Arriva dottor Skype cure, diagnosi e consulti navigano sullo smartphone

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Guardare il proprio medico negli occhi mentre spiega la diagnosi, fargli vedere i risultati degli esami e magari quella macchia spuntata sulla spalla. Il tutto senza muoversi da casa ma fissando lo schermo di un computer o di uno smartphone. L’Inghilterra vuole disegnare una nuova frontiera per la telemedicina: i dottori comunicheranno con i pazienti attraverso Skype. Il progetto è stato illustrato al Times da Bruce Keogh, il direttore dell’Nhs (il Servizio sanitario nazionale): «Aprirebbe le porte a un servizio 24 ore su 24, sette giorni su sette. Inoltre abbatterebbe le barriere geografiche con cui molti pazienti devono fare i conti». Il programma gratuito per le chiamate video più noto al mondo diventerebbe la chiave per un nuovo sistema di assistenza. Le associazioni dei malati inglesi hanno storto un po’ la bocca, ammettendo la nuova modalità  solo in certi casi, soprattutto puntualizzando che non bisogna ridurre il tempo che i medici dedicano ai pazienti.
Il presidente della Società  italiana di telemedicina è Gianfranco Gensini, preside di Medicina a Firenze. L’idea di usare Skype non gli sembra campata in aria. «Se serve a dare un’occasione in più di contatto con il medico, ben venga – dice – Non dobbiamo pensare solo alla visita nello studio del dottore di famiglia ma a tutte quelle persone che hanno rapporti continui con il loro medico ad esempio perché devono fare una terapia anticoagulante orale. Il professionista in quei casi deve valutare come sta andando il trattamento farmacologico ma anche tranquillizzare il malato. E per questo Skype può servire. La telemedicina potrebbe far pensare a una spersonalizzazione della medicina ma in realtà  può dare un grande supporto a chi sta male».
In Italia l’uso dell’informatica nel sistema sanitario funziona a macchia di leopardo. Una Asl attiva un progetto importante per assistere a casa grazie alla Rete chi ha lo scompenso cardiaco, quella accanto costringe gli anziani malati a fare la coda agli ambulatori per un banale controllo. «L’interesse sta crescendo ma non si investe ancora abbastanza. Non raggiungiamo i livelli dei paesi di riferimento in Europa, come Danimarca, Svezia e Inghilterra». A parlare è Marco Paparella dell’osservatorio Ict (che sta per Information e communication technology) in sanità  del Politecnico di Milano dove di recente hanno realizzato uno studio nazionale. È stata presa in considerazione la telemedicina ma anche, tra l’altro, la gestione informatica delle cartelle cliniche o della distribuzione farmaceutica. A investire in tecnologie sono soprattutto le Regioni del nord.
Dello stato della telemedicina nel nostro paese parla sempre Gensini: «Molti progetti in corso riguardano diabete e scompenso. Ci sono Asl dove i medici sono in grado di valutare a distanza peso, elettrocardiogramma, frequenza cardiaca dei pazienti. Purtroppo in Italia, a fronte di tante sperimentazioni, non ci sono molti progetti organici di utilizzo di queste tecnologie. La Regione più avanti in questo campo è la Lombardia». Anche in Emilia Romagna, come in altre regioni del centro nord, ci sono progetti di telemedicina attivi. L’assessore alla salute Carlo Lusenti crede nelle pontenzialità  della tecnologia. «È un grandissimo supporto per i sistemi di cura, uno strumento che non può sostituire il rapporto diretto tra paziente e chi lo assiste, medico o infermiere, ma che può essere di grandissimo aiuto per l’assistenza».


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