perché ad emetterli sono soprattutto le banche – spiega ancora Drusiani – e in questa fase gli istituti di credito sono i più penalizzati. Fuori dalla zona euro».
Anche perché la situazione dell’economia reale non è così drammatica: «La decisione di abbassare il rating sul debito americano non vuol certo dire che gli Stati Uniti rischino il fallimento», è il parere di Giulio Casuccio, responsabile Gestioni quantitative e ricerca di Fondaco Sgr. «Anzi i titoli di Stato americani sono una buona opportunità  d’investimento anche perché non ci sono altri Paesi in grado di assorbire tutta la liquidità  messa in circolo dalle economie emergenti».


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